X
<
>

Una locandina promozionale dei parchi archeologici di Vibo Valentia

Share
2 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – Belli, bellissimi, praticamente… chiusi: parafrasando il titolo di un film della commedia all’italiana di inizio anni ’80, è di fatto questa la situazione che riguarda i siti archeologici di Vibo Valentia. Argomento sul quale ci siamo abbondantemente soffermati in passato e ripresi spesso – non ultimo proprio ieri – dal capogruppo del Pd, Stefano Soriano. Ciò di cui invece ci preme parlare, adesso, è una circostanza alquanto curiosa che solo chi non è vibonese non ha potuto, per forza di cose, cogliere.

Come detto i siti archeologici di Vibo, centro e frazioni, sono belli, bellissimi ma, praticamente inaccessibili al pubblico. E questo i vibonesi lo sanno. Ma non lo sanno le migliaia di persone che in questi giorni hanno affollato forse il maggiore evento a tema della Penisola: la Bmta, sigla che identifica la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, in programma ogni anno, come di consueto, a Paestum, a pochissima distanza dai meravigliosi templi. Manifestazione che, proprio per l’importanza che riveste, richiama esperti provenienti non solo dal suolo nazionale ma anche da Paesi del Vecchio Continente nonché extraeuropei, scolaresche, politici, manager di grandi società ma soprattutto visitatori. Quale migliore vetrina, dunque, per veicolare il patrimonio archeologico di una città?

Ebbene, anche quest’anno la Regione Calabria è stata presente all’evento ma ciò – ed è questo il punto nodale che segnaliamo – che ha colpito l’attenzione è la cartolina realizzata dall’amministrazione comunale di Vibo Valentia entrata a far parte del materiale informativo e divulgativo distribuito ai visitatori presso lo stand della Regione. Ebbene, per come visibile nella foto a corredo dell’articolo, nel mosaico vi sono le foto di siti archeologici inaccessibili da anni: il mosaico delle terme romane presenti nel parco di Sant’Aloe, uno scorcio delle Mura Greche, il vecchio castello di Bivona. Insomma si è ben pensato di pubblicizzare aree che si possono vedere soltanto dall’esterno, in lontananza. E quindi un possibile il ragionamento potrebbe essere stato il seguente: tanto, i visitatori all’evento di Paestum cosa vuoi che sappiano che quei siti risultano chiusi?

Per ora facciamo bella figura, in attesa, chissà quando, di riaprirli. Quindi, andando alle conclusioni, si parla tanto di promozione turistica, ma questa deve essere fatta correttamente, altrimenti si può anche trarre in inganno il turista – che però puoi fregare solo una volta con dolorose conseguenze visto che siamo nell’era dei social – ma non certo chi quel territorio di cui si parla lo vive quotidianamente.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE