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VIBO VALENTIA – Ha suscitato – ed era prevedibile – uno stuolo di polemiche la decisione del Comune di fissare una quota per effettuare le operazioni di sanificazione e metterla a carico degli sposi che intendono contrarre matrimonio presso il municipio o celebrare una unione civile. Decisione messa nero su bianco nella delibera di Giunta pubblicata la scorsa settimana con la quale si mettono in chiaro altri paletti relativi al lieto evento, sempre nel nome della sicurezza: mascherine, distanziamento sociale, limitato numero di partecipanti e l’individuazione di una sala apposita, quella consiliare, nella quale svolgere il rito.
Ma quei 150 euro ai vibonesi proprio non vanno giù più che altro in linea di principio anche perché, tuttavia, la quota non è sproporzionata e se raffrontata a quella solitamente rilasciata alla chiesa per il matrimonio religioso, è nettamente inferiore. È chiaro, la prudenza non è mai troppa, specialmente adesso che sono state riaperte le frontiere non solo tra le regioni della Penisola ma con i Paesi dell’area di Schengen e quindi se da un lato la quota è rivolta a garantire la pulizia dei locali, dall’altro nel Vibonese – e ciò è altrettanto corretto rilevarlo – non si registrano nuovi casi ormai da diverse settimane con il numero totale fermatosi a 84 (uno dei più bassi d’Italia) e a 9 nel capoluogo (21 se contiamo anche le frazioni).
Eppure, qualcuno da Palazzo Razza, fa notare che «un tempo, in base al vecchio regolamento comunale, la somma era addirittura di 400 euro». Ma i commenti sul web alla notizia di dover pagare una sorta di balzello si sono moltiplicati col passare delle ore: “150 euro sono tanti per la sanificazione di una stanza”, afferma una cittadina; “Considerato che si tratta del Comune e che si pagano le tasse, non so se è lecito chiedere soldi per la pulizia. In alternativa, l’ente mandi un incaricato a casa degli sposi”, ribatte con sarcasmo quest’altro utente a cui fa eco un altro: “Sembra che non ci sia fine al numero di cose sbagliate che vengono fatte… Ma 150 euro a chi li danno? Non c’è un servizio di pulizie interno? Cosa devono dare, il napalm?”.
E se c’è chi rileva che tutto questo “potrebbe avere un senso se ci fossero 100 positivi al giorno e che invece da circa due mesi siamo a zero contagi”, c’è anche chi usa ancora una volta l’ironia (indole che non è mai mancata ai vibonesi: “Questo si fa per incentivare i matrimoni, a carico dei genitori allora sia data anche la sanificazione della sala parto in modo tale da incentivare anche le nascite”, per chiudere con due rilievi: “Non sanno più dove prendere i soldi per metterli in cassa” e “Il Comune dovrebbe festeggiare i matrimoni, altro che fare pagare gli sposi”
. Questi, dunque, alcuni dei pensieri dei vibonesi sulla quota da 150 euro per la sanificazione dell’aula consiliare. Basteranno alla Giunta Limardo a farle cambiare idea?
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