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Distrutta per la terza volta a Vibo Marina la stele dedicata alla memoria del capitano Natale De Grazia, ciò che sconvolge è il silenzio di chi avrebbe dovuto difenderla


POSSIBILE che nessuno, davvero, abbia un’idea del perché la stele dedicata al capitano Natale De Grazia è stata attaccata per ben tre volte e, alla fine distrutta? E possibile che nessuno, almeno dopo la seconda aggressione vandalica, abbia pensato di farla sorvegliare con una telecamera funzionante?

C’è una carenza delle istituzioni e delle forze dell’ordine? Ci dispiace, ma bisogna dire che c’è stata disattenzione e noncuranza, che la tesi della “ragazzata” era parsa poco credibile fin dalla prima volta. Nessuno ha visto? Nessuno ha sentito? Quali indagini sono state fatte e in quali direzioni? A questo punto, qualcuno, dovrebbe dire qualcosa a un’opinione pubblica choccata e incredula. Ma tutto tace e anche chi dovrebbe parlare sembra tramortito. Il silenzio è agghiacciante.

Natale De Grazia non era una figura qualsiasi. Era un uomo dello Stato che ha indagato a fondo sulle vicende della navi dei veleni (o delle “navi a perdere”) e che, quasi sicuramente, aveva trovato qualcosa di grave e di importante. Per questo, probabilmente, è stato ucciso simulando un infarto a cui, ormai, pochi credono. E se fosse morto di morte naturale perché erigergli un monumento?

Uno Stato, una comunità nazionale che dedica una stele a un suo valoroso servitore e poi la lascia distruggere impunemente, non dà una buona immagine di sé.
Ma chi potrebbe esserci dietro a questa incredibile vicenda. De Grazia morì 30 anni fa sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria in un’area di servizio all’altezza di Nocera Inferiore. Stava andando a La Spezia a deporre sulle vicende delle navi dei veleni. Con la sua morte, praticamente, sulle indagini cadde una cortina di piombo e la task force che se ne occupava venne sciolta di lì a poco.

E proprio qui stanno la stranezza dei fatti odierni e la necessità di avere una risposta. Perché chi uccise (o decise di far uccidere) il capitano De Grazia oggi, probabilmente, ha a sua volta lasciato questa Terra e le vicende delle navi dei veleni giacciono nel dimenticatoio collettivo. Distruggere la stele, in un certo senso, oltre a colpire la memoria di De Grazia, ha paradossalmente il risultato di riaccendere una sia pur debole luce su quei fatti.

Chi potrebbe, dunque, avere interesse a sollevare interesse mediatico su quell’uomo e su quei giorni? Oppure il messaggio è un altro e ha altri obiettivi? Si vuole forse dare un segnale generico contro la legalità e contro chi combatte per un mondo in cui vicende analoghe a quelle su cui indagava De Grazia non si dovrebbero più verificare? De Grazia è un simbolo di civiltà, di civismo e di dedizione allo Stato repubblicano che qualcuno vuole offendere? Non lo sappiamo e non riusciamo a immaginarlo. Ma ci aspettiamo risposte da chi doveva difendere quella stele e non l’ha fatto..

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