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VIBO VALENTIA – Nel corso dei lavori della Trasversale delle Serre, nel tratto Vazzano – Autostrada A3 in località bivio Carromonaco, è venuto alla luce il selciato di un antico «asse stradale», forse di origine medievale o addirittura di epoca romana.
Sull’interessante scoperta c’è il massimo riserbo degli esperti della Sovrintendenza archeologica regionale, che tuttavia hanno subito aperto il loro piccolo cantiere lavorando speditamente nella pulitura delle grosse pietre stradali ritrovate (vedi foto) a diversi metri di profondità dall’asfalto dell’odierna arteria provinciale.
A rendere ancor più interessante il rinvenimento del remoto asse stradale c’è la vicinanza con il sito archeologico dei ruderi della civica Belforte, abbandonata per sempre dopo il terribile sisma del 1783. In “De Antiquitate et situ Calabriae”, lo storico Gabriele Barrio (1510–1577) sostiene che Belforte «è la Subsicinum di Antonino Pio nell’Itinerario».
Tra il 1600 e il 1700, altri storici (Padre Gerolamo Marafioti nel suo volume “Croniche et antichità di Calabria”, Padre Giovanni Fiore in “Della Calabria Illustrata” e Frate Elia D’Amato in “Pantopologia calabra”) concordano nell’identificare, la medievale civica Belforte con la romana Subsicinum, nominata dall’Itinerario nell’elenco completo di tutte le grandi vie di comunicazione nell’impero di Roma, redatto sotto l’autorità di Antonino Pio (138-161 d. C.).
Anche Ilario Principe (La Calabria, 1968) e Sharo Gambino (Da Subsicinum a Vazzano, 1984) condividono che Subsicivo o Subsicinio «fu stazione di transito lungo la via consolare romana che fra le opere viarie era il mezzo più potente di penetrazione romana in Calabria». L’Itinerario di Antonino Pio era una arteria, lunga 475 chilometri, che congiungeva Capua a Reggio. Un reperto archeologico, l’epigrafe di Baronio rinvenuto a Vazzano e proveniente sicuramente da Belforte (si tratta di un blocco marmoreo che misura 100 centimetri di diametro e 20 cm. di altezza) reca su una facciata segni di una scrittura romana: «ARO / LIBERTI / IIII. VIR. I. D».
Un funzionario della Soprintendenza archeologica della Calabria, al quale il manufatto è stato proposto per una trascrizione, ha spiegato che si trattava, in origine, di semicongio, cioè di un raccoglitore, di quelli che si usavano per riscuotere i tributi e coniare monete.
Belforte, l’antichissima Subsicinum dell’Itinerario di Antonino Pio, sorgeva sulle sponde del fiume Mesima, «mà non con tanta copia d’acque, con quanta scorre sotto Rosarno, dove si cala in mare».
Belforte è riportata nella Galleria delle carte geografiche d’Italia dipinte lungo le pareti nei Palazzi Vaticani a Roma da Antonio Danti tra il 1580 e il 1583 su indicazioni di suo fratello, il domenicano Ignazio Danti da Perugia, matematico, cosmografo e architetto.
Si sottolinea che questa Galleria è un monumento insigne della cultura italiana nel secolo XVI, notevole purché nella reggia dei papi si affermò l’unità geografica e spirituale dell’intera regione italiana.
Belforte, distrutta dal tremendo terremoto del 1783, è stata definitivamente abbandonata per la malaria, e Vazzano accolse i cittadini superstiti che si trasferirono in buon numero con tutti i loro beni. Dopo il clisma del 1783, insieme a Belforte scomparvero i paesi di Santa Barbara, Belforte, San Leo e la Motta San Demetrio, altri sono stati riedificati come Vazzano, Vallelonga, Pizzoni e Soriano tra loro confinanti.
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