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Francesco Fortuna, ex killer dei Bonavota, collaboratore di giustizia da agosto 2024

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Il neo pentito Francesco Fortuna racconta in questi primi verbali le fasi programmatorie ed esecutive dell’omicidio di Domenico Belsito affermando che a volerlo furono i Bonavota appoggiandosi al gruppo di Andrea Mantella


VIBO VALENTIA – Gli omicidi di Domenico Belsito e Domenico Di Leo, di Alfredo e Raffaele Cracolici, raccontati dalla nuova gola profonda della ’ndrangheta vibonese, vale a dire quel Francesco Fortuna, ex killer del clan Bonavota di Sant’Onofrio, che da agosto scorso ha scelto di diventare un pentito avviando la collaborazione con la Dda di Catanzaro.

In questo articolo ci occuperemo delle sue dichiarazioni rese al pm antimafia Antonio De Bernardo e al procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla in due verbali, quello del 30 agosto e del 3 ottobre di quest’anno, in ordine all’uccisione di Belsito, ferito gravemente la sera del 21 marzo 2004, a Pizzo, e spirato il successivo 1 aprile in ospedale. È stato il primo omicidio compiuto dal collaboratore per conto dei Bonavota racconta, ricordando che le “prime intercettazioni che riguardano questo fatto erano presenti all’interno del procedimento “Uova del Drago” dove Pasquale Bonavota faceva riferimento a delle problematiche di una ragazza sposata”. Fortuna ha ricevuto una condanna per quel fatto di sangue in primo grado a 30 anni unitamente a Domenico Bonavota.

LO SCAMBIO DI FAVORI TRA I BONAVOTA E MANTELLA

Fortuna conferma quanto detto dall’altro pentito, l’ex boss Andrea Mantella, in ordine agli esecutori materiali: “A commetterlo sono stati Salvatore e Andrea Mantella insieme a Francesco Scrugli”, aggiungendo che si trattò di uno scambio di favori tra il gruppo dell’ex boss scissionista di Vibo di Sant’Onofrio: “Tutto nasce da un favore che circa 15 giorni prima della commissione dell’omicidio Domenico Bonavota mi chiese di fare, ovvero una gambizzazione nei confronti del cognato di Andrea Mantella (Franzè) cosa che feci. La richiesta, in altra circostanza, mi venne nuovamente formulata sempre da Bonavota in presenza di Mantella, il quale sottolineò che io sarei riuscito a farlo perché Franzè non mi conosceva”.

Il pentito racconta quindi di essersi occupato della gambizzazione e che successivamente Domenico Bonavota “chiese a Mantella di organizzare l’omicidio di Domenico Belsito in quanto quest’ultimo aveva avuto una relazione extraconiugale con una cugina di Nicola Bonavota, e per questo motivo doveva essere ucciso per levare la vergogna nei confronti della famiglia ed in particolare di Antonio Serratore, fratello della donna”.

IL PENTITO FORTUNA: “L’OMICIDIO DI BELSITO VOLUTO DAI BONAVOTA”

In relazione all’omicidio di Belsito il collaboratore rileva a volerlo “sono stati i Bonavota” proprio a causa di quella relazione extraconiugale  che “era notoria a tutto il gruppo ed agli stessi Bonavota” e infine che era “già in atto già a partire dal 2001”.   Questa situazione era emersa già delle intercettazioni dell’inchiesta “Uova del Drago” nel corso dei quali si accertava che “i Bonavota, ed in particolare Pasquale, unitamente ad Antonio Serratore avevano esploso dei colpi di arma di fuoco nei confronti dell’autovettura del marito della donna in quanto disapprovavano la sua scelta di tomare con la moglie dopo quello che era successo.  Comunque, Serratore non accettava questa situazione, motivo per il quale si decise di eliminare Belsito il cui progetto omicidiario risale a circa un anno prima rispetto al momento in cui avvenne”.

Ma ad osteggiare quella relazione sarebbero stati anche Domenico e Bruno Cugliari, tuttavia, rileva ancora il pentito, l’eliminazione “non era comunque prioritaria in quanto in questa fase si trattava di un proposito astratto”.  

