El Ateneo a Buenos Aires. E' considerata da molti la più bella libreria al mondo
2 minuti per la letturaChe bel 7 maggio quello che ha visto proclamare da Franceschini Vibo Valentia capitale del libro italiano.
Un successo che non nasce dal nulla. In questi anni la qualità degli scrittori calabresi, spesso residenti altrove, è molto cresciuta. Dara, Gangemi, Criaco, Abate, Postorino, Bubba, Bianco, Addante, Aloe, Leonetti, Teti, Turano, Lou Palanca e molti altri autori un seme buono l’hanno piantato.
Un paio di anni fa un raduno di scrittori, cineasti e giornalisti ad Africo Vecchio sotto un vecchio albero aveva mostrato una voglia di cambiamento. Episodio isolato e che meritava più continuità nella Calabria delle continue emergenze.
Pur felici, nel giorno della vittoria abbiamo il dovere di ricordare alcune questioni.
La Calabria ha tra le popolazioni meno istruite del Paese, numero molto bassi di laureati, legge molto poco e il circuito delle librerie è precario pur se con realtà diffuse che bene difendono il valore della lettura.
Si resiste con belle avanguardie che hanno contribuito al risultato odierno, con premi letterari di buon livello, circoli culturali e virtuose esperienze come il Sistema Bibliotecario Vibonese animato da Gilberto Floriani, veneto di nascita e calabrese per scelta (alla Berto). Floriani organizza il Festival Leggere&scrivere, una bella manifestazione che un solerte funzionario regionale il primo aprile scorso ha dichiarato non ammissibile ai finanziamenti.
Non era un pesce d’aprile ma la decisione di un’occhiuta istruttoria ancora sospesa e in corso di risoluzione. La Calabria ha speso poco e niente in passato per le biblioteche pubbliche. In questo terribile periodo di pandemia, 35 editori calabresi, costituiti in Coordinamento hanno proposto al presidente Nino Spirlì un grande piano di acquisti di libri di autori e argomenti regionali per resistere alla crisi.
Era dicembre quando si aprì il confronto trovando un’interlocuzione da parte dell’assessore-presidente. Lenta la discussione ma è andata avanti. Proprio questa settimana sono arrivati segnali positivi, ma si teme che anche qui la solita burocrazia rallenti un provvedimento che aveva raccolto anche il consenso del candidato in pectore di centrosinistra, Nicola Irto.
Vibo capitale del libro non sia un pennacchio borbonico di una sola città. È un’occasione per l’intera Calabria. Che festa sia. Ma non sprechiamo l’occasione trasformandola solo in una serie di eventi. Fra un anno dopo tanta sbornia, non vorremmo che una solitudine troppo rumorosa assalga le eventuali attese tradite.
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