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L'ex sindaco di Vibo, Maria Limardo

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VIBO VALENTIA – Com’è noto, Maria Limardo non è stata ricandidata a sindaco alle ultime elezioni comunali a Vibo Valentia. Sui motivi non c’è unanimità di vedute: la vulgata dice che a non volerla ripresentare sono stati i capi del partito vibonese, indicati in Michele Comito e Tonino Daffinà, con la benedizione del presidente della Regione Occhiuto.
Versione smentita, in una recente intervista al Quotidiano del Sud, proprio da Comito, coordinatore provinciale del partito: per lui è stata la Limardo a decidere di fare un passo indietro sull’onda delle critiche ricevute per la vicenda del teatro. Sentiamo allora la ricostruzione dell’ex sindaco, che la vicenda l’ha vissuta in prima persona.

Avvocato Limardo, secondo Michele Comito, coordinatore provinciale del suo partito, lei ha lasciato la corsa alle elezioni comunali di Vibo perché travolta dalle critiche sul teatro. Concorda?

«Assolutamente no. Ma quale teatro, non c’è stato un fatto scatenante ad indurmi a fare un passo indietro. Era noto a tutti che io ero proiettata su un decennio, su due mandati».

Ripeto la domanda: ha mollato lei o l’hanno mollata?

«Beh, nei mesi precedenti alla nota in cui comunicavo, a malincuore, la mia rinuncia, mi ero resa conto che in settori del partito non c’era grande entusiasmo per la mia riconferma. Uno stillicidio di episodi, magari sottotraccia. Frasi, magari sussurrate… Insomma – sorride – lo sa che noi donne abbiamo tanta sensibilità, più degli uomini».

Un continuo tira e molla, dunque.

«Proprio così, oggi candidata, domani no, poi sì poi nì… Un vero e proprio ottovolante. Il mio passo indietro è stato pertanto inevitabile, vi sono stata obbligata».

Lei sembrava in una botte di ferro, infatti dalla sua aveva soprattutto il deputato di Vibo Mangialavori: chi ha mollato la Limardo, dunque?

«Ah, questo non lo so, né so in verità se sia giusto il temine “mollata”. Ripeto, non c’è stato un episodio scatenante. So solo che le cose sono andate così».

Tutti i suoi amici di partito hanno detto che lei ha bene amministrato. Era dunque logico attendersi almeno una sua “promozione” alla Regione. Invece…

«Invece (sorride) come vede sono qui nel mio studio a fare l’avvocato».

E in futuro?

«Ah, guardi, non ho capacità divinatorie».

Niente ricandidatura a sindaco di Vibo: Maria Limardo si sarà certamente chiesta il motivo. Che risposta si è data?

«Beh, ancor oggi non riesco a darmene una. Chi mi conosce sa bene che nel corso di questi anni ho messo sempre tanto impegno, cuore e coraggio…No, non me lo so spiegare».

Si parla di Fi vibonese come del partito “occhiutiano”, mi passi questo brutto neologismo. Vibo però, e torniamo al discorso di prima, esprime anche un deputato, mica un modesto consigliere di periferia…. Domanda, allora: chi comanda a Vibo in FI?

«Partito “occhiutiano”… Se mi consente, sono semplificazioni giornalistiche. Ma no, sia Occhiuto che Mangialavori hanno un ruolo importante. Il primo oltre che governatore è anche vice presidente nazionale, il secondo è un dirigente di rilievo nazionale, presidente di commissione parlamentare che è riuscito a portare nel Vibonese una valanga di finanziamenti».

Il coordinatore Comito ha parlato di poco tempo per Cosentino… Insomma, se la Limardo avesse rinunciato per tempo, Cosentino sarebbe stato scelto prima e avrebbe potuto vincere le elezioni di Vibo. Si sente tirata in causa?

«In tutta sincerità, no. Ho sempre ribadito che sono una donna di partito e sopra ogni cosa ho a cuore il successo del mio partito e coalizione. In tempi non sospetti ho dichiarato che, sì, era mia intenzione proseguire in quel percorso, che volevo fortemente la ricandidatura ma che non avrei anteposto la mia persona al successo elettorale».

