I funerali
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SAN COSTANTINO CALABRO (VIBO) – La signora Domenica guarda la foto del manifesto posta all’entrata della chiesa. Di nero vestita, si sofferma a leggere, estrae un fazzoletto bianco dalla tasca e lo porta al volto. Si asciuga le lacrime che fanno capolino. Sospira, e lentamente varca la soglia della casa di Dio. Dietro di lei e davanti ai suoi occhi una folla composta, soprattutto ragazzini. Cerca di farsi spazio e riesce a prendere posto su una panca. Si guarda intorno, poi fissa l’altare. Lo farà per diversi secondi. È lei l’emblema di una giornata di dolore che ha colpito la comunità.
All’esterno e all’interno della Chiesa Madre, ieri pomeriggio, ci sono circa 3.000 persone ma si avverte solo un composto brusio. E tale rimane, in segno di rispetto, quando appare il feretro bianco di Domenico, il 13enne morto a scuola, due giorni fa, al termine dell’ora di educazione fisica. All’entrata del luogo di culto il parroco, don Oreste, lo accoglie, abbraccia mamma Nunzia, papà Antonio e la sorella Asia. E con loro si incammina verso l’altare. A seguire il serpentone di gente. In molti però non riusciranno ad entrare assistendo alla funzione nel cortile antistante. È il tributo di una intera comunità attonita per la scomparsa di un ragazzino timido, educato, amato.
E la domanda è sempre la stessa: “Perché”? Una risposta che intreccia due mondi: uno scientifico, l’altro religioso. Il primo stabilisce che la causa potrebbe essere dovuta ad sofferenza cardiaca anche se servirà l’esame istologico per accertare compiutamente la causa del decesso. L’altra, più profonda e intima, la offrirà il vescovo Attilio Nostro durante la sua omelia. Omelia che sarà intima anche per lo stesso presule, quando racconterà del fratello scomparso anni addietro. Alle sue parole seguiranno quelle del sindaco Nicola Derito, della dirigente Luisa Vitale e, da far stringere il cuore, dei cugini di Domenico.
L’omelia del vescovo
“Non importa quanto tempo noi viviamo, ma quello che noi doniamo agli altri e oggi tutta la delusione, il rammarico e il dolore che proviamo nel nostro cuore è bene che diventi amore. Dobbiamo vivere la nostra vita come se fosse sempre il primo giorno significa dare un peso specifico che a spesso non diamo, significa apprezzare le persone che abbiamo accanto e che a volte capita di non fare accorgendoci della loro importanza solo non ci sono più”.
E sulla domanda che tutti, soprattutto i cari del 13enne si pongono da quel maledetto giovedì, mons. Nostro ha esortato i fedeli a guardarsi “dal dubitare di Dio perché lui è l’artefice della vita, è lui che ha generato Domenico nel grembo di sua madre con l’aiuto di suo padre e che lo ha accompagnato per tutti questi anni amandolo come i suoi genitori, e anche di più, perché Dio ama tutti”.
E rivolto ad Asia, il vescovo ha parlato del fratello: “Le ho detto che lo sento sempre vicino a me, le persone che ci hanno preceduto in questa vita sono ancora più presenti, ancora più vive accanto a noi di quanto non lo fossero da vive. Ecco perché la sorte peggiore qui non è quella di questo figlio del Signore, ma la nostra; ecco perché oggi dobbiamo scegliere chi vogliamo seguire, se la morte o la vita, se rassegnarci a questo evento oppure proclamare Domenico vivo nel nostro cuore”.
Quindi un messaggio rivolto agli adulti e dedicato ai compagni del 13enne: “Rappresentate loro questa fede che cercheranno nei nostri occhi, nelle nostre azioni e che dovranno trovare, perché è un loro diritto sperare, credere, amare. Il regalo che Domenico vuole farci è la nostra fede, perché se oggi crediamo esclusivamente che lui sia morto, banalizziamo la sua vita e la sua morte, ma se decidiamo che la nostra vita deve avere una svolta questo è il fiore più prezioso e sacro che possiamo deporre sul suo corpo, sulla sua storia, sulla sua bara. Che la nostra vita sia, quindi, questo fiore, che diventi bellissimo, come tale è stata l’esistenza di Domenico”.
