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Come si presentava ieri il torrente Sant'Anna

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Dopo alcuni giorni in cui le acque erano pulire, nel torrente Sant’Anna, a Bivona, nel Comune di Vibo, ricompaiono liquami e cattivo odore. Lo sfogo un residente della zona


VIBO VALENTIA – Dopo qualche giorno di normalità, anche a seguito del clamore mediatico dato dall’interesse della Procura sul caso, di cui il Quotidiano del Sud ha dato notizia in anteprima, il torrente Sant’Anna di Bivona, ieri mattina, è tornato a colorarsi di marrone, frutto della presenza di liquami, per come testimonia il video a corredo effettuato da un residente della zona.

Cattivo odore e schiuma sono i segni distintivi dello scempio che è tornato a ripetersi. In questo caso una portata d’acqua (per così dire) maggiore rispetto agli altri giorni e, in assenza di piogge, questo sta a significare che il volume è stato aumentato: volutamente o meno, questo è ancora da stabilire anche se verosimilmente la prima ipotesi pare essere quella più plausibile.

VIBO, LIQUAMI NEL SANT’ANNA: LO SFOGO DI UNO DEI RESIDENTI DELLA ZONA

“E’ stato sufficiente che quei giorni di massimo clamore a ridosso di Ferragosto passassero che la situazione del torrente Sant’Anna è tornata a quella che io definisco sarcasticamente “normalità”, perché nel corso degli anni sono più le volte che presenta tracce di inquinamento anziché acque pulite. Bene l’interessamento della Procura che tutti noi auspichiamo possa venirne contrariamente agli anni passati quando tutti gli accertamenti si sono risolti in un nulla di fatto”.

L’interessato chiama in causa un po’ tutte le istituzioni, dal Corap al Comune, con quest’ultimo che “in pompa magna aveva annunciato via social che con il dirottamento delle acque del “troppo pieno” dall’impianto della Silica a quello di Portosalvo il problema SI sarebbe risolto quanto meno in via provvisoria ma come possiamo vedere così non è. E non si tratta di una cosa sporadica in quanto anche nei giorni successivi a Ferragosto si sono verificati episodi come quello di ieri mattina. Ma la domanda che ci chiediamo tutti è la seguente: possibile che nel 2024 non ci siano gli strumenti per capire chi sia il responsabile di questo scempio che deturpa un’intera area sulla quale, lo voglio ricordare, vige il divieto di balneazione dal 2014. Dieci anni in una zona non solo potenzialmente turistica ma anche densamente popolata nel periodo estivo”.

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