I rilievi per le nuove indagini
4 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Una strage impunita, quella in cui persero la vita due bambini innocenti. Un processo che si è concluso con l’assoluzione per tutti gli imputati. Nel mezzo le dichiarazioni di alcuni pentiti, su tutti Angiolino Servello e in epoca più recente Andrea Mantella.
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E verosimilmente proprio sulla scorta delle rivelazioni di quest’ultimo la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha deciso di riaprire le indagini sulla vicenda avvenuta 39 anni fa, precisamente il 24 ottobre 1982 nella frazione Pizzinni di Filandari, ove l’esplosione di un ordigno è costato la vita ad Antonino e Bartolo Pesce, rispettivamente di 10 e 14 anni, ferendo quattro persone: Francesco Antonio Pesce, Margherita e Carmelo Vallone (cugini delle due giovanissime vittime) e Maria Rosa Cichello.Sulle tracce degli autori sono adesso all’opera i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia che stanno eseguendo le attività di sopralluogo e i rilievi balistici. Impegnati, nello specifico, la Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri che mirano a ricostruire mediante l’ausilio di appositi macchinari la dinamica dell’evento.
Allo stato, in base a quanto è stato possibile apprendere, non risultano persone iscritte nel registro degli indagati. L’ordigno esplosivo usato per la “strage di Pizzinni” era composto da un tubo di ferro contenente circa 700/800 grammi di gelatina esplosiva piazzato in un’abitazione attigua a quella di Giuseppe Soriano (cl.’35), padre dei fratelli Leone, Carmelo, Gaetano, Domenico, Roberto, Alessandro e Francesco Soriano, vale a dire quella di Maria Rosa Cichello. Un tragico errore dall’esito nefasto per i due piccoli che furono colpiti in pieno dalla deflagrazione.
Della strage di Pizzinni ha parlato, come detto, Angiolino Servello che nel 2005 si assunse la responsabilità dell’episodio indicandone nei Mancuso i mandanti contro i Soriano. Sono gli anni di piombo di una faida nella quale il clan di Pizzinni iniziava ad affacciarsi con prepotenza nella fiorente zona industriale a cavallo tra Vibo, Ionadi e Filandari.
Nell’ordinanza dell’operazione Black Money era riportato un interrogatorio del pentito condotto dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Marisa Manzini, nel corso del quale il primo riferiva: «…intanto uno degli esecutori sono stati io… A mettere quella bomba, cioè l’ha messa l’amico mio quella bomba, no che l’ho messa io… Io ero complice diciamo, nella situazione della bomba… Questo fatto mi è stato obbligato dal signor […], mio paesano, l’industriale quello che ha la fabbrica di ferro, che lavora… che ha quella grossa fabbrica… Mi è stato obbligato di mettere questa bomba in quanto… dicendomi che glielo hanno detto i fratelli Mancuso, all’epoca, che io non ho mai conosciuto né conoscevo».
Sulla vicenda ci sono anche le dichiarazioni dell’ex boss di Vibo, collaboratore di giustizia nel 2016, Andrea Mantella, acquisite agli atti del processo Rinascita-Scott: «Con riferimento alla zona di Filandari ricordo l’episodio che ha coinvolto due bambini rimasti uccisi. Questa cosa – ha dichiarato Mantella – l’ho saputa dagli altri soggetti appartenenti al mio clan e dallo stesso capo Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”. Io sapevo che la bomba era stata collocata da Peppe Mancuso, detto ’Mbrogghja”, e da Nazzareno Pