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Il municipio di Vibo Valentia

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Per la Corte dei conti l’ex commissario non poteva presentare il Piano di riequilibrio scampato il dissesto il Comune di Vibo punta all’aiuto statale

VIBO VALENTIA – Un unicum in Italia e per questo al momento non è chiaro quali potranno essere i passaggi da effettuare. Partiamo dai dati certi. Intanto dal pronunciamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti che ha ribaltato le sentenze della magistratura regionale sul Piano di riequilibrio finanziario del Comune di Vibo. I giudici hanno affermato che il Piano stesso – presentato dall’allora commissario dell’ente, Giuseppe Guetta, un mese prima delle elezioni del maggio 2019 – non può essere valutato, andando così oltre il recentissimo decreto “Milleproroghe” che aveva differito il termine per la presentazione della documentazione al 31 marzo prossimo.

Anzi, lo stesso non poteva proprio essere redatto dal funzionario dello Stato e pertanto i giudici non potevano bocciarlo e aprire la strada alla dichiarazione di dissesto.

Il che rimanda inevitabilmente ad una domanda. Per quale motivo tale decisione non era stata assunta a suo tempo, nel 2021, dal ministero dell’Interno prima e dalla Corte dei conti di Catanzaro poi – che avevano anche chiesto delle controdeduzioni sul punto da parte del Comune – con quest’ultima che invece quel Piano l’aveva non solo valutato ma lo aveva dichiarato strutturalmente non sostenibile, facendo riferimento anche alla presenza di artifizi contabili?

Già nel luglio 2021, l’assessore al Bilancio, Maria Tersa Nardo, aveva sollevato la problematica della sostenibilità del Piano a seguito della conclusione dell’operato dell’Osl circa la chiusura del dissesto. Da palazzo Luigi Razza era partita una nota a firma del sindaco Maria Limardo, indirizzata al ministero dell’Interno – Direzione centrale, finanza locale – nella quale si chiedeva un intervento straordinario ai sensi del Tuel. Per tutta risposta, da Roma avevano dato indirizzo al Comune di proseguire sulla strada del Piano di riequilibrio presentato da Guetta. Risposta oggi bocciata dai giudici contabili romani.

A questa domanda si affianca una discrasia. Nell’ordinanza pubblicata lo scorso 14 febbraio le Sezioni Riunite avevano di fatto aperto le porte ad una bocciatura. Ma l’altra sera i giudici hanno completamente ribaltato il giudizio esposte poc’anzi. Discrasia che presuppone un altro quesito: perché tale intendimento non è stato fatto emergere prima? Probabilmente il tutto verrà riportato nelle motivazioni della sentenza. Nel frattempo si resta nel perimetro delle congetture che ciascuno può avanzare.

Di certo, a pagare per questa mancanza di chiarezza sono stati i cittadini che per tre anni hanno subito l’aumento delle aliquote o il loro mantenimento ai massimi. E poi i servizi erogati dall’ente locale che non ha potuto assumere regolarmente personale.

Adesso cosa accadrà? Il Comune dovrà lavorare per inquadrare insieme al Governo e al ministero dell’Interno il nuovo scenario. Questo cosa significa? Molto semplice: la questione abbandona il campo della magistratura per entrare in quello della politica. Già, perché adesso la partita che vorrà giocare l’amministrazione Limardo sarà proprio questa: far in modo di ottenere dal Governo un intervento straordinario per la città di Vibo Valentia la cui situazione finanziaria rappresenta un unicum in Italia visto che paradossalmente le due misure finanziarie di dissesto e predissesto non sono attualmente vigenti.

Ci sarà un “Salva Vibo?” Con il pronunciamento dei giudici, paradossalmente il Comune non è più in stato di dissesto (perché è stato chiuso dall’Osl)  né di predissesto. Ma i debiti non sono mica evaporati. Ecco perché servirà un aiuto. Ma questa nuova condizione potrà consentire l’emissione di un intervento dello Stato, magari un decreto “Salva Vibo?”.

Sembra di sì perché allo stato ci sono un paio di precedenti in tal senso, come quello di Genova che ha avuto accesso alle risorse pur non trovandosi in quelle condizioni ma solo perché gli indicatori economico-finanziari avevano fatto rilevare alcune criticità.

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Francesco Ridolfi

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