X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

La storia di una donna affetta da tumore che denuncia di essere rimpallata tra gli uffici dell’Asp di Vibo e lancia un appello: “Voglio solo essere curata, senza favoritismi o corsie preferenziali. Ho una figlia che deve sposarsi tra pochi mesi, non so nemmeno se ci arriverò e questo pensiero mi devasta”


VIBO VALENTIA – La sanità italiana, troppo spesso divisa tra eccellenze e clamorose inefficienze, si trova nuovamente sotto accusa: e nuovamente il teatro della vicenda è Vibo Valentia, una città che da anni lotta contro un sistema sanitario traballante, incapace di garantire servizi adeguati ai cittadini, dove centro di questo dramma vi è una donna, T.A., che da poco ha ricevuto una diagnosi devastante: un tumore, accompagnato da altre malattie congenite.

Una situazione delicatissima che richiederebbe interventi rapidi, competenti e sensibili, purtroppo, però, la realtà si sta dimostrando ben diversa. La donna, residente nella provincia di Vibo Valentia, aveva inizialmente intrapreso un percorso di cure tra Roma e Milano, affidandosi a strutture sanitarie di fama nazionale per affrontare il delicato cammino della chemioterapia. Tuttavia, su consiglio dei medici, ha deciso di ridurre lo stress fisico ed emotivo legato ai continui spostamenti e continuare il trattamento nella sua città, presso l’ospedale di Vibo Valentia: “Una decisione che sembrava saggia e razionale – racconta – in quanto i viaggi lunghi potevano peggiorare il quadro clinico; il mio obiettivo era rimanere vicino alla mia famiglia e affrontare le cure con maggiore serenità”.

VIBO: L’ODISSEA DENUNCIATA DA UNA PAZIENTE AFFETTA DA TUMORE

Ma ciò che doveva essere un percorso lineare si è trasformato ben presto in una corsa ad ostacoli, fatta di ritardi, peripezie burocratiche e un’inefficienza disarmante. Al suo arrivo nel nosocomio vibonese, l’interessata si è vista infatti rimpallare da un ufficio all’altro, con scuse che andavano dalla mancanza di documentazione adeguata alla presunta assenza di posti disponibili per i trattamenti, e questo “è assurdo – incalza – Mi hanno fatto aspettare per giorni, poi settimane, con risposte vaghe e scuse che non stanno in piedi; nel frattempo, la mia salute peggiora, e io mi sento abbandonata”.

Il tumore della donna è di quelli che non lasciano spazio a esitazioni; ogni giorno perso senza cure rappresenta un rischio inaccettabile, eppure, l’ospedale di Vibo Valentia sembra “incapace di offrire un’assistenza tempestiva e adeguata”. La paziente ha già perso settimane preziose, trascorse tra telefonate, appuntamenti rimandati e informazioni contraddittorie.  “Mi hanno detto – spiega ancora – che dovevo aspettare perché mancava il farmaco per la chemioterapia, poi, mi hanno spiegato che c’erano problemi organizzativi, ma intanto io? La mia vita non vale nulla?”.

La sua preoccupazione della donna non è solo legata al tumore, ma anche al tempo che le rimane da vivere e al quale ai aggrappa con tutte le sue forze soprattutto per un evento in programma tra qualche tempo: “Ho una figlia – racconta – che deve sposarsi tra pochi mesi, non so nemmeno se ci arriverò, è un pensiero che mi tormenta giorno e notte”.

LA RICHIESTA DELLA DONNA: “CHIEDO SOLO DI ESSERE CURATA”

Quello di questa fragile donna non è purtroppo un caso isolato; la sanità a Vibo Valentia è da anni oggetto di critiche e denunce. Strutture fatiscenti, carenza di personale, attrezzature obsolete e una burocrazia elefantiaca sono solo alcuni dei problemi cui si aggiungono la mancanza di investimenti e una gestione spesso approssimativa che hanno reso l’ospedale vibonese, nonostante gli sforzi del personale, un luogo in cui sfocia spesso il malcontento.

La vicenda di T.A. mette in luce tutte le falle di questo sistema. Non si tratta solo di un problema tecnico, ma di un fallimento umano, di un’incapacità di mettere al centro della sanità il benessere del paziente. “Chiedo solo di essere curata – conclude la donna – non voglio favoritismi, non voglio trattamenti di favore, voglio solo quello che ogni cittadino dovrebbe avere: la possibilità di combattere per la propria vita, con dignità e rispetto”. Un messaggio, questo che dovrebbe risuonare forte nelle coscienze di chi ha il dovere di garantire una sanità pubblica all’altezza.

E mentre si attende che le istituzioni si sveglino, T.A. e tanti altri come lei continuano a pagare il prezzo più alto: quello della propria salute e della propria vita.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE