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Pantaleone Sergi, scrittore e giornalista ed ex sindaco di Limbadi

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LIMBADI (VIBO VALENTIA) – L’idea di creare un nuovo comune che nasca dalla fusione tra Joppolo, Limbadi e Nicotera è entrata nell’agenda degli amministratori locali. I sindaci di Nicotera e di Limbadi hanno manifestato la loro disponibilità a parlarne, qualche velata riserva è stata avanzata dal loro collega di Joppolo, anche se agli osservatori appare superabile. Potrebbe nascere un comune di circa 12.000 abitanti, forse il più importante dopo il capoluogo di provincia Vibo Valentia.

Ne discutiamo con Pantaleone Sergi, giornalista, storico e scrittore che di Limbadi è stato anche sindaco e che questa idea di fusione tra i tre comuni l’ha lanciata per primo, illustrandola in un’intervista al “Quotidiano” del 20 settembre 2020.

«Non so se sono stato il primo e non è importante. Le primogeniture in questi casi hanno poco peso e poco senso. Tanti potranno averlo pensato, io l’ho solo detto. Ma è già tanto che se ne parli. All’epoca ho fatto avere la mia intervista al sindaco di Nicotera Giuseppe Marasco e mi fa piacere se oggi riprenda le mie argomentazioni. Quello di Limbadi, Pantaleone Mercuri non era stato ancora eletto ma ritengo che abbia gli strumenti culturali per affrontare l’argomento. Se oggi entrambi si confrontano su quell’idea non posso che ritenermi soddisfatto, soprattutto per le genti che vivono e operano in quel territorio così difficile e complicato. Argomenti che spingeranno, non ne dubito, il sindaco di Joppolo Giuseppe Dato ad approfondire la questione».

Sergi, perché lei propose la fusione dei tre comuni della vecchia diocesi di Nicotera?

«Perché è agli occhi di tutti l’esistenza di un declino sociale e demografico drammatico, del fatto che solo l’unione fa la forza, che i contributi dello Stato, della Regione e dell’Europa si attraggono con i numeri degli abitanti e soprattutto perché, al di là dei campanilismi, c’è una storia, una tradizione, una cultura plurisecolare comune. Così come stanno le cose, queste realtà sono destinate all’estinzione. Ecco perché sono soddisfatto dell’iniziativa dei sindaci e mi auguro che produca frutti immediati».

Ma i campanilismi di cui lei parla, non ritiene che possano frenare una iniziativa aggregante come quella annunciata?

«Certo, bisogna tenerli in conto. Ma se a discutere sono persone serie, intelligenti e disponibili possono essere facilmente superati. La gente capisce».

Per cui secondo lei è determinante che si faccia questa fusione tra i tre comuni?

«Perché solo tre? Perché non volare ancora più alto. Perché non includere nel progetto anche Rombiolo e San Calogero? Secondo me c’è lo spazio per un progetto più ambizioso, più forte, più potente. Per il quale – ribadisco – c’è bisogno di scelte coraggiose nell’interesse dei propri amministrati. In questo dovrebbero valere gli esempi dei nuovi comuni di Corigliano Rossano e di Casali del Manco. Senza dubbio sarà una rivoluzione istituzionale, economica, sociale che porterà solo benefici».

Ma le motivazioni di fondo, che potrebbero annullare identità storiche per iniziare un cammino unico, secondo lei possono essere comprese?

«Io penso di sì. Mi rifaccio a quanto detto in passato. I comuni interessati sono complementari a un progetto di sviluppo unico: mare, turismo, industria, attività commerciali importanti, agricoltura di avanguardia. Ecco, sono queste secondo me le parole chiave per spingere gli amministratori a cercare il benessere per i propri amministrati. Su queste basi può essere affrontato un futuro che non cancella le identità locali, anzi le esalta e le valorizza in un processo unitario e forte… e aggiungerei esemplare».

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