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SAN NICOLA DA CRISSA – Le origini, capisaldi di un legame che non si può spezzare neanche se esso è lungo migliaia e migliaia di chilometri. Profuma di immortali ricordi il Museo dell’Emigrazione aperto, presso il piccolo centro vibonese, nell’evento realizzato grazie all’impegno profuso dallo studioso Bruno Congiustì e dall’associazione “La Barcunata”.
Una questione, questa dell’emigrazione, spiegata da colui che si è sempre speso per studiarla, ovvero l’antropologo Pino Cinquegrana: “L’emigrazione è stata vista come una malattia che è entrata in tutte le case mandando via figli e mariti per avere maggiori opportunità e per trovare così, nell’emigrazione, il senso di un riscatto sociale, politico ed economico. Bisogna però dire che con l’emigrazione c’è stato anche un nuovo processo economico di queste terre, poiché non sono emigrati solo contadini ma anche persone appartenenti a vari ceti sociali. Il termine Museo, inoltre, ci rimanda alle muse, ovvero un luogo in cui si conserva la memoria legata a quegli uomini che hanno dovuto fare il famoso viaggio della speranza e, con un biglietto di solo andata, hanno dovuto vivere tale esperienza come “schiavi”.
Consenso anche nelle parole di colui che ha tagliato il nastro d’inaugurazione del Museo, ovvero il consigliere regionale Filippo Pietropaolo: “Sono onorato di aver potuto inaugurare questo Museo. Esso rappresenta la memoria la quale potremo sempre visitare e che va alimentata con iniziative e, su questo, posso garantire che la Regione sarà pronta ad assicurare il suo appoggio. Bisogna avere equilibrio su una questione da sempre viva e, soprattutto, non bisogna mai tracciare un solco perché questo non è corretto”.
Ma, come detto, ad aver voluto il Museo, un unicum nel panorama culturale calabrese, Bruno Congiustì, supportato dal giornalista Nicola Pirone.
“Un grazie ai miei collaboratori – ha dichiarato Congiustì – che mi hanno consentito di portare avanti questo vecchio sogno che io coltivavo da circa 25 anni, gli stessi che ho speso nella ricerca di oggetti e documenti per il fenomeno dell’emigrazione. Avrei potuto spendere questi anni per altre cose, ma ho scelto di stare vicino a questo fenomeno il quale è riconosciuto come il più grande dell’Italia meridionale. E’ una passione che mi spinge ad essere utile a questo paese e non per utilizzare lo stesso per altri fini”.
Insomma, una finestra aperta sulla storia dei nostri nonni per riscoprire il senso di appartenenza e comprendere la voglia di riscatto di chi nel secolo scorso ha lasciato il paese natio per cercare fortuna altrove.
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Molto interessante.
Spero di avere presto l’occasione di poter visitare il Museo.
Grazie di cuore.
Cordiali saluti.