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Il luogo dell'omicidio

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Il pentito Pasquale Alessandro Megna racconta le fasi della sua latitanza dopo l’omicidio di Giuseppe Muzzupappa: gli spostamenti, le visite di nascosto di parenti e le rassicurazioni di Peppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, delle quali non si fidava: “Dissi a mio padre di aprire quattro occhi, non due”


VIBO VALENTIA – E’ interessante e ricco di particolari inediti il racconto del pentito Pasquale Alessandro Megna sulla sua latitanza dopo la commissione dell’omicidio di Giuseppe Muzzupappa a Nicotera Marina. Gli spostamenti, le visite di soppiatto, la strategia processuale e infine la cattura.

LA LATITANZA DI MEGNA DOPO L’OMICIDIO

Con la vittima, spiega, i rapporti in un primo momento erano buoni rapporti anche perché hanno condiviso l’infanzia e l’adolescenza  ma ad un certo punto, “non so per quale motivo”, lui “si è avvicinato ai Campisi cambiando completamente atteggiamento, fino ad arrivare, la sera in cui l’ho ucciso, a sembrare “un diavolo”.

Quindi la fuga di Megna da Nicotera marina in cerca di un rifugio che trovò inizialmente in zona Monteporo e a portarcelo sarebbe stato, sempre secondo il racconto, Angelo Carrieri che “mi accompagnò presso l’abitazione di Gennaro Burzì. Dopo avermi lasciato nella casa sua, ho detto ad Angelo di andare via, di lavare l’auto e di rompere il telefono per evitare che potessero fare delle analisi per rilevare i residui di polvere da sparo. Gennaro mi ha poi portato in casa di Burzì, un suo omonimo, dove ho fatto chiamare il mio compare Leo Lentini al cui arrivo ricordo che mi hanno portato in un consorzio dove vendono mangimi e che si trova vicino al ristorante “Il Ducale”, di proprietà di un ragazzo, all’interno del quale vi era una stanzetta con un divano”.

ARRIVA LA NOTIZIA DELLA MORTE DI MUZZUPAPPA

Erano le ore immediatamente successive al delitto. Le notizie sull’agguato avevano iniziato a finire sulle testate giornalistiche. Il pentito a quel punto ha deciso di raccontare a Lentini dell’accaduto, alla presenza degli altri ma non di Carrieri: “Ho chiesto a tutti di tenere lontano i telefonini, ancora non sapevo ancora che Muzzupappa fosse morto perché mi ero allontanato subito dopo la sparatoria ma ad un certo punto è entrato il proprietario del locale con il telefonino con l’articolo online dove si diceva che era deceduto. In quel momento l’ho visto sbiancare e cambiare atteggiamento; si è spaventato e appena è uscito ho chiesto a Lentini se ci potevamo fidare o se era meglio andare via”.  Da qui, pertanto, lo spostamento in via temporanea a casa di Leo Lentini a Comerconi.

Giuseppe Muzzupappa

LA STRATEGIA DA SEGUIRE

Nel corso della sua fuga, Megna ha concordato con il padre Assunto che era andato a trovarlo di nascosto, la strategia da seguire: “Se le forze dell’ordine fossero risalite a me avrei potuto raccontare i precedenti litigi, in effetti avvenuti, e far passere l’omicidio come legittima difesa e in quel caso, avremmo consegnato l’arma”.  Il giorno dopo, al ritorno al Consorzio, sono arrivati “Costantino Panetta e mio fratello Giuseppe che mi hanno portato nella casa della madre di Costantino, a Vibo Valentia, e lì sono rimasto sino al giorno in cui mi avete catturato (gennaio 2023)” nel quartiere “Feudotto”. E di visite, tuttavia, il collaboratore ne ha ricevute visto che sono andati a trovarlo la moglie con i figli, il padre, il fratello, finanche “Michele Mancuso che avrebbe dovuto aiutarmi, trovandomi una casa a Cabiate in provincia di Milano”.

“MAI PIANIFICATO L’OMICIDIO DI MUZZUPAPPA”

Un omicidio, quello di Muzzupappa, che Pasquale Megna esclude di aver premeditato né di averlo concordato con il padre o il fratello Daniele pur precisando di averci pensato pensarci tempo prima di commetterlo per evitare altri problemi alla sua famiglia: “In particolare – racconta – mi è capitato di pensare che avrei potuto assumermi questa responsabilità per evitare altri problemi alla mia famiglia. Quando ho fatto questi pensieri mi è anche successo di parlarne con mio padre, ma senza pianificare nulla”.

LE RASSICURAZIONI DI PEPPE MANCUSO…

Megna rivela inoltre di aver chiesto al padre, all’incontro avvenuto prima di Natale del 2022, in piena latitanza, come fosse la situazione in paese dopo l’omicidio domandandogli espressamente se fosse tranquilla o meno e li genitore gli raccontò che Peppe Mancuso alias ’Mbrogghjia era passato in pescheria. Un fatto che sembrò strano al pentito in quanto fino a quel momento, dopo la sua scarcerazione, “lui non aveva avuto alcun rapporto con mio padre”.

Durante quella visita, ’Mbrogghjia, riferendosi all’omicidio avrebbe chiesto ad Assunto Megna che se “gli fosse servito qualcosa di stare tranquillo”, mettendosi quindi a disposizione e aggiungendo che “alla sua famiglia ed ai suoi nipoti non interessava l’omicidio che avevo commesso e che loro non lo volevano vendicare, rasserenandolo per conto della sua famiglia perché a suo dire, il nipote Alfonso Cuturello (figlio di Salvatore e primo cugino di Muzzupappa), non avrebbe fatto nulla in quanto se la sarebbe vista lui personalmente, aggiungendo che dei suoi parenti rispondeva lui”.

…MA MEGNA NON SI FIDA

Ma Megna non si fidava di quelle parole e pertanto rispose al genitore di “aprire quattro occhi, non due, nel senso doveva stare ancora più attento di prima e non fidarsi di nessuno. Anzi, subito dopo questo episodio ho fatto in modo che mio fratello Giuseppe lasciasse la sua casa di campagna con la sua convivente e andasse a vivere a casa mia”. In ultimo, il collaboratore racconta che “Federico Surace si era offerto di uccidere Muzzupappa e in particolare mi disse che si sarebbe nascosto in una casa a Nicotera e che, una volta avvisato della presenza dell’obiettivo in paese, sarebbe uscito per sparargli e poi scappare”. Una presunta proposta che però Megna declinò: “Fui io a dirgli che non era necessario”.

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