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Il trasporto a spalla di una delle statue dei santi della chiesa di Soriano

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VIBO VALENTIA – Tutto è stato annotato con dovizia di particolari: foto, filmati e quant’altro. E inserito in una informativa che ha imboccato verosimilmente la strada che conduce all’Ufficio del Procuratore Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri.

La storia passata, soprattutto recente, non sembra aver insegnato nulla se si continua ad assistere a circostanze che fanno emergere chiaramente quanto la criminalità locale faccia del rito religioso l’occasione per affermare la propria offuscante presenza. È successo varie volte, in questa regione come in quelle con un’elevata presenza calabrese; è successo più volte nel Vibonese  stesso, portando al “commissariamento” delle Affruntate, in particolare a quelle di Sant’Onofrio e della vicina Stefanaconi, episodi neanche lontani nel tempo. Nel primo caso addirittura furono i carabinieri a condurre le statue dopo che si era accertata la presenza di esponenti legati alle ’ndrine locali tra i portantini. E lo stesso avvenne nel comune limitrofo. Senza dimenticare il caso di Zungri dove a portare l’effigie della madonna era stato niente di meno che il presunto boss, Peppone Accorinti.

Adesso, un nuovo caso è finito all’attenzione dei carabinieri che hanno visionato una serie di documenti foto e video oltre ad aver notato, de visu, ogni particolare. Il teatro dell’episodio è Soriano Calabro, popoloso centro dalla spiccata connotazione commerciale, incastonato nelle Preserre Vibonesi. La circostanza attiene al porto delle statue delle Madonne, quella dell’Addolorata e del Rosario, in occasione del weekend delle festività pasquali. Sia venerdì che domenica le effigi in questione, infatti – in base a quanto emerge dai filmati – sarebbero state portate in spalla da soggetti attenzionati dagli inquirenti in quanto ritenuti – da questi ultimi – appartenenti ad ambienti criminali. Un episodio, questo, che ha sorpreso e non poco, soprattutto perché prima della celebrazione dei riti  si era svolto  una sorta di vertice tra la Diocesi con il suo massimo rappresentante, il vescovo Attilio Nostro, le forze dell’ordine e il procuratore capo Camillo Falvo finalizzato proprio ad impedire possibili e particolari ingerenze e presenze esterne. Come di consueto, poi, le liste dei portantini erano state consegnate per tempo alla Prefettura per essere controllate. Tutto nella norma, dunque; i nominativi delle persone non avevano sollevato dubbi e perplessità. E così non si è reso necessario alcun cambio in corsa.

Il cambio semmai è avvenuto a riflettori spenti, quindi dopo il deposito della lista, quando, appunto, le identità dei soggetti, nel caso segnalato, non sono coincise con quelle che fisicamente hanno portato in spalla le effigi dei santi.

Com’è stato possibile tutto ciò? Chi ha autorizzato, se autorizzazione c’è stata, il cambio di persone senza previa comunicazione alle forze dell’ordine e all’Utg? Ci si domanderà il motivo per il quale le forze dell’ordine non siano intervenute. La risposta è presto detta: non si stava configurando alcun reato penale, tuttavia, come detto tutte le celebrazioni di quei due giorni sono state dovutamente segnalate all’Autorità giudiziaria che da tempo sta indagando sulle dinamiche criminali del vasto comprensorio, caratterizzate da decine di morti, perlopiù giovani, e altrettanti agguati falliti, segno di un riassestamento del potere mafioso dopo le operazioni messe a segno all’inizio dello scorso decennio.

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