Il messaggio del sindaco
Con la fascia tricolore indossata, il sindaco Nicola Derito si è fatto portavoce del sentimento della gente di San Costantino: “Non è facile prendere la parola in questi momenti particolari, non è facile per nessuno di noi essere presenti qui e porgere l’estremo saluto a Domenico. Oggi tutta la nostra comunità, sconvolta, piange la perdita di una giovane vita troppo presto sottratta all’amore della famiglia a cui va la nostra sincera vicinanza. È un lutto che colpisce ciascuno di noi e non accettiamo quanto accaduto perché non riusciamo a dare una spiegazione. Domenico era un ragazzo tranquillo, riservato, sicuramente molto educato proveniente da una famiglia con sani e solidi principi”.
E quanto questa scomparsa abbia toccato l’animo è testimoniato anche dalla presenza dei sindaci del circondario (Jonadi, Filandari, Francica) anche loro in veste ufficiale, anche loro profondamente colpiti. Così come una carabiniera che durante la funzione, spesso ha asciugato gli occhi. E con lei tante altre persone. E poi i compagni del 13enne ai quali il sindaco Derito ha rivolto un pensiero: “So che non sarà facile tornare in classe e vedere una sedia vuota; a tutti voi che giovedì mattina avete assistito ad una scena bruttissima, va il nostro abbraccio; così come agli insegnanti e alla dirigente. Ma un pensiero particolare va alla docente di educazione fisica che ha prestato i primi soccorsi a Domenico”.
Il ricordo dei cuginetti
Straziante il ricordo dei cuginetti: “Te ne sei andato senza dire una parola – ha esordito una di loro singhiozzando – Ero un ragazzino dolce, generoso e silenzioso, che prendevi la vita alla leggera, senza ansie e preoccupazioni, perché è così che bisogna fare a questa età e tu lo avevi insegnato a noi”. Gli aneddoti delle visite al nonno, che all’uscita del feretro dalla chiesa, invocava il nome dell’amato nipote, sono stati ancora più intensi e intimi: “Ti ricordi quando questa estate ridevamo di lui perché si lamentava della notte insonne? Quelle che verranno non saranno più le stesse senza di te ma sappiamo che ci guarderai da lassù. Ciao “Mico”, insegna agli angeli come si prende la vita alla leggera, come tu sai fare”.
Le parole della dirigente, dello zio e del parroco.
La voce tremante della preside Vitale, infine, ha squarciato il velo di silenzio: “Era amato dai suoi compagni e dai docenti. Stava per lasciare la scuola per iniziare un nuovo percorso in un altro istituto a Vibo. Non siamo però preparati a confrontarci con la morte, e soprattutto con quella di un ragazzo. Ma lui resterà per sempre nella nostra scuola. Ragazzi amate la vita, rispettatela, e cercate di trarre sempre il meglio da voi stessi. Da oggi dovrete farlo con un motivo in più, dovrete farlo per Domenico, in suo onore, e alla sua famiglia alla quale non farete mancare il vostro affetto.
Se da un lato è vero che si è portato una parte di noi, è altrettanto vero che in noi rimarrà sempre una parte di lui”. E proprio alla prof. di educazione fisica sono rivolte le parole dello zio di Domenico: “Non deve avere rimorsi, noi vogliamo che sia in pace e che non si abbandoni ai sensi di colpa. Che la vostra preghiera possa continuare a sostenerci perché abbiamo capito che la vostra vicinanza è venuta dal cuore”. E nel cuore, ha concluso don Oreste “continueremo a portarti, caro Domenico, ma tu veglia su di noi, prega per i tuoi genitori e per Asia, per tutti i tuoi cari. Ti vogliamo bene e faremo di tutto per continuare ad essere vicino ai tuoi affetti”.
Terminata la funzione religiosa, l’uscita del feretro dalla chiesa, accolto da tanti palloncini bianchi, librati all’unisono in aria, in un cielo plumbeo, che ha consentito al sole di squarciare quelle nubi nere solo durante la messa. Per chi non crede è solo una coincidenza. Per chi, invece, crede è un segno. Ci piace pensare che sia così.
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