Antonino Daffinà
4 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – «Ritengo sia giunto il momento di fare un po’ di chiarezza. In primo luogo mi chiedo: Ma è possibile che un amministratore pubblico venga condannato per danno erariale per aver fatto risparmiare almeno 120 mila euro l’anno (sinora quasi 1.000.000 di euro considerato che dal momento dell’atto di acquisto di anni ne son passati quasi sette), all’Ente che amministra oltre ad aver, con le proprie politiche gestionali, consentito a quello stesso ente amministrato e, in seconda istanza, alla Regione Calabria, di arricchire il proprio patrimonio immobiliare ponendo le basi per un ulteriore, consistente risparmio nel corso del tempo?».
Con queste parole Antonino Daffina, già commissario dell’Aterp provinciale di Vibo Valentia nonché candidato al consiglio Regionale della Calabria con Forza Italia, ha rotto il silenzio che da tempo manteneva sulla condanna che qualche tempo fa ha subito da parte della Corte dei Conti in relazione ad alcuni aspetti della sua gestione dell’Aterp Vibonese, con particolare riferimento all’acquisto della sede dell’azienda che si occupa della gestione degli alloggi popolari.
«È possibile – si chiede ancora – che un amministratore pubblico venga accusato di danno erariale scendendo nel merito di scelte politico-finanziarie che sono esse stesse l’essenza e il fine ultimo di un incarico gestionale? Il buon senso – sostiene – direbbe no ad entrambi gli interrogativi».
Tuttavia «in prima istanza la magistratura contabile l’ha pensata diversamente ed ha emanato una sentenza di condanna nei miei confronti per aver proceduto all’acquisto della sede dell’Aterp provinciale di Vibo Valentia, poi confluita nell’Aterp unica regionale. Ma qui – insiste – diventa fondamentale fare un po’ di chiarezza».
Daffinà, rinnovando la sua «piena fiducia nel sistema giudiziario», annuncia di aver «già presentato appello contro quella sentenza. Una sentenza ingiusta perché non tiene conto di alcuni elementi finanziari e gestionali di estrema importanza e soprattutto perché erroneamente non considera tutti i benefici derivanti dall’acquisizione della sede dell’Aterp che, sia chiaro, non è stata affatto chiusa con la riforma effettuata alcuni anni fa».
Inoltre, «alcuni esponenti politici, generando una falsa ricostruzione delle cose, infatti, hanno sbandierato la presunta inutilità dell’acquisto, peccato che un conto è l’ente Aterp Provinciale e un conto sono gli uffici provinciali dell’Aterp. Mi spiego meglio. La riforma delle Aterp ha eliminato gli enti provinciali ma le diramazioni degli uffici sono rimaste così come erano. Ciò sta a significare che l’acquisto della sede fatto durante la mia gestione ha consentito oggi di continuare ad offrire un servizio in ambienti decorosi in cui tutti gli uffici precedentemente esistenti hanno continuato ad operare. Sotto un profilo organizzativo l’accorpamento delle Aterp ha portato all’abolizione dei direttori generali, di quelli amministrativi e di quelli tecnici ma non degli uffici».
Chiarita, quindi, quella che per lui è una «inequivocabile utilità della struttura», Daffinà aggiunge che «come da noi prospettato proprio in fase d’acquisto, i locali dell’edificio in surplus rispetto al fabbisogno generale dell’ente avrebbero potuto essere utilizzati per ospitare ulteriori uffici regionali e, nel successivo sviluppo dell’attività gestionale, quanto da noi previsto si è concretizzato visto che ad oggi la sede dell’Aterp ospita anche diverse altre pertinenze regionali».
Sul proprio operato, poi, Daffinà ribadisce di essere «perfettamente consapevole di aver operato secondo coscienza per far ottenere all’Aterp il massimo vantaggio possibile in termini economico-finanziari ma anche nel miglioramento delle potenzialità operative e funzionali che l’ente ha potuto e tuttora può esplicare per il raggiungimento dei fini istituzionali», dunque, «in conclusione ritengo di aver svolto il mio incarico quale commissario dell’Aterp offrendo il meglio delle mie competenze nella convinzione di aver fatto un buon lavoro. Non lo dico io, lo dicono i risultati che una analisi oggettiva e non pregiudiziosa non può che mettere in evidenza».
Una parentesi, poi, Daffinà la apre con riferimento alla possibilità di ricoprire l’incarico di presidente del collegio dei revisori dei conti di Cosenza. In particolare, Daffinà, dopo aver ringraziato «pubblicamente il sindaco Mario Occhiuto per la fiducia che mi aveva accordato nel propormi», annuncia che «con estrema probabilità, come ho già privatamente comunicato allo stesso primo cittadino, potrei ritirare la mia disponibilità per valutazioni ed esigenze personali».
Ma questa decisione non pregiudica la necessità da parte di Daffinà di mettere a tacere eventuali polemiche che precisa «solo per amor di verità» che «il sottoscritto è revisore contabile dal 1990 e in questi 30 anni di attività professionale ha ricoperto il ruolo di componente/presidente del collegio dei revisori o revisore unico in numerosi enti pubblici tra cui la Provincia di Vibo Valentia, il Comune di Vibo Valentia, diversi altri comuni in tutta la Calabria, l’Arpacal, oltre che in vari enti privati. Posso accettare che si discuta la mia attività politica ed eventuali scelte, magari, non condivise, di certo non posso accettare che si metta in discussione la mia competenza professionale. Quanto scritto finora è solo per chiarezza e per un dovere morale nei confronti di chi mi conosce e conosce la dedizione nello svolgere la mia professione e gli incarichi pubblici che ho sempre rivestito con spirito di servizio, disponibilità verso il cittadino amministrando – conclude – la cosa pubblica con il buon senso e la diligenza del buon padre di famiglia».
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