CON L’ASCESA DI MANTELLA SI PRESENTò L’OCCASIONE PER I BONAVOTA DI UCCIDERE BELSITO”

L’occasione propizia si presentò con l’avvento sulla scena criminale di Andrea Mantella “facendo leva sul favore che io con i Bonavota gli abbiamo fatto con la gambizzazione del cognato Antonio Franzè”. Dell’attentato alla vita di Belsito si sarebbe parlato in diverse occasioni “in presenza dei fratelli Pasquale, Nicola e Domenico Bonavota,  dei loro zii Domenico e Bruno Cugliari”. Incontri svolti in aperta campagna, a Sant’Onofrio, poiché era grande la paura di intercettazioni tanto che i discorsi più delicati non avvenivano nei casolari de Bonavota posti “ma passeggiando all’aperto, anche ad 1 km di distanza dagli stessi per evitare di essere ascoltati dalle forze dell’ordine. In tali riunioni – specifica ancora il collaboratore – in alcune occasioni era presente anche Onofrio Barbieri, mentre non c’era ancora Mantella col quale abbiamo instaurato i rapporti successivamente”.

LA PROGETTAZIONE DELL’OMICIDIO E GLI INCONTRI LONTANI DA ORECCHIE INDISCRETE

Il pentito Fortuna racconta ancora che proprio nel corso dei due-tre incontri “avvenuti nei pochi giorni tra la gambizzazione di Franzè e l’agguato a Belsito – in mia presenza e con Andrea e Salvatore Mantella, Francesco Scrugli, Nicola e Domenico Bonavota – è stato pianificato come realizzare materialmente l’omicidio” aggiungendo che l’auto per compiere il delitto era stata rubata materialmente da Barbieri circa due giorni prima e nascosta in una via del centro abitato di Sant’Onofrio  insieme all’arma da utilizzare direttamente occultata all’interno, mentre altre volte “i veicoli rubati venivano custoditi in un capannone di Pasquale Bonavota, così come avvenuto per il furgone utilizzato per compiere l’agguato ai danni di Raffaele Cracolici. La realizzazione dell’agguato – racconta ancora – è stata sicuramente partecipata a Pasquale Bonavota. Molte volte è andato il Nicola a Roma per riportare le notizie al fratello ed in tante circostanze sono andato anche io con lui”.

I SOPRALLUOGHI ALLA RICERCA DI BELSITO, IL FERIMENTO A PIZZO E INFINE LA MORTE IN OSPEDALE

Ad effettuare i sopralluoghi propedeutici all’agguato sarebbero stati i due Mantella e Scrugli direttamente con la macchina rubata: “Nel primo – riferisce ancora Fortuna – Belsito non è stato individuato mentre alla seconda occasione è stato intercettato e ucciso a Pizzo sulla via Nazionale da Salvatore Mantella e Scrugli, mentre Andrea si è occupato di recuperare i killer allontanatisi dalla zona con l’autovettura di proprietà del cugino Salvatore”.

Il Quotidiano del Sud dell’epoca sulla notizia dell’agguato in cui rimase ferito Belsito, poi spirato in ospedale

Per non destare sospetti, in quelle ore Fortuna e Domenico Bonavota si sarebbero fatti vedere “in giro a Sant’Onofrio dove poi abbiamo appreso la notizia” e, successivamente, incontrato i tre per farsi “raccontare le modalità dell’agguato fallito visto che che Belsito non era ancora morto a causa, forse, dell’inceppamento della pistola oltre che della presenza di altri soggetti sul luogo. In tale circostanza erano presenti anche Barbieri, Nicola e Domenico Bonavota.  Ricordo che abbiamo cenato ma non ricordo in quale ristorante”.

FORTUNA: “I BONAVOTA NON VOLEVANO UCCIDERE BELSITO IN OSPEDALE”

L’ex killer del clan di Sant’Onofrio però esclude, contrariamente a quanto sostiene Mantella, che Belsito dovesse essere ucciso in ospedale anche perché “subito dopo l’agguato, Domenico Bonavota si è recato lì proprio per trovare Belsito per far apparire che lui non aveva nulla a che fare con questo omicidio. Non posso comunque escludere che Andrea Mantella e Francesco Scrugli  avessero pianificato di procedere con l’eliminazione di Belsito nell’ospedale, così come non escludo che gli stessi hanno parlato di ciò con Domenico Bonavota e che quest’ultimo non ha raccontato nulla a me in quanto poi Belsito è deceduto ugualmente. Ad ogni modo, non avevamo alcun timore che quest’ultimo si sarebbe potuto vendicare”. Il pentito conferma però la circostanza che l’ex boss di Vibo avesse “delle entrature nel nosocomio sia per quanto concerne i medici che gli inservienti”.

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