Glielo ha detto?

«Sì, ho detto: se con me si pensa di perdere facciamo ciò che volete, l’importante è vincere. Potevano però dirlo per tempo che puntavano su un altro, non due mesi prima, così Cosentino avrebbe avuto più tempo. Quindi, come vede, la responsabilità non è stata mia».

Un sindaco uscente non ricandidato per un secondo mandato non succede quasi mai. Il suo partito è stato ingeneroso con lei?

«Guardi, sono grata al partito per avermi consentito di spendermi per la nostra città. Grata soprattutto all’onorevole Mangialavori che all’epoca è venuto personalmente a cercarmi. Poi le cose sono andate come sono andate… Mi auguro che in Forza Italia si apra un dibattito su questo».

Mi sta dicendo che non c’è stata finora alcuna discussione?

«A quanto ne so, nel partito dopo le elezioni non c’è stata alcuna riunione. O, se c’è stata, io, sindaco uscente, non sono stata invitata…».

Come sempre accade un’amministrazione registra consensi e critiche da parte dei cittadini. Anche per lei le critiche non sono mancate. Cosa pensa abbia maggiormente pesato?

«I cittadini, lo sappiamo, vogliono “poco”: una città pulita e ordinata, acqua potabile nelle case, strade senza buche… Su questo arrivano le critiche dei cittadini. Ma quegli obiettivi non sono facili da raggiungere se le casse comunali non sono in salute».

E quelle che ha trovato non lo erano?

«Beh, lo sanno tutti. Solo per fare qualche esempio: ho trovato 12 milioni da ripianare, oggi zero euro; ho trovato una cassa con zero fondi liberi, ho consegnato la cassa con 6 milioni. Il nostro massimo impegno è stato risanare il bilancio, perché l’ente stava andando verso il secondo dissesto. Noi l’abbiamo evitato. Insomma, oggi posso dire di aver consegnato al sindaco Romeo un Comune coi conti in ordine. Questo è fondamentale: se sono in rosso non si va da nessuna parte. Ah, dimenticavo: al mio arrivo c’erano 50 milioni di fondi per opere pubbliche, siamo andati via che erano 160».

Col senno di poi, è stato opportuno avviare contemporaneamente tutti questi cantieri in città?

«L’ho detto e ridetto: non è stata una nostra scelta, siamo stati obbligati. E’ stato così in tutte le città, non solo a Vibo. Il Pnrr impone infatti tempi abbastanza serrati per l’utilizzo dei fondi, se non li rispetti non solo non te ne danno più ma dovrai restituire anche quelli già incassati».

Restiamo in argomento: a Bivona per i lavori quest’anno resterà chiusa l’unica piazza, non ci saranno quindi i consueti ed affollati eventi di spettacolo e di aggregazione sociale. Un peccato, non crede?

«Quest’anno non ci saranno ma dall’anno prossimo si svolgeranno in un contesto migliore».

Sia sincera: ha qualche rammarico?

«No, sinceramente non penso di averne, ho dato sempre il massimo per questa città».

Maria Limardo come vede il futuro di Vibo?

«Posso solo esprimere un auspicio: spero in una città che non consideri l’amministrazione, qualunque essa sia, come ostile. La gente deve convincersi che ogni amministrazione cerca di operare per il bene della città, naturalmente secondo le sue capacità e sensibilità. E poi spero che migliori nella gente la consapevolezza di appartenere ad una comunità importante».

E intanto, però, i giovani se ne vanno…

«Purtroppo. Ecco perché è indispensabile che si cerchi di realizzare una città che sia interessante da vivere, a livello occupazionale ed anche civile ed estetico, soprattutto per le nuove generazioni».

Per concludere: dopo quello che ha detto prima sulla mancata ricandidatura alle elezioni comunali di Vibo, una domanda sorge spontanea: FI è ancora il partito di Maria Limardo?

«(Fa un largo sorriso) Certo che lo è, non subordino certo le mie idee ad un incarico. Non l’ho mai fatto, non ho mai cambiato bandiera e la mia storia è lì a confermarlo».

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