Fabiola Sangineto
4 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Grande successo per Fabiola Sangineto, 28 anni, vibonese di origine, che con la sua opera “Le stanze del tempo ritrovato” ha vinto il primo premio nella categoria illustrazione e fumetto per il concorso internazionale “Artefici del nostro tempo”, indetto dal Comune di Venezia in collaborazione con la Biennale e la fondazione musei civici di Venezia, la galleria Bevilacqua La Masa e la galleria d’arte moderna Cà Pesaro.
L’opera, pubblicata anche sul mensile di novembre Style Magazine del Corriere della Sera, a pagina 274 della sezione Style Watch, sarà esposta fino al 23 novembre presso il padiglione Venezia ai Giardini della Biennale.
La mostra è ospitata presso la “Biennale di Architettura 2021” di Venezia è una delle più autorevoli sedi espositive mondiali. Dal 23 novembre fino al 31 dicembre verrà esposta presso la mostra allestita nel padiglione 29 di Forte Marghera e, a seguire, entrerà a far parte della collezione permanente di Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Fondazione Musei Civici di Venezia.
Fabiola Sangineto, diplomatasi presso il liceo classico “M. Morelli” di Vibo Valentia, tra latino e greco antico e la fascinazione per la letteratura e poesia italiana, spinta dall’interesse verso la storia dell’arte ha deciso di approfondire le proprie conoscenze nel campo dell’architettura, proseguendo gli studi presso l’università del Politecnico di Milano, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in progettazione architettonica con una tesi di laurea che ha ottenuto un riconoscimento internazionale arrivando tra i finalisti del Michele Silvers Award 2019 come miglior progetto architettonico di tesi magistrale. Parallelamente al percorso universitario, ha avuto modo di sviluppare la sua passione per l’arte come disegnatrice autodidatta.
Dopo il conseguimento del titolo universitario ha avuto l’opportunità di vivere a Tokyo, frequentando il prestigioso studio di architettura KKAA – Kengo Kuma & Associates. Rientrata in Italia, in una condizione di chiusura forzata a seguito della pandemia, ha realizzato “Le stanze del tempo ritrovato” per il concorso internazionale “Artefici del nostro tempo”.
Un concorso nato con l’obiettivo di diffondere le tendenze artistiche contemporanee delle nuove generazioni e dar modo ai giovani artisti di rappresentare attraverso le diverse espressioni creative il tema “Come vivremo insieme?” e che, allo stesso tempo, intende promuovere i lavori di giovani autori emergenti nelle singole discipline oggetto del bando, offrendo loro un’opportunità di sviluppo e promozione della propria attività e aprendo per l’occasione sedi espositive di grande prestigio.
Intervistata dal Quotidiano del Sud, la vincitrice del prestigioso premio ha spiegato: «“Le stanze del tempo ritrovato” si compone di isometrie architettoniche assemblate ad incastro come tasselli di un mosaico. Disegnate durante il lockdown, le stanze riflettono sulla solitudine, la speranza, il confronto con se stessi, rivolgendo lo sguardo oltre la finestra del proprio appartamento, e invitandoci a riscoprire la vita e il suo significato più profondo, ovvero quello di amare».
La prima illustrazione si intitola Attesa, in cui gli orologi molli di Salvador Dalì, scandiscono i rintocchi di un tempo sospeso e dilatato, mentre la ragazza volge lo sguardo oltre la finestra. L’Isolamento è la nota dolente del confronto con sé stessi, rappresentato dalla camera di Vincent Van Gogh ad Arles, in cui un anziano signore seduto con le mani sul volto, piange la sua condizione esistenziale, diretta citazione di Sorrowing Old Man (At Eternity’s Gate).
La stanza intitolata “La speranza” ospita la ragazza del quadro Morning Sun di Edward Hopper, e sopraggiunge limpida e tersa come il sole al mattino, un sorriso verso un nuovo giorno che sorge al di là dello skyline cittadino. A conclusione di questo viaggio tra le stanze del tempo, vi è il Tornare ad Amare, quel riavvicinarsi de Les Amants di René Magritte, un bacio nascosto dai veli che sono diventati emblema contemporaneo di un’esistenza frammentata, contrasto tra vita privata ed omologazione sociale, quest’ultima rappresentata sullo sfondo dal celebre quadro di Golconda.
«Viviamo in un contesto sociale fortemente diviso, in cui le relazioni umane sono cambiate. – evidenzia Fabiola – Persino un bacio o una carezza sono diventati gesti ponderati e filtrati dalla presenza di un velo interposto tra le persone. Il messaggio dietro la mia opera è racchiuso nella volontà di riavvicinarsi per poter ricominciare a vivere, un viaggio di rinascita a partire da sé stessi. Il primo passo inizia con l’affrontare le proprie paure e solitudini, rinchiuse dentro le mura di una piccola stanza, per poi trionfare in un’unione con il prossimo. Un messaggio di resilienza che vuole rinnovare lo sguardo verso il futuro, con una chiave di lettura positiva, di rinascita».
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