Palazzo dei Normanni sede del Comune
3 minuti per la letturaIl prefetto di Vibo Valentia ha inviato la commissione di accesso agli atti al Comune di Mileto al fine di verificare possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta
MILETO (VIBO VALENTIA) – Il Prefetto Paolo Giovanni Grieco ha inviato la Commissione di accesso agli atti al Comune di Mileto. Si tratta del quinto organismo investigativo che varca la soglia di un ente locale negli ultimi due mesi, dopo Stefanaconi, Nicotera, Tropea e dell’Azienda Sanitaria.
A guidarlo è il viceprefetto Roberto Micucci. A lui spetterà, di concerto con gli altri componenti, verificare l’esistenza di condizionamenti mafiosi nell’attività amministrativa del Comune di Mileto. L’ente locale è guidato dal maggio del 2019 dal sindaco Fortunato Salvatore Giordano a capo di una lista di estrazione civica. Lista sostenuta in campagna elettorale in particolare da Forza Italia, nello specifico dal deputato Giuseppe Mangialavori e, su base locale, dal coordinatore Michele Comito.
LEGGI ANCHE: Commissione d’accesso a Mileto, il sindaco Giordano: «Sempre lavorato nel rispetto della legge»
La decisione del capo dell’Utg arriva dopo l’operazione “Maestrale-Carthago” condotta dalla Dda di Catanzaro e dai carabinieri. Indagine che aveva fatto emergere una situazione criminale nella città normanna particolarmente grave. Per come si evince dalle carte, vi operano una locale di ’ndrangheta costituita da alcune ’ndrine satelliti. L’indagine evidenzia numerosi episodi, anche omicidiari, avvenuti fino al 2019.
Scrive al riguardo la Dda: “La “Locale’ di Mileto” è la sommatoria di questa organizzazione in ‘ndrine. Esprime la possibilità di utilizzazione degli uomini e dei mezzi secondo le migliori attitudini ed utilità. È così che si utilizzano le ditte e gli imprenditori contigui alla struttura per contaminare il tessuto economico. Caso emblematico quello degli imprenditori Domenico Colloca, Pasquale Romano, Giuseppe Mazzeo con i quali la struttura criminale avrebbe “invaso“ vari settori. Rispettivamente gli appalti ospedalieri, scolastico e di accoglimento migranti, il settore edilizio, la manutenzione idrica ed elettrica negli enti comunali nonché la gestione dei rifiuti solidi urbani. Si crea un organigramma, in cui le varie articolazioni si coordinano, trovano la collocazione giusta ed operano “nell’interesse generale””.
Per gli investigatori emerge, quindi, un “capillare controllo e potere sul territorio. Il terrore e l’omertà della gente, la finalità e anzi l’attuazione di ingiusti profitti da estorsioni e i tentacoli sugli appalti e su qualsiasi fonte di ricchezza. La stessa influenza sul voto elettorale, appare strumentale al rapporto con la pubblica amministrazione in vista di ulteriori futuri vantaggi”.
Sempre da questa ed altre indagini antimafia emerge come “le famiglie Galati, Mesiano, Pititto, Tavella, Prostamo, non sono solo famiglie mafiose. Ma sono le famiglie mafiose riconosciute criminalmente, che hanno rapporti con le altre famiglie di ‘ndrangheta operanti nelle province di Vibo Valentia e di Reggio Calabria con stretti collegamenti con le ‘ndrine che operano in Lombardia”.
Ma in particolare, Maestrale.Carthago svela come il territorio miletese sia suddiviso in quattro zone che corrispondono alle frazioni della municipalità, ove operano altrettante ‘ndrine. Calabrò-Centro, Paravati, Comparni e San Giovanni ove insistono rispettivamente le seguenti famiglie Mesiano, Galati (ceppo di San Giovanni), Galati (ceppo di Comparni), Pititto-Prostamo-Tavella-Iannello. E ancora alcuni capitoli sono dedicati proprio al “condizionamento della pubblica amministrazione”. In particolare all’Asp di Vibo, agli appalti per la mensa di Mileto (e di una decina altri di Comuni), per la gestione dei rifiuti. Ma anche la vicenda del 2018, di come l’allora vicesindaco della Giunta Mazzeo, Antonio Prestia avrebbe agevolato il furto di carte d’identità al Comune per conto degli indagati Michele Galati e Angelo Bartone”.
Anche altri amministratori di quel tempo sono finiti nella rete della Dda. Ad esempio Vincenzo Nicolaci, soprannominato l’Assessore, perché era stato componente di della giunta guidata dal sindaco Varone (la cui amministrazione fu sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2012, poi consigliere nel successivo esecutivo Crupi); il già assessore Antonio Fogliaro, detto Rijkaard, ma soprattutto il consigliere Domenico Colloca, colui attorno al quale, secondo gli investigatori, ruoterebbero la maggior parte delle attività illecite: dalle mense alla gestione dei migranti anche sul territorio miletese. Insomma, questo il quadro tratteggiato dall’operazione “Maestrale” che non ha toccato l’attuale amministrazione sulla quale, tuttavia, il prefetto Greco ha voluto vederci chiaro perché, verosimilmente, ritiene esserci una continuità poco chiara nella gestione dell’ente della città normanna.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA