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VIBO VALENTIA – Si chiama Anna Russo, è una donna originaria di Tropea ma che vive a Santa Domenica di Ricadi. Lavora come addetta alle pulizie ospedaliere, presso il nosocomio tropeano. Ci contatta al telefono, abbastanza scoraggiata e rassegnata, con un senso profondo di abbandono a se stessa.
Anna, da circa dieci giorni, è chiusa in casa perché affetta da Covid-19. «Purtroppo anch’io, come quasi tutto il mondo, – racconta – ho contratto il virus. Per fortuna ora sto un po’ meglio, ma non nascondo di avere paura. Anche questo mio stato d’animo è uno dei motivi che mi ha spinto a rivolgermi a voi nella speranza di essere ascoltata».
La denuncia, a mezzo stampa, che l’interessata ha desiderato fortemente porgere, nasce da una questione ben precisa: «Sono passati almeno dieci giorni dal mio esito positivo al Covid. All’inizio, nessuno mi ha contattata per informarsi con chi ho avuto contatti in questi ultimi giorni, per identificarne per bene la catena. E allora mi domando, come la vogliamo fermare questa pandemia? Se io fossi stata un’incosciente, me ne sarei andata in giro e chissà cosa sarebbe potuto succedere. Lo scorso sabato, solo dopo tanta insistenza e dopo essermi rivolta a dei medici per chiedere aiuto, sono stata finalmente contattata».
Una questione molto delicata, dunque, che la signora Anna vuole far conoscere pubblicamente. I riflettori, poi, li punta nei confronti dell’azienda per cui lavora, come addetta alle pulizie in ospedale: «Voglio e pretendo – esprime risoluta – di essere sottoposta a più controlli, almeno ogni quindici giorni, poiché anche io lavoro in un ambiente a rischio molto alto di contagio. Lo pretendo per il bene in primis dei miei familiari e poi per una questione di responsabilità. Inoltre, aggiungo che necessitiamo, come categoria, di dispositivi di protezione individuale. Abbiamo bisogno che l’impresa ci fornisca le mascherine, senza provvedere di tasca propria. Chiedo di essere ascoltata, anche se un sassolino da solo non fa rumore».
Il sassolino, dunque, è stato gettato nello stagno. E Anna, adesso, aspetta che l’acqua faccia i cerchi.
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