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Il neo vescovo eletto di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro

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MILETO – «Sorelle e Fratelli carissimi, in questi giorni mi sto facendo guidare solo dalla preghiera e dalla Parola di Dio, perché dopo aver ricevuto da Papa Francesco la chiamata a presiedere la cura pastorale della Chiesa che è in Mileto–Nicotera–Tropea, sono stato sopraffatto dallo stupore e dalla gioia».

Esordisce con queste parole il vescovo eletto di Mileto, don Attilio Nostro, nel suo primo messaggio alla diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea letto nella cattedrale della città normanna nel giorno dell’annuncio della sua elezione da parte del pontefice Francesco (LEGGI)

Il nuovo vescovo ha espresso: «Gratitudine filiale verso il Vicario di Cristo che ha desiderato donarvi un Vescovo scegliendolo tra i suoi Parroci di Roma, come segno ulteriore di comunione e paterna sollecitudine. Mi sono affidato alle preghiere di Sua Santità, perché la Grazia di Dio mi aiuti a compiere con responsabilità e spirito di servizio la guida di questa nostra Chiesa particolare».

Rispetto alla diocesi ha poi aggiunto che «questa realtà diocesana, per la sua splendida cornice geografica e per l’enorme ricchezza storico-culturale, gode dell’ammirazione di tutto il mondo. Ma come vostro pastore, l’aspetto che più mi sta a cuore è sottolineare la bellezza della sua tradizione ecclesiale passata e presente, segno di una fede matura ed eccezionalmente viva, come nel caso di Don Francesco Mottola e di mamma Natuzza Evolo. Un’ulteriore traccia della vivacità dello Spirito Santo sono le tante vocazioni al sacerdozio: voi seminaristi siete il futuro e la speranza della nostra Diocesi! Con la mia vicinanza e la mia preghiera mi auguro di sapervi accompagnare verso un autentico cammino di discernimento e di crescita».

Le parole del neo vescovo sono molto appassionate e di apprezzamento per i suoi futuri fedeli: «Sono cosciente – scrive – che il Signore mi sta innestando nella pianta di un territorio formato da gente laboriosa e dignitosa ma troppo spesso costretta a misurarsi con un tessuto sociale umiliato dalla piaga della disoccupazione che rende ancora più difficile il futuro di tante giovani famiglie costrette al doloroso distacco dell’emigrazione».

Un destino comune al nuovo vescovo che «36 anni fa condusse i miei passi da Palmi verso la città di Roma. Oggi è il Vescovo di Roma che mi chiede di ritornare nella mia terra natìa, verso una famiglia nuova per la quale sono chiamato a essere pastore, padre e sposo. Non può esserci però uno sposo senza una Sposa, non può esserci matrimonio senza relazione personale, dialogo, affetto e stima sinceri… Ecco perché indirizzo a voi questa mia lettera; vi chiedo fin da ora di accogliermi e insegnarmi ad amarvi di vero cuore perché è questo ciò che desidero: amarvi come Cristo Buon Pastore e Sposo che ama, nutre, protegge e cura tutte le sue pecorelle».

Dopo aver ringraziato l’amministratore apostolico Francesco Oliva «per il paziente e infaticabile lavoro di ascolto e dialogo: in breve tempo ha aperto prospettive di speranza che io devo continuare a percorrere. Il suo impegno ha fatto riemergere un rinnovato desiderio di accogliere il Signore nella vita di questa Diocesi che sembrava patire la stessa fatica del popolo dell’Esodo», e il vescovo emerito Luigi Renzo «per i suoi 14 anni di servizio alla diocesi»; mons. Nostro ha ricordato come lo stesso Renzo «nell’occasione del 50° di sacerdozio ha invitato i sacerdoti, i diaconi e le comunità parrocchiali “a volersi bene e a remare tutti uniti con il vescovo che verrà”. Faccio mio questo suo invito, ben sapendo di poter contare anche sulle sue preghiere».

Un saluto, don Nostro l’ha rivolto anche ai Vescovi della Conferenza Episcopale Calabra, ai fedeli laici, famiglie, anziani, giovani e ammalati, «a tutti voi che nella diversità dei carismi attraverso le Confraternite, l’Azione Cattolica, le Associazioni, i Movimenti e gli Oratori rendete visibile la comunione nei diversi luoghi e situazioni di vita della nostra Chiesa, chiedo di lavorare insieme per realizzare sempre più una comunità ecclesiale autenticamente missionaria».

Non ha tralasciato nessuno nel suo primo messaggio il futuro vescovo riservando l’ultimo pensiero ai sacerdoti della diocesi «Ho tenuto volutamente per ultimo il mio primo pensiero, il mio saluto più caro: se oggi ho la forza di dire di sì a Dio e alla Chiesa in questa nuova avventura che mi porta lontano dalla mia famiglia e dai miei affetti più cari, se oggi io non mi sento solo è perché so di poter contare su di voi, sacerdoti e diaconi che con me condividete il sacramento dell’Ordine Sacro. Voi siete i miei primi collaboratori; “Voi siete la divina speranza della Chiesa in Calabria” ebbe a dire don Mottola! Sarà un immenso privilegio per me considerarmi vostro servo, a servizio del vostro preziosissimo ministero e dell’opera santa a cui Cristo sacerdote vi ha chiamati».

In conclusione, il futuro presule ha chiesto: «Accoglietemi come un mendicante, bisognoso delle vostre quotidiane preghiere. Accettatemi come un discente alla scuola della vostra esperienza pastorale e del vostro esempio e accompagnatemi col vostro sostegno sincero e fraterno».

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