Il luogo dell'omicidio di Raffaele Cracolici, avvenuto il 4 maggio del 2004
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Secondo le parole del pentito Francesco Fortuna, l’omicidio di Alfredo Cracolici avvenne a causa di una serie di furti mentre quella di Raffaele per evitare che si vendicasse del fratello. E su Mantella il collaboratore racconta: “Nel 2004 non era nessuno, tant’è che per commettere omicidi ci si rivolgeva ai Lo Bianco”
VIBO VALENTIA – Ad un omicidio ha partecipato attivamente, dell’altro invece ha appreso i dettagli da chi lo avrebbe eseguito: Francesco Fortuna, ultimo pentito in ordine di tempo del Vibonese, parla delle uccisioni dei fratelli Cracolici, Alfredo e Raffaele, soprannominati i “Palermo”, avvenuti a distanza di due anni, nel 2002 e 2004, ad opera della cosca di Sant’Onofrio che si sbarazzò di due pericolosi rivali per il controllo della zona di Pizzo e di Maierato.
FORTUNA: “L’OMICIDIO DI ALFREDO CRACOLICI PER UNA SERIE DI FURTI”
Il collaboratore racconta dunque, in ordine al primo (in cui perse la vita l’incolpevole Renato Furlano), che la causale fu un furto perpetrato dalla vittima ai danni “di Antonino Lopreiato detto “Famazza, al quale aveva rubato una motozappa ed alcuni capi di bestiame. A commettere materialmente l’omicidio furono Domenico Bonavota, Antonino Lopreiato e Salvatore Priamo (nome mai emerso fino ad oggi, ndr) e Bruno Cugliari”. Fortuna precisa di aver appreso tale circostanza direttamente da Domenico Bonavota “circa un paio di mesi dopo l’episodio”. Ma una ulteriore motivazione dell’eliminazione di Cracolici sarebbe dovuta, “secondo quanto si mormorava negli ambienti criminali, al furto di un carro funebre ai danni di Domenico Cugliari”.
“RAFFAELE AMMAZZATO PER EVITARE CHE VENDICASSE DEL FRATELLO”
Invece l’uccisione di Raffaele Cracolici sarebbe nata in quanto questi aveva saputo che i Bonavota erano responsabili dell’omicidio del fratello e per questo temevano una sua reazione. Fortuna racconta un altro inedito, vale a dire che la zona industriale di Maierato “non è stata mai sotto l’influenza dei Cracolici, ma piuttosto dei Mancuso per quanto all’epoca vi era un legame tra i due clan. E pertanto l’omicidio non avvenne per espandere l’influenza del gruppo Bonavota nella zona industriale di Maierato, ma proprio per prevenire l’azione vendicativa di Cracolici”, per come dallo stesso pentito appreso “direttamente da Domenico Bonavota il quale, in quel periodo, mi disse che avrebbero dovuto uccidere questo soggetto perché parlava troppo, dicendo che voleva vendicare la morte del fratello”.
FORTUNA RACCONTA L’OMICIDIO CRACOLICI E IL SUPPORTO LOGISTICO DI MICHIENZI E FRUCI
Come per il delitto Belsito, anche in questo caso la decisione di togliere di mezzo Lele “Palermo” si sarebbe decisa nel corso di vari incontri svoltisi “in presenza di Domenico Bonavota, Onofrio Barbieri, Domenico e Bruno Cugliari, Andrea Mantella e Francesco Scrugli, nei quali Domenico chiese aiuto in relazione a questa situazione e tutti noi altri accettammo che questo omicidio si doveva fare”.
Il supporto logistico lo avrebbero dato Vincenzino Fruci e Francesco Michienzi (quest’ultimo poi collaboratore di giustizia) in quanto Cracolici “aveva una relazione con una donna di Acconia e perché anche loro avevano interessi ad eliminarlo in quanto avevano avuto screzi in precedenza. Tutto il nostro gruppo manteneva i rapporti con Fruci e Michienzi anche perché in quel periodo i fratelli Anello di Filadelfia erano entrambi detenuti”.
Il pentito Fortuna si addossa la responsabilità materiale dell’omicidio Cracolici dividendola con “Francesco Scrugli mentre Onofrio Barbieri (anche lui pentito da qualche mese) era alla guida di un furgone di colore bianco”, scagiona – come del resto avvenne in sede di indagine preliminare nell’operazione “Uova del drago” – Nicola Bonavota (“non c’entrava nulla”) ma chiama in causa Pasquale Bonavota (“ne era perfettamente a conoscenza, anche se in quel periodo non stava stabilmente a Sant’Onofrio”).
Le conseguenze di quell’agguato furono che “il supermercato Sisa, presente nell’area industriale di Maierato, iniziò a corrispondere una tangente al nostro gruppo in due tranche annuali”.
IL PENTITO FORTUNA: “MANTELLA NEL 2004 NON ERA NESSUNO”
Nell’ultima parte di questo verbale del 30 agosto 2024, Fortuna parla dell’inizio della sua conoscenza con Andrea Mantella avvenuta “nel 2004 ed in particolare qualche tempo prima rispetto alla gambizzazione che io ho eseguito nei confronti di suo cognato”. Il ritratto che il collaboratore fa dell’ex boss in quel periodo era di una figura non certo di primo piano della criminalità locale: “All’inizio, ed in particolare quando noi abbiamo iniziato i rapporti con lui, Andrea Mantella non era nessuno, era solo un soggetto uscito dal carcere in seguito alla condanna per omicidio tant’è che chiunque avesse avuto bisogno di qualche favore a livello criminale a Vibo Valentia in quel periodo si rivolgeva ai Lo Bianco e non certo a lui. E comunque sapevamo che Mantella faceva parte dei Lo Bianco”.
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