Giuseppe Muzzupappa
2 minuti per la letturaOmicidio a Nicotera, nella serata un 38enne del luogo Giuseppe Muzzupappa è morto ucciso a colpi di arma da fuoco
NICOTERA – Omicidio questa sera intorno alle 19.50 alla Marina di Nicotera. Un giovane già noto alle forze dell’ordine è morto ucciso a colpi di arma da fuoco da soggetti sulla cui identità sono in corso le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, del Reparto operativo di Vibo, della Compagnia di Tropea e della stazione carabinieri di Nicotera.
Si chiamava Giuseppe Muzzupappa, 38 anni, del luogo. Secondo quanto stanno ricostruendo gli investigatori si trovava nei pressi di una trattoria quando è stato attinto da colpi verosimilmente di pistola che non gli hanno lasciato scampo, mentre il killer si è rapidamente allontanato. A rinvenire la vittima riversa a terra, in fin di vita, una donna che ha chiamato i soccorsi. Gli inquirenti coordinati dalla Procura ordinaria, diretta dal capo dell’Ufficio, Camillo Falvo, stanno verificando la presenza di telecamere nella zona che possano aver immortalato l’assassino.
CHI ERA GIUSEPPE MUZZUPAPPA VITTIMA DI OMICIDIO A NICOTERA MARINA
Giuseppe Muzzupappa era, come detto, noto alle forze dell’ordine. Infatti, gli inquirenti lo avevano accusato, unitamente al cugino Antonio Campisi, 31 anni, anche lui di Nicotera Marina, del reato di tentato omicidio e detenzione illegale di armi, con l’aggravante dalle finalità mafiose. I fatti risalivano al novembre 2019. I due erano stati sorpresi mentre da un’abitazione di Gerocarne lanciavano in un torrente una pistola. Arma poi rivelatasi con matricola abrasa calibro 7.65, con relativo munizionamento e colpo in canna.
Secondo l’accusa, i due indagati – insieme ad altri soggetti mai finora identificati – avrebbero pianificato un progetto omicidiario nei confronti di appartenenti al clan dei Loielo. Clan operante nel territorio delle Preserre vibonesi, nell’ambito della faida con il clan rivale degli Emanuele. Secondo gli inquirenti, Campisi e Muzzupappa avrebbero stabilito la loro base operativa all’interno di un appartamento a Gerocarne, utilizzato come covo per condividere obiettivi e strategie. Successivamente la cassazione aveva riconosciuto l’assenza di gravità indiziaria per l’aggravante mafiosa.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA