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MILETO – Si chiuderà venerdì sera alle 17 nella concattedrale di Tropea con la solenne celebrazione liturgica presieduta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo l’inchiesta diocesana su don Francesco Mottola volta a verificare l’attendibilità di un presunto miracolo ai fini della canonizzazione del sacerdote della cittadina costiera vibonese.
Il 5 aprile, una data importante per la storia di don Mottola visto che proprio il 5 aprile 1924 venne ordinato sacerdote ed iniziò in tal modo il suo cammino di «sacerdote in eterno, “usque ad sanguinem“, con un programma di vita – ricorda il presule di Mileto – serio e altamente spirituale cui si è sempre dedicato fino alla morte».
Si chiude, quindi, la seconda fase del processo di canonizzazione del sacerdote di Tropea, fondatore assieme a Irma Scrugli della Famiglia degli oblati del Sacro Cuore attiva nell’assistenza ai più umili. La prima fase del processo si era conclusa il 17 dicembre 2007 con la proclamazione da parte di papa Benedetto XVI di don Mottola quale venerabile.
Lo scorso anno, per la precisione l’8 agosto, ha invece avuto inizio l’inchiesta diocesana correlata alla seconda fase del processo, quella che dovrebbe portare alla beatificazione di don Mottola. Si tratta di una inchiesta tesa a verificare la realizzazione di un evento miracoloso attribuibile al venerabile sacerdote.
«L’evento – spiega il vescovo Renzo – è avvenuto a Roma e per questa ragione abbiamo chiesto l’autorizzazione al cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, di poter aprire l’inchiesta qui nella nostra diocesi anche perché tutti i protagonisti sono di qui. L’autorizzazione ci è stata data in tempi rapidissimi e l’8 agosto dello scorso anno abbiamo potuto istituire il tribunale diocesano per la verifica dell’evento presunto miracoloso».
IL TRIBUNALE DIOCESANO
.Il tribunale, cui si aggiunge il postulatore della causa don Enzo Gabrieli, è risultato composto da don Francesco Sicari, rettore del seminario diocesano di Mileto e delegato del vescovo, da mons. Vincenzo Varone, dal notaio Francesco Reda e dal medico perito Luca Cosentino. Il tribunale nel corso degli ultimi sette mesi ha, quindi, proceduto ad ascoltare complessivamente 25 testimoni che hanno illustrato le informazioni in loro possesso circa il presunto miracolo di don Mottola.
IL MIRACOLO
Sull’identità del miracolato, ovviamente, è mantenuto il massimo riserbo ma si sa che si tratta di un giovane sacerdote che, secondo quanto raccontato dallo stesso vescovo Renzo, nel corso di una notte sognò don Mottola che gli indicava di attuare determinate pratiche. Il miracolo o presunto tale si sarebbe, poi, verificato quando i macchinari cui il giovane era collegato hanno inspiegabilmente smesso di funzionare, anticipatamente rispetto al previsto, e il presunto miracolato ha comunque proseguito nel suo recupero sanitario in modo autonomo rimettendosi in piena salute così come oggi si trova.
Gli stessi medici avrebbero riconosciuto l’inspiegabilità dell’episodio e la casa costruttrice dell’impianto ha confermato che la cessazione delle funzionalità della macchina è da considerarsi del tutto anomala e inspiegabile.
Nel corso dell’inchiesta sono stati, altresì, ascoltati vari medici che hanno dato spessore alle conclusioni che il tribunale ha consegnato nelle mani del vescovo e che verranno sigillate nel corso dell’ultima sessione dell’organo diocesano prevista al termine della celebrazione eucaristica di venerdì. La convinzione del pastore della diocesi, a questo punto, è che quanto accaduto possa ritenersi un possibile miracolo e, dunque, che debba essere trasmessa la documentazione a Roma per l’esame decisivo da parte delle strutture vaticane.
IL FUTURO
L’intera documentazione sarà, dunque, trasferita a Roma dove una commissione medica esaminerà nuovamente tutto il materiale e le testimonianze per riconoscere in modo ufficiale e definitivo se si tratta di un miracolo, nel qual caso si procederà all’emissione del decreto di riesumazione della salma di don Mottola, primo passo verso la beatificazione del sacerdote di Tropea.
Il vescovo Renzo è parso ottimista e fiducioso, convinto, come del resto anche i suoi collaboratori presenti all’incontro con la stampa (mons. Gaetano Currà, mons. Ignazio Schinella, don Francesco Sicari e don Nino Vattiata), del buon lavoro fatto dal tribunale diocesano. Non resta che attendere il responso dagli organi romani «responso che arriverà – ha voluto chiarire subito Renzo – non prima di due-tre anni», ma già la Calabria degli umili tanto amati da don Mottola si appresta ad accogliere un nuovo beato tra i suoi figli dopo la santificazione di padre Gaetano Catanoso e la beatificazione di suor Elena Aiello.
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