Maria Limardo
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VIBO VALENTIA – L’obiettivo è cambiare marcia abbandonando la connotazione tecnica per avere un’impronta politica. Si respira aria di rimpasto imminente all’interno dell’esecutivo comunale. Ormai non è “se” ma “quando” avverrà.
Dopo due anni e mezzo, quindi, a metà mandato si tirano le somme e si guarda ad una conduzione dell’attività amministrativa diversa rispetto a quella finora svolta. Il che si traduce in un unico termine politichese: rimpasto. La Giunta targata Limardo sembra, quindi, destinata a cambiare i propri volti, anche se non integralmente.
I tempi di realizzazione del rimpasto di giunta
È opinione diffusa, ed ormai acclarata, che la rimodulazione dell’esecutivo possa avvenire dopo le festività natalizie. Molto più verosimilmente entro la fine del mese in corso. D’altronde in questi giorni ci sono state alcune riunioni in tal senso, anche se una decisione definitiva non è stata adottata. Ma a quanto pare la richiesta avanzata dal senatore Giuseppe Mangialavori, sarebbe stata quella di dare una connotazione politica al prossimo esecutivo, chiudendo l’esperienza con figure tecniche.
I criteri per il rimpasto di giunta
Quali saranno i criteri che verranno adottati è ancora da stabilire. L’accordo iniziale era che nessuno della precedente giunta Costa né degli attuali eletti in consiglio facesse l’assessore. Ma si sa, in politica gli accordi sono fatti per essere cambiati, il problema è che spesso portano a conseguenze. Ma andiamo per ordine. Tra due anni e mezzo – salvo sorprese – si tornerà a votare, e per preservare il bacino di voti non è poi così peregrina la circostanza che si possa pescare all’interno dell’attuale maggioranza, facendo in modo che i primi dei non eletti entrino nell’emiciclo. Non è un mistero la presenza di consiglieri che aspirano a ricoprire (o tornare a farlo) un posto in Giunta. E poi c’è chi lo farebbe «se il partito lo chiedesse». Ad ogni modo, non sarà semplice tenere a bada i malumori in caso di un nome poco gradito al resto dell’assemblea. L’altra opzione sarebbe pescare all’esterno, ma sempre dalla politica. E qui la rosa dei nomi è molto più ampia.
L’incognita “Coraggio Italia”.
La nascita del gruppo che fa riferimento al neo consigliere regionale Francesco De Nisi non è ancora stata ufficializzata ma si tratta solo di una questione di tempo. Quando ciò avverrà la nuova entità dell’emiciclo potrebbe contare su circa una mezza dozzina di elementi: ai tre già noti (Elisa Fatelli, Pietro Comito e Katia Franzé), potrebbero unirsi gli indecisi o chi è ormai in rotta con Forza Italia o, perché no, con “Città Futura” espressione di Vito Pitaro. Altri ancora arriverebbero dall’attuale opposizione. Non è un mistero la delusione di Giuseppe Russo dopo le Provinciali e la consequenziale decisione prima di autosospendersi dal partito azzurro e poi passare (da ieri) anche al gruppo misto; non è un mistero neanche la fuoriuscita di Giusy Colloca sempre da FI e la sua presenza sempre nel Misto (così come la Franzé) che, come spesso avviene, è del tutto temporanea. E nel misto c’è ancora Azzurra Arena (il cui voto alle Provinciali andò proprio a “Coraggio Italia”).
Un tavolo a tre gambe?
Assodata, quindi, la presenza di un nuovo gruppo in Consiglio bisogna capire dove esso prenderà posto. Alla Regione e Provincia è maggioranza, difficile quindi ritenere che esso resti all’opposizione nonostante i rapporti tra De Nisi e Mangialavori (e quindi la Limardo) non siano proprio dei migliori, ma si sa la politica è anche l’arte del compromesso e quindi un numero consistente di esponenti significa avere maggiore forza nel rivendicare uno o più posti nell’esecutivo. Senza considerare che alle votazioni per il presidente della Provincia del prossimo autunno, a Forza Italia – che resta il primo partito nel Vibonese e nel capoluogo – servirà l’appoggio dei “Denisiani” per conseguire il risultato. Ma, a quel punto, ci si troverebbe con un tavolino a tre gambe (FI, Città Futura e Coraggio Italia) dove più si è, peggio è in una eventuale fase decisionale.
Chi rischia di uscire dalla giunta di Maria Limardo
Ma chi potrebbe saltare? Se fosse vero l’indirizzo politico in diversi sono destinati a lasciare l’incarico. Partiamo però da chi potrebbe restare in sella; due su tutti: Giovanni Russo, che può anche “godere” dell’ultimo risultato relativo ai 20 milioni per la rigenerazione urbana della città, e Vincenzo Bruni, che ha indubbiamente – e per non pochi anche sorprendendo – operato molto positivamente nel settore ambientale. Dovrebbe – e qui il condizionale è d’obbligo – restare al suo posto anche il vicesindaco Mimmo Primerano che, pur essendo un tecnico, è stato fortemente voluto dal sindaco Limardo. Inoltre la questione dei 20 milioni è anche dovuta alla sua delega alla Programmazione strategica, cittadinanza attiva e Governance.
Di contro, ultimamente è stato destinatario di durissime critiche dell’opposizione e non tutti in maggioranza sembrano essere soddisfatti del suo operato.
Gli altri invece sono tutti sacrificabili, Maria Teresa Nardo compresa. Vero anche qui che l’attuale assessore al Bilancio è stata una dei punti cardine dell’amministrazione, ma è altrettanto vero che le motivazioni della sentenza della Corte dei conti, nel bocciare il Piano di riequilibrio, hanno constatato la non sostenibilità dello stesso: insomma un errore tecnico che la minoranza ha colto subito per chiedere le dimissioni.
Così come nel mirino della minoranza è finita spesso anche l’assessore ai Servizi sociali, Rosamaria Santacaterina (tecnico); in bilico ci sarebbero anche i vari Mimmo Francica alle Attività produttive (area Pitaro ma candidato con Forza Italia) e Michele Falduto al Turismo (Fratelli d’Italia), fedelissimo della parlamentare Wanda Ferro ma di fatto senza “copertura” politica in consiglio pur continuando Totò Curello a professarsi di FdI ma senza che l’appoggio dei vertici del partito.
E ancora Daniela Rotino alla Cultura che rischia nonostante si sia nell’anno di Vibo Capitale del Libro. Discorso a parte merita Pasquale Scalamogna all’Urbanistica dell’area di Tonino Daffinà, quest’ultimo uomo del governatore regionale Occhiuto. Se varrà il principio della connotazione politica lui, che è assessore tecnico, dovrebbe saltare ma…
Insomma, il 2022 sembra destinato ad aprirsi col botto a Palazzo Razza.
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