Il carcere di Vibo
4 minuti per la letturaVittima dell’aggressione in carcere ad un agente della polizia penitenziaria di Vibo, i sindacati: «La misura ormai è colma»
VIBO VALENTIA – ANCORA un’aggressione ad un componente della polizia penitenziaria che si consuma nel carcere di Vibo. Un detenuto straniero ha colpito un appartenente al corpo di Polizia Penitenziaria. A renderlo noto sono i sindacati di categoria quali il Sappe e il Sinappe.
Per il primo, si è in presenza di “una follia che supera i limiti della civiltà”, argomenta il segretario regionale Francesco Ciccone, che ricostruisce le ultime ore di follia vissute nella struttura di contrada Cocari. “Ieri pomeriggio, nel Reparto isolamento del carcere, un detenuto calabrese ristretto nel circuito Media sicurezza ha proditoriamente colpito alla testa l’agente di servizio, utilizzando una delle bomboletta del gas che tengono in cella per scaldarsi le vivande”. Momenti ad alta tensione, denuncia il sindacalista: “Per difendersi dall’aggressione, il poliziotto è poi dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Pronto soccorso”.
Netta, quindi, la denuncia del Sappe: “Alla luce di tutto questo, non possiamo che dirci indignati di fronte a una amministrazione che individua nel trasferimento dei detenuti violenti da un istituto all’altro l’unico metodo di contrasto alle aggressioni del personale e riversa sulla Polizia Penitenziaria tutto il peso della sua inefficienza. Quanti lividi, escoriazioni, offese e insulti dovremo ancora vedere tra le fila della Polizia Penitenziaria prima di poter raccontare di interventi concreti?”.
Proprio ieri il Sappe, primo Sindacato del Corpo, aveva chiesto ai vertici regionali dell’amministrazione penitenziaria della Calabria di chiudere provvisoriamente proprio il Reparto isolamento. Ciò per le difficoltà operative in cui lavorano gli agenti. Anche in considerazione che sarebbero previsti dei lavori da parte del Provveditorato, lavori da farsi alla presenza dei detenuti. “Un Reparto detentivo – prosegue Ciccone – che presenta gran parte di detenuti con diverse patologie psichiatriche. Detenuti che giornalmente creano notevoli disagi al personale che vi svolge servizio. Tenuto anche conto dell’assenza dello specialista psichiatra, che manca ormai nel carcere vibonese da diversi mesi. Chiediamo di capire come si può pensare di lasciare in giro detenuti con problemi psichiatrici in un Reparto ad alto rischio. Mettendo in serio pericolo l’incolumità del personale e dei detenuti stessi”, conclude Ciccone, che per questo ha chiesto al Provveditorato calabrese “di valutare la possibilità provvisoriamente di chiudere il Reparto”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Vibo Valentia a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. È sotto gli occhi di tutti che la situazione penitenziaria è sempre più critica”, conclude Capece.
Lo stesso ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti. La situazione resta allarmante. Anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità. Siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato!”, conclude il leader del Sappe.
Sull’aggressione all’agente nel carcere di Vibo si registra anche la denuncia del Sinappe (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria). Per la vicecoordinatrice Cristina Busà «non esistono motivazioni all’origine di questo gesto. La costante assenza di misure e strutture idonee ad accogliere detenuti problematici e facinorosi, l’atavica carenza di personale e il sovraffollamento espongono la Polizia penitenziaria a continui atti di violenza».
Busà ricorda che «più volte il Sinappe ha segnalato su tutto il territorio nazionale, una lunga lista di aggressioni che si sono susseguite e che il personale di polizia penitenziaria ha subìto, tutte conseguenza di una gestione fallimentare di detenuti con problematiche psichiatriche che non è idonea a sostituire le cure mediche di cui necessitano e che portano alla luce tutte le criticità del sistema penitenziario. Situazioni come queste non dovrebbero accadere, ma purtroppo sono in continuo aumento. Questi accadimenti fanno sì che ad aumentare siano solo i timori e la paura di essere aggrediti ancora una volta, accrescendo il senso di abbandono. Il sindacato esprime tutta la sua solidarietà al collega aggredito e chiede un reale e urgente intervento dell’amministrazione».
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