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Mohamed Alì Hassan

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VIBO VALENTIA – Nella sua valigia tante speranze e la necessità di mantenere in Patria i suoi cari. Voleva un lavoro onesto e l’ha trovato. Ma mai si sarebbe immaginato, 12 anni fa, quando mise piede sul suolo italiano, di diventare un Cavaliere della Repubblica. Il gesto che gli è valso la prestigiosa onorificenza che gli verrà conferita dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, racchiude un senso civico che, purtroppo, ormai sempre più spesso è un unicum: a luglio scorso trovò un portafogli con 5mila euro e, dopo tante ricerche, individuò la proprietaria e glielo riconsegnò. Non volle neanche una ricompensa perché aveva, dice, «ho fatto solo il mio dovere».

Padre di sei figli (uno dei quali adottivo), Mohamed Alì Hassan è un giovane somalo di 38 anni che ha lasciato la sua terra per cercare fortuna in Italia. Nel suo Paese infuria la guerra civile e così, una volta trovato un impiego presso la famiglia dell’ex senatore Murmura, riesce a fare in modo di far venire qui la famiglia. L’impiego di domestico lo porta a dividersi tra Roma e Vibo, nelle case dei suoi datori di lavoro. Da tempo però è nel capoluogo calabrese dove si è ormai integrato. Lo raggiungiamo al telefono e lui con garbo e cortesia accetta di fare una chiacchierata.

Allora Mohamed, quali sono le tue sensazioni?

«Sono molto felice, non me lo aspettavo davvero, eppure ho solo fatto ciò che ritenevo giusto».

Perché hai scelto proprio l’Italia?

«So che si vive bene e poi volevo trovare un lavoro per consentire alla mia famiglia di lasciare la Somalia dove c’è la guerra. Dopo poco tempo mia moglie e i miei figli mi hanno raggiunto e adesso viviamo qui da anni».

Tornerai nel tuo Paese?

«Al momento non credo, un giorno forse, quando la situazione sarà più tranquilla».

Ci parli dell’episodio del portafogli?

«Non c’è poi molto da dire, l’ho visto per terra, in centro a Vibo, e quando l’ho aperto ho notato tutto quel denaro. Ho subito pensato che chi lo aveva perso sarebbe stato in difficoltà e mi sono attivato per rintracciarlo. Ci ho messo un po’ di tempo ma alla fine ci sono riuscito. Era una donna di Maierato. Mi ha ringraziato tantissimo».

È vero che non hai voluto una ricompensa?

«Sì, ho fatto solo il mio dovere».

Qualcun altro si sarebbe tenuto i soldi.

«Io no».

E adesso partirai per il Quirinale a ricevere l’onorificenza.

«Sì, sarà un momento molto emozionante. Però ci andrò da solo perché il giorno dopo devo tornare a lavorare e aiutare mia moglie».

Sei qui da 12 anni, ma ancora non hai la cittadinanza italiana?

«No, non ancora. Magari sarà il prossimo passo. Dopo tutto questo tempo, comunque, mi sento un po’ italiano».


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