Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo
4 minuti per la lettura«AUGURI a tutti di santo coraggio con l’esortazione ferma a non rinunciare mai ad osare di più, a guardare oltre la contingenza del momento ed a rinnovare con fermezza, come ci ha esortato Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima appena conclusa, “la nostra fede, speranza e carità”, liberandoci e purificandoci da tutto ciò che ci impedisce di accogliere Dio nella nostra vita, di essere testimoni delle “cose nuove” del Vangelo ed imparando anche da San Giuseppe a prenderci cura di chi intorno a noi soffre ed ha bisogno di una mano di aiuto. Tutti siamo chiamati a lasciarci coinvolgere nella Pasqua di Risurrezione del Signore. A tutti, allora, auguro una Buona e Santa Pasqua di risurrezione con l’esortazione ad osare di più nell’aprire il proprio cuore ai colori della primavera».
Anche se non sarà una Pasqua “normale”, così come non lo è stata quella dello scorso anno, a causa della pandemia di Coronavrus Covid 19, il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, non fa mancare la sua vicinanza al territorio attraverso il consueto messaggio inviato ai sacerdoti e ai fedeli.
Nel testo il presule miletese ricorda che quest’anno «la Pasqua cade nel vivo dell’anno che Papa Francesco ha voluto fosse dedicato a S. Giuseppe per ricordare i 150 anni della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale».
Renzo spiega come «in un momento ancora particolarmente problematico per il mondo intero, in cui la pandemia del Coronavirus ci sta prostrando in tutti i modi tenendoci in uno stato di insicurezza e di estrema precarietà, il Santo Padre ci esorta a “trovare in San Giuseppe, l’uomo della presenza discreta e nascosta, il sostegno e la guida” nelle nostre difficoltà e paure».
Il vescovo rassicura i fedeli spiegando come «la figura di San Giuseppe “padre dal coraggio creativo”, saprà prendersi cura di noi con la stessa premura e tenerezza che ha avuto con Gesù e con la madre Maria soprattutto quando ha dovuto portarli al sicuro in Egitto».
San Giuseppe, rimarca Renzo, è un padre che «nelle difficoltà non si è mai arreso ed ha osato sempre di più anche quando, rientrato dall’Egitto, avendo appreso che nella Giudea regnava Archelao al posto del padre Erode, non fidandosi, preferì ritirarsi in Galilea andando a “dimorare a Nazareth”».
L’episodio della «fuga ed il ritorno della Santa Famiglia dall’Egitto “ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove esperimenta il rifiuto e l’abbandono”».
Ed è proprio ad aver fiducia nella presenza del Signore al fianco della comunità che il pastore della diocesi indirizza la sua esortazione: «Uomo di fede e di obbedienza a Dio, Giuseppe seppe svolgere il suo compito di custode esemplare della S. Famiglia di Nazareth, ottimo esempio a cui ispirarci particolarmente in questo anno destinato anche alla riflessione sulla Famiglia. È per questo che vogliamo chiedergli di voler continuare in questa sua speciale vocazione anche a favore di tutte le famiglie cristiane, per salvaguardare in esse quello stesso clima di intima comunione, di serenità e di amore che si respirava a Nazareth».
Significativa, per il vescovo, la circostanza che «l’Anno della Famiglia, voluto da Papa Francesco a 5 anni dalla Esortazione Apostolica Amoris Lætitia, si sia deciso di aprirlo proprio il 19 marzo nella festa di S. Giuseppe. La coincidenza va quasi a consacrare ancora di più il ruolo di padre e di sposo, ruolo che potrà esercitare su tutte le famiglie e non solo su quella di Nazareth». Il vescovo, dunque, ispirandosi alla figura di San Giuseppe, ricorda che «proprio da Gesù Risorto, vincitore sulla morte, deve scattare in ognuno di noi la voglia di osare di più nella vita da intraprendere e nel lasciarci alle spalle questo interminabile e tormentato anno di pandemia».
Quindi «San Giuseppe può rappresentare il parametro più idoneo su cui specchiarci nel nostro cammino di fedeltà e di giustizia secondo Dio. In questo mondo in cui le tenebre del male sembrano prevalere sulla luce del bene, la paura sul coraggio, l’odio sull’amore, quale custode e guida migliore di S. Giuseppe?».
Oggi «c’è bisogno di uno che ci prenda per mano per liberarci dai tanti Erodi di oggi e per accompagnarci a Gerusalemme al sepolcro vuoto di Gesù dove celebrare insieme la nostra risurrezione ed il nostro “passaggio” nella famiglia dei “giusti” e dei risorti».
E proprio «a lui, tra i primi ad essere liberato dagli inferi da Gesù Risorto, ed alla sua sposa e madre nostra Maria» che «chiediamo di accompagnarci e farci assaporare la gioia e la bellezza della risurrezione perché la luce radiosa della Pasqua sconfigga in noi ed intorno a noi ogni tenebra e ci avvolga tutti trasformandoci e trasfigurandoci nella bellezza del Signore Risorto».
L’augurio per la Pasqua, nel ricordo anche di don Mottola («per il quale a breve dovremmo avere dalla Congregazione dei Santi indicazioni precise sulla data della sua proclamazione a Beato»), dunque è che «finalmente possiamo uscire tutti rinnovati nello spirito, ricchi di grazia e vincitori per sempre su ogni pandemia fisica e morale».
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