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La sede dell'Asp di Vibo Valentia

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L’amaro sfogo di una infermiera precaria della sanità che sperava nella stabilizzazione rimasta invece senza lavoro dopo un’esperienza di quattro mesi all’Asp di Vibo. «Credevamo di raggiungere il paradiso ma siamo sprofondati all’inferno»


VIBO VALENTIA – «Se ci avevamo sperato? Sì, tanto. E invece, ecco la doccia fredda». Parole che tradiscono l’amarezza di chi ha agognato una stabilizzazione che, superati i 50 anni, diventa sempre più una chimera. A parlare è un’infermiera – che chiameremo Giovanna (nome di fantasia) – che aveva superato il concorso per 14 infermieri (e altrettanti Oss) bandito dall’Asp di Vibo Valentia per essere impiegati nella Medicina d’Urgenza. Un contratto di tre mesi con la prospettiva di essere inquadrati nella pianta organica, come era stato loro ventilato. E invece, non solo il servizio non è partito, ma, beffa delle beffe, ai 28 non è stata rinnovata neanche la proroga. Ulteriore beffa: in seno all’Azienda vibonese, secondo la commissione straordinaria insediatasi dopo lo scioglimento per mafia, vi sarebbero ben 81 esuberi che stridono con le continue denunce di carenza di personale. E adesso per Giovanna e gli altri, il futuro diventa incerto, costretti a districarsi nuovamente tra i bandi per contratti a prestazione, quindi sempre precari. Proprio quando il paradiso sembrava vicino, ecco invece sprofondare all’inferno.

LA PRECARIA: “RESTARE SENZA LAVORO CI HA TAGLIATO LE GAMBE”

«Quella comunicazione ci ha tagliato le gambe – racconta l’infermiera precaria – anche perché ci avevano ventilato la possibilità di una stabilizzazione all’Asp di Vibo e invece ci ritroviamo senza lavoro». Giovanna, assieme agli altri colleghi, era stata assunta l’1 agosto scorso con un incarico di tre mesi. In sette, compresa lei, sono stati dirottati al pronto soccorso, i restanti altrove. Questo in attesa della definizione della graduatoria per l’impiego in medicina d’urgenza che l’Asp aveva affidato a una società esterna al costo di 70mila euro. Ma quel progetto non è mai partito e così si è giunti alla scadenza del mandato: il 31 ottobre. I sindacati alzano la voce, e l’ex commissario Battistini riesce a prorogare i contratti, ma solo per un mese, con la speranza di arrivare almeno al 31 dicembre. «Eravamo tutti convinti che ci avrebbero prorogato almeno fino alla chiusura dell’anno e che poi se ne sarebbe riparlato. Invece, la doccia fredda», commenta ancora l’infermiera con una crescente vena di amarezza.

ALL’ASP DI VIBO ADDIRITTURA ESUBERO DI PERSONALE MA OPERATORI OBERATI DI LAVORO

Si parla addirittura di 81 esuberi nell’Asp vibonese e, per Giovanna, qualora questo fosse vero, significa solo che «è stato mal gestito il personale, in quanto è stato probabilmente messo a svolgere altre mansioni. Magari – aggiunge – se ci fosse stato Battistini, probabilmente si sarebbe arrivati a una risoluzione diversa». La gestione del personale, quindi, diventa una delle principali cause della situazione precaria, mettendo in discussione l’efficienza e la coerenza dell’Azienda vibonese.

“RIENTRARE NEL CIRCUITO LAVORIVO è ANCORA PIù DIFFICILE”

Adesso, però, rientrare nel mondo del lavoro è più difficile: «La maggior parte di noi sono persone sopra la cinquantina, precarie da sempre, e onestamente questa volta credevamo che fosse arrivata finalmente l’occasione della nostra vita. Ora, invece, siamo quasi alla soglia della pensione e ancora dobbiamo sistemarci, trovare un lavoro stabile. In Regione, il Presidente Occhiuto parla di assunzioni, però noi abbiamo provato proprio sulla nostra pelle la situazione opposta. Invece di potenziare, si indebolisce il sistema, specialmente nei pronto soccorso, dove avviene il maggior numero di aggressioni al personale sanitario. E individuare i cosiddetti “imboscati” non sarà certo semplice».

“MI GUARDO ATTORNO MA RESTO SEMPRE PRECARIA”

Chiediamo cosa farà adesso, qual è il percorso che potrà seguire: «Sono laureata in Scienze dell’Educazione, ho lavorato vent’anni al Papa Giovanni XXIII, poi quando è fallito, ho lavorato a Lamezia, in ospedale come guardarobiera, e da quattro anni sono educatrice. Ho ripreso in mano la laurea e faccio dei progetti nelle scuole con i bambini diversamente abili». Però anche lì, come all’Asp di Vibo, il lavoro era a termine e la situazione era quindi precaria: «Ho iniziato a novembre 2023 e finito il 6 giugno, quando ha chiusa la scuola. Ho lavorato per prendere solo 2.500 euro, perché hanno tassato quasi tutto».

LA DENUNCIA DELLA PRECARIA DELL’ASP DI VIBO: “LA VERGOGNA DEL SISTEMA”

Dall’interessata poi una denuncia: «È vergognoso continuare a sfornare Oss, inventarsi nuove figure professionali, quando ci sono ancora padri e madri di famiglia a spasso. Questo è vergognoso per quanto mi riguarda. Se uscirà qualche bando, parteciperò, ma anche così non è che lavorare è sopravvivere. E nella mia situazione ci sono tante altre persone». Giovanna non è la sola, infatti molte persone che avevano accettato il contratto con l’Asp di Vibo viaggiavano ogni giorno da Amantea, Lamezia, o avevano preso casa in città, come ad esempio infermieri provenienti da Crotone, Locri e Reggio Calabria.

«Avevamo investito tanto in questa esperienza», ribadisce quasi come un mantra amaro Giovanna, evidenziando in conclusione un altro aspetto: «La cosa che ci ha indignato è la proroga di 24 mesi delle graduatorie. A questo punto mi domando: se questa è stata la strada scelta, perché non ci sono state le chiamate? Qual è il senso di tutto questo? I commissari sembrano aver detto che dalla graduatoria di Vibo, al momento, se chiameranno, lo faranno solo per sostituzioni e non per incarico. E quindi la nostra speranza è questa, almeno ben consapevoli che è sempre un cane che si morde la coda».

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