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VIBO VALENTIA – Il dato è allarmante: dei 50 Comuni del Vibonese, solo 9 hanno aggiornato i Piani di protezione civile; 14 hanno comunicato di aver avviato il processo, altri otto di avere intenzione di farlo quanto prima, mentre i restanti 19 non hanno manifestato alcuna volontà di procedere in tal senso.
Sono i freddi e inquietanti numeri che la funzionaria della Prefettura, Maria Rosa Luzza ha esposto alla Scuola allievi agenti della Polizia di Stato nel corso dell’incontro, svoltosi venerdì, rientrante nella settimana nazionale della Protezione civile che ha visto la presenza del prefetto Francesco Zito, funzionari della Regione, il presidente della Provincia, i sindaci ed i commissari straordinari, i Vigili del fuoco, le forze di polizia, l’Anas e gli enti erogatori di energia e servizi. E proprio la necessità di procedere all’aggiornamento dei Piani e dunque le azioni di prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni naturali e antropici, è stato il fulcro del discorso diretto soprattutto ai sindaci a procedere all’aggiornamento dei progetti.
Quello alla scuola di Polizia è stato, quindi, un primo incontro per arrivare alla creazione di un coordinamento, e sul tema è necessario – ha affermato il prefetto – sensibilizzare i cittadini, con la partecipazione «indispensabile dei sindaci e dei commissari straordinari. Per realizzare un buon risultato c’è bisogno di sinergia anche perché le emergenze e le esigenze sono molteplici».
Lo scopo dell’incontro – nello specifico – è stato la discussione degli obiettivi del sistema di protezione civile: il primo è la pianificazione territoriale che passa il piano provinciale e quelli comunali di protezione civile: «Dobbiamo porre l’attenzione sulla maggiore consapevolezza dei rischi naturali (eventi sismici, ndr) e antropici (derivanti dall’attività dell’uomo, ndr) – ha asserito Zito – Serve condivisione dell’attività progettuale di protezione civile e poi si sente esigenza di migliorare i comportamenti da adottare in caso di emergenza, da qui, pertanto, l’opportunità di prevedere delle esercitazioni». Aspetti, questi, che secondo il capo dell’Utg, devono andare di pari passo con «l’affermazione della cultura della prevenzione che sicuramente costa, ma costa di più intervenire successivamente ai disastri soprattutto se questa non è stata eseguita».
Recentemente è stato siglato un protocollo tra Prociv e Miur per rendere più efficace la comunicazione di questi temi all’interno delle scuole perché «è bisogna iniziare a sensibilizzare i più giovani», ha aggiunto il prefetto, rilevando, poi, come le risorse negli ultimi anni siano maggiori rispetto al passato ma, ha ammonito, l’attenzione deve essere non solo a parole bensì concreta; uno dei riferimenti è stato quello della messa in sicurezza edifici ricordando come, attraverso un recentissimo decreto del Consiglio dei Ministri sia stato adottato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico nell’ambito del quale sono stati stanziati alle Regioni 3,1 miliardi per il triennio 2019-2021, dei quali 1,3 già quest’anno per 6mila interventi: «Quindi – ha commentato – qualcosa si muove. I piani comunali rappresentano la prima risposta a livello locale ma servono sinergia tra gli enti simili e superiori e la presenza di un sistema informativo adeguato. Sono fondamentali per la protezione e i costi sono estremamente contenuti per come emerso, tra l’altro, un un’apposita riunione con i sindaci».
Dal prefetto Zito, infine, sono stati rivolti apprezzamenti al mondo del volontariato e al personale dei Vigili del fuoco la cui consulenza per la messa a punto dei Piani è «estremamente preziosa».
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