L'ospedale "Jazzolino" di Vibo Valentia
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Alcuni dirigenti dell’Asp smentiscono la circostanza che l’ospedale di Vibo sia avviato alla chiusura: «Si mettono in giro notizie totalmente infondate e neanche verificate». Sul trasferimento di alcuni reparti dello “Jazzolino” alla Villa dei Gerani, parla il titolare della clinica: “Al momento non sappiamo nulla».
VIBO VALENTIA – «Diffondere o cavalcare notizia di questo tenore, e cioè totalmente infondate o non adeguatamente verificate, non fa gli interessi dei cittadini utenti»; a parlare, visibilmente irritato, è un alto dirigente dell’Azienda sanitaria vibonese che accetta di commentare, ma solo “off the record” (perché «le dichiarazioni ufficiali possono arrivare solo dalla commissione»), le voci circolate in questi ultimi giorni sulla questione ospedale «secondo le quali i lavori in arrivo allo “Jazzolino” ne comporteranno la chiusura per circa due anni. E’ una vera e propria bufala».
Infatti, spiega, il problema riguarda, sostanzialmente, solo tre sale operatorie (ma non quella di ostetricia) per le quali sono al vaglio alcune opzioni e un paio di reparti.
OSPEDALE DI VIBO: DUE LE IPOTESI SUL TRASFERIMENTO DEI REPARTI
«A quanto mi risulta, sono due le ipotesi maggiormente gettonate: utilizzare le sale della clinica Villa dei gerani oppure trasferirle in una struttura modulare reperibile sul mercato». Innanzitutto, perché nasce il problema? Il motivo è da ricercare nella necessità di effettuare importanti lavori di adeguamento strutturale e di efficientamento energetico, indispensabili per una struttura costruita più di 65 anni fa. In ogni caso, quindi, al di là del discorso sull’ospedale nuovo (comunque ancora tutto di là da venire) la struttura andava messa in sicurezza e l’Asp ha utilizzato 22 milioni messi a disposizione dal Pnrr a tale scopo.
Stando alle nostre fonti di prima mano, continue riunioni si tengono febbrilmente alla sede Asp per trovare una soluzione. Per le sale operatorie, come detto, due sarebbero le possibili soluzioni: o utilizzare quelle della clinica Villa dei gerani oppure allocarle all’interno di una struttura modulare, del tipo cioè di quella realizzata dall’esercito al tempo del Covid. Verosimilmente si andrebbe al noleggio, sul mercato di settore.
VILLA DEI GERANI: “NON SAPPIAMO NULLA A MOMENTO”
Quanto a Villa dei gerani, una telefonata ha portato un primo chiarimento: «Allo stato – commenta infatti il titolare Tonino La Gamba – non ne sappiamo niente, nessuno ci ha contattati abbiamo appreso di questa possibilità solo leggendo i giornali». E se l’Asp decidesse di andare verso questa soluzione? «Se e quando arriverà una simile richiesta la valuteremo con la necessaria attenzione e decideremo».
A ben vedere sarebbe la soluzione più logica perché si utilizzerebbe una struttura che offre ampie garanzie di sicurezza ed operatività, dispone infatti di quattro moderne sale operatorie. Senza contare che la clinica ha già in essere rapporti con il servizio sanitario pubblico, essendo accreditata con la Regione. Nessun disagio, inoltre, ne deriverebbe agli utenti. L’altra opzione presenta alcuni problemi, almeno ad un occhio non tecnico quale quello dei comuni cittadini. Innanzi tutto costringerebbe l’Asp ad un significativo esborso di denaro per il noleggio (e ancor più per l’acquisto) di una struttura prefabbricata. A questo si aggiungono le difficoltà di dover eventualmente spostare al suo interno le apparecchiature tecnomedicali necessarie al funzionamento delle sale operatorie. In ambiente Asp si esclude infine l’ipotesi dell’ospedale da campo. Quanto ai reparti sono due quelli interessati dai lavori: ortopedia ed oculistica.
URGE INIZIARE I LAVORI ALL’OSPEDALE DI VIBO PREVISTI NEL PNRR
Ma qui i problemi sono agevolmente superabili, potendoli “appoggiare” (come accaduto in altri casi) presso altri reparti dello stesso nosocomio. Per le sale operatorie l’Asp comunque non ha ancora deciso ma dovrà farlo in fretta perché i lavori sull’adeguamento strutturale vanno finiti entro la prima metà del prossimo anno (al 2027 è invece spostato il termine per l’efficientamento energetico), pena la perdita dei 22 milioni. «Questa è la realtà delle cose – rileva il nostro interlocutore – Le pare allora che si possa parlare di “chiusura per due anni” dell’ospedale? Cavalcando questa bufala si arreca un’ulteriore ferita alla nostra sanità pubblica: lei ce lo vede un paziente che arriva da noi con fiducia, avendo in testa la convinzione che l’ospedale sta praticamente chiudendo?».
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