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Migliorano i dati ma non in modo sufficiente per revocare l’ordinanza di divieto di utilizzo dell’acqua pubblica per usi umani a Vibo. E i disagi, complice anche l’innalzamento delle temperatura, sempre maggiori per la popolazione.
VIBO VALENTIA – La questione del divieto di utilizzo dell’acqua nella zona centro-sud del del Comune di Vibo Valentia continua a tener banco. Non solo sui social ma anche tra gli scranni del palazzo Municipale.
Pur migliorando i dati, l’ordinanza di divieto di utilizzo emessa la scorsa settimana resta vigente. Il sindaco Maria Limardo si è recato, unitamente ai dirigenti, funzionari ed operai, nei punti di prelievo in cui si sono registrate le principali criticità. Criticità che hanno determinato la non potabilità dell’acqua in alcuni quartieri della città capoluogo. Dalle ultime analisi in possesso dell’ente si registra un graduale miglioramento nei valori in termini di presenza di infiltrazione batterica da soli coliformi.
Però il miglioramento ancora non è tale da determinare la revoca dell’ordinanza di divieto. «Al termine del sopralluogo – afferma il primo cittadino – ci siamo recati in Prefettura insieme ai rappresentanti dell’Azienda sanitaria per fare il punto della situazione. Intendo rassicurare la cittadinanza sul fatto che questa amministrazione sta profondendo il massimo impegno. La risoluzione della problematica è in cima alle priorità di questi giorni. Capisco bene che i cittadini auspichino dei risultati immediati, ma la problematica non è di facile soluzione. Non appena avremo novità importanti la cittadinanza sarà tempestivamente informata. Nel frattempo prosegue la distribuzione dell’acqua alle famiglie richiedenti, tramite il punto del mercato delle Clarisse, con la preziosa collaborazione della Prociv Augustus».
E così, mentre si è in attesa che il problema rientri, la polemica sulla gestione del problema da parte dell’amministrazione di palazzo Razza non accenna a scemare. Tutt’altro. Tant’è che questa mattina, 10 luglio 2023, nel corso della III Commissione (Lavori Pubblici) vi sono stati gli accesi interventi dei consiglieri di minoranza Pietro Comito (Concretezza) e Katia Franzé (Coraggio Italia). Interventi finalizzati ad avere risposte sia sulle cause che hanno portato a far rilevare una presenza al di sopra della norma di batteri e all’emissione dell’ordinanza di non utilizzo del prezioso liquido nelle zone di via Lacquari, viale Affaccio e località vicine, sia sulle attività di consegna delle bottiglie alle famiglie.
È chiaro che il perdurare di tale situazione rappresenta un bel disagio per la popolazione. Complice un deciso innalzamento delle temperature, infatti, la gente è costretta ormai da una settimana a bollire l’acqua per qualsiasi esigenza. Per lavarsi i denti ad esempio, per il cibo e quant’altro e questo non può che creare esasperazione nei cittadini che pretendono risposte su un bene essenziale. E la situazione è ancora peggiore per chi non ha la possibilità di muoversi, sia per l’assenza di un mezzo di trasporto o di familiari disponibili oppure per via di una condizione di disabilità, come il caso di una persona di Piscopio – per come riferito da Comito – che ha potuto avere la disponibilità dell’acqua solo grazie all’intervento del consigliere comunale.
Ad ogni modo, i disagi sono determinati riguarda due fattori. Il primo di natura logistica in quanto l’area si trova lungo una stradina e con un ingresso singolo per le auto sulle quali caricare due casse d’acqua per singolo nucleo familiare. Il che potrebbe creare ingorghi (probabilmente un’altra area, sempre in centro città, di più agevole accesso sarebbe la soluzione ideale). Il secondo è di natura comunicativa. Continua a presentarsi gente dalla mattina quando invece le operazioni di consegna sono il pomeriggio. In quanto, nell’area mercatale nelle ore antimeridiane vi sono gli ambulanti a svolgere la loro attività.
Il disguido, fanno sapere alcuni interessati, è che non è stato specificato nelle comunicazioni ufficiali che la consegna sarebbe avvenuta solo nel pomeriggio ma che questa era attiva tutto il giorno. Insomma, la situazione è realmente delicata. Forse bisognerebbe iniziare a pensare anche al peggio, ovvero che il divieto di utilizzo possa anche perdurare, e preventivare soluzioni tampone ma a lungo termine.
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