L'Asp di Vibo Valentia
5 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Il caso della madre che ha denunciato, tramite il proprio avvocato, di non poter vedere da oltre 3 mesi la propria figlia, affidata ai genitori del suo ex compagno dal quale si è separata a causa delle violenze subite, si arricchisce di nuovi dettagli (LEGGI).
A fornire la propria versione è l’assistente sociale Maria Filomena Massara che, tirata in ballo dalle accuse dei legali della donna ha voluto precisare i contorni e il merito della questione.
Secondo la Massara, assistita nella vicenda dal legale Rosella Virdò, la donna «ha ritenuto di dare grande clamore mediatico ai presunti torti dalla stessa subiti per l’asserita impossibilità di rivedere la sua bambina causati, a dire della stessa, dall’operato della “burocrazia”».
La Massara cita le accuse secondo le quali «con il suo operato, avrebbe avuto un peso determinante negli eventi così come riportati alla stampa e da questa poi divulgati. Pur non essendo mai espressamente nominata, risulta facilmente riconoscibile nella figura dell’Assistente Sociale cui più volte si fa riferimento, la mia assistita – chiarisce l’avvocato Virdò – che da decenni svolge proprio questo incarico per conto dell’ASP di appartenenza presso la sede di Mileto quale unica professionista a ciò incaricata».
Con la volontà di «correggere delle evidenti inesattezze che gli articoli, basati inevitabilmente solo su quanto riferito dalla signora e dal di lei legale di fiducia, riportano», la Massara «nel pieno rispetto e comprensione della vicenda umana e del sacrosanto diritto di cronaca» ma anche «per amor di verità ma anche per tutelare la propria immagine professionale ed il proprio operato che così pesantemente vengono messi in dubbio», mette in chiaro diversi aspetti della vicenda.
«Preliminarmente – si legge nel testo – ci corre l’obbligo di rilevare come della vicenda sia già da tempo stata interessata l’Asp di Vibo Valentia, quale Amministrazione di appartenenza, cui la professionista ha esaustivamente relazionato e che, quindi, ha già avuto modo di rendersi conto dell’assoluta regolarità e correttezza del suo operato».
Detto ciò, e annunciando che nell’eventuale silenzio dell’Asp «è comunque ferma intenzione della dott.ssa Massara, intraprendere nei confronti dell’Amministrazione tutti i necessari passi a tutela del proprio buon nome e della propria professionalità», la lettera dell’assistente sociale prosegue chiarendo che la stessa Massara è «regolarmente iscritta all’Albo ma addirittura, avendo cominciato ad operare prima della sua istituzione, ne faccia parte sin dalla sua prima formazione nei primi anni novanta. Stando così le cose, quindi, per ogni diverso, anche indiretto, riferimento al riguardo contenuto nelle notizie apparse a mezzo-stampa, la stessa fa sin da ora ogni più ampia riserva di intraprendere tutte le necessarie azioni a propria tutela contro tale evidente falsità che, sia pur formulata in termini dubitativi, è certamente tale da gettare un’ombra sulla sua persona e sul suo operato».
Allo stesso modo, l’interessata «smentisce sin da ora l’esistenza di qualsiasi legame di parentela con la famiglia dei nonni paterni cui al momento la bambina, per decisione, è bene sottolinearlo, non assunta dalla Dott.ssa Massara, è collocata». Inoltre, «esistevano ed esistono forti e probanti elementi documentali a sostegno delle decisioni assunte, confermando in pieno ogni singolo aspetto ivi compreso quello inerente la presenza di criticità nelle condizioni generali di salute della minore».
Rispetto alle limitazioni legate all’emergenza Covid-19 «che qualcuno – prosegue il testo – si è affrettato con troppa superficialità a considerare una scusa per impedire o, perlomeno, ostacolare, contatti di presenza tra la minore e la madre, si vuole sottolineare come esisteva una norma, sia pur di natura emergenziale (art. 83 comma 7 bis L. 24 aprile 2020 n. 27) che espressamente per il periodo compreso tra il 16 aprile e il 31 maggio 2020 (dopo la totale sospensione nel periodo precedente ricadente nel pieno della pandemia) imponeva che “gli incontri tra genitori e figli in spazio neutro, ovvero alla presenza di operatori del servizio socioassistenziale disposti con provvedimento giudiziale, sono sostituiti con collegamenti da remoto che permettano comunicazione audio video tra il genitore, i figli e l’operatore specializzato … “. Nessun ostacolo od impedimento dunque, ma semplice rispetto della normativa d’urgenza in vigore».
Infine, tramite il proprio legale l’assistente sociale ha messo bene in chiaro la situazione relativa alle sue presunte dimissioni. «La mia assistita – conclude il testo – non si è mai dimessa dall’incarico ma, dietro sollecitazione della propria Amministrazione di appartenenza, si è semplicemente limitata (prima della fine del mese di maggio) a conferire la pratica, insieme alle altre in quel momento affidatele, ai Servizi Sociali Comunali competenti sin dall’inizio a curare il caso».
In particolare, l’avvocato Virdò precisa che «la Dott.ssa Massara è inquadrata nell’ASP di Vibo Valentia ove svolge funzioni di assistenza socio-sanitaria laddove tali fascicoli risultavano di competenza dei Servizi Sociali comunali in quel momento privi di personale. Per questi motivi, e per la necessità di individuare comunque un servizio sociale che potesse seguire e monitorare il caso, il fascicolo era stato assegnato in un primo momento ai Servizi socio-sanitari dell’Asp in quanto unico servizio sociale operante sul territorio». Tuttavia «a seguito della recente assunzione, risalente agli inizi dell’anno di numerosi assistenti sociali destinati ad operare nell’ambito territoriale che andavano a colmare la precedente totale scopertura di organico, era quindi normale che tali fascicoli andassero in carico a chi, sin dall’inizio, ove presente, avrebbe dovuto occuparsene. Niente di più ma neanche niente di meno».
Nessuna dimissione né «volontà della mia assistita di tirarsi fuori dalla vitenda magari alla luce della piega presa dagli eventi, è assolutamente non veritiera. La Dott.ssa Massara opera sul territorio da circa quarant’anni e nel corso della sua lunga carriera si è sempre distinta per correttezza e professionalità, operando in scienza e coscienza sempre e comunque ed avendo sempre a cuore le problematiche delle centinaia per non dire migliaia di minori dei cui casi si è trovata ad occuparsi. Come da ultimo nel caso della bambina di cui oggi si discute che, dopo essere stata seguita per quanto di sua competenza con professionalità ed affetto, è stata affidata alle cure di altro professionista nei cui confronti la Dott.ssa Massara si è messa totalmente a disposizione al fine di metterlo a conoscenza delle peculiarità del caso e del lavoro svolto».
Quindi, «questi sono i fatti – conclude la missiva – il resto sono chiacchiere»
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