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VIBO VALENTIA – «Un incontro, del tutto informale, che si è rivelato utile, anche, a meglio delineare il percorso per il congresso». Enzo Insardà, segretario provinciale del Partito democratico è appena rientrato da Roma dove, nella veste di tesoriere regionale del partito, ha incontrato i vertici organizzativi nazionali.

Un incontro informale, dunque, ma indubbiamente importante in vista del congresso che dovrebbe celebrarsi, a Vibo come altrove (in Calabria e in Italia) in tempi molto brevi.

Per i Democrat, insomma, è partita la stagione dei congressi, attesi soprattutto in Calabria, che è tra le realtà in cui da più tempo mancano gli organismi regolarmente eletti. Dei suoi 15 anni di vita, infatti, il Pd calabrese ne ha passati ben nove sotto un commissario inviato da Roma.

Da due anni e mezzo a guidarlo è Stefano Graziano, la cui gestione non ha mancato di suscitare critiche, ultime quelle conseguenti alla recente scoppola delle elezioni regionali. Prima del congresso c’è da terminare il tesseramento, avviato già da giugno scorso.

Il tesseramento infatti definisce la platea congressuale, individua insomma le persone che poi dovranno votare per eleggere gli organismi dirigenti. «Si può fare solo on line – spiega Insardà – basta collegarsi al sito www.pdcalabria.eu e seguire le indicazioni. Le iscrizioni sono possibili entro e non oltre il prossimo 30 novembre». Lui non lo dice ma par di capire che la modalità adottata dovrebbe consentire un tesseramento più trasparente che in passato, lontano dalle manovre non sempre chiare che hanno caratterizzato altre campagne.

Una volta concluso, prosegue l’interessato, «non ci sarà più alcun alibi per non celebrare il congresso» che nelle previsioni dovrebbe tenersi entro la fine dell’anno. Il suo auspicio è che «siano in tanti, giovani in primis, a volersi iscrivere, per dare maggiore forza ad un partito che, a livello regionale e provinciale, rappresenta la principale forza di opposizione al centrodestra. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: vogliamo che il Pd sia un partito inclusivo, aperto alle forze sane della società che condividono i valori della solidarietà, legalità e trasparenza».

Come prevedibile, l’avvio del tesseramento ha dato il via alle consuete manovre precongressuali. Nulla di ufficiale, naturalmente ma si sente dire di incontri informali, abboccamenti discreti, accordi che vanno delineandosi. A dare credito a tali indiscrezioni, che giungono comunque da fonti abbastanza informate, al prossimo congresso provinciale potrebbero esserci tre-quattro candidature per la carica di segretario. A quanto si dice, infatti, Insardà potrebbe lasciare il campo soprattutto se si dovesse delineare per lui un incarico di livello superiore.

Allo stato circolano già i primi nomi. Cominciamo da Stefano Soriano, consigliere comunale a palazzo Razza e dunque espressione del partito della città che potrebbe avere dalla sua il sostegno del capogruppo Stefano Luciano. Soriano non ha mai fatto mistero di volere un cambiamento nel partito, un rinnovamento che interessi anche il gruppo dirigente. Lui, per altro, non conferma né smentisce ma si limita a ribadire che un rinnovamento, in Calabria come a Vibo, è indispensabile, alla luce anche del recente non esaltante risultato elettorale.

Gli altri due nomi che circolano negli ambienti vicini a via Argentaria sono Vitaliano Papillo, sindaco di Gerocarne, e Antonio Schinella, primo cittadino di Arena. Due amministratori che finora, a giudizio almeno dei loro concittadini, non hanno certo demeritato nel loro incarico, visto che quello attuale è il loro secondo mandato. Papillo e Schinella potrebbero dunque ambire a fare il salto, assumendo la responsabilità provinciale del partito. Non è da escludere che da qui al congresso altri nomi si aggiungano.Ha le idee chiare, come suo solito, Raffaele Mammoliti, neo consigliere regionale e dunque massimo esponente istituzionale del partito vibonese.

Non si lascia trascinare nel giochetto delle eventuali candidature ma si limita ad avvertire: «Per molti anni il partito si è identificato in gran parte con gli eletti, ai vari livelli. Intendiamoci, il loro ruolo e funzione sono fondamentali ma, per quanto mi riguarda, da sempre vado dicendo che il nostro non può essere, sic et simpliciter, il partito degli eletti. Se vogliamo costruire un partito plurale, aperto, inclusivo, il loro ruolo dev’essere distinto da quello degli iscritti. Il Pd, insomma, per assolvere al meglio la sua funzione dev’essere non il partito degli eletti ma degli iscritti, dei territori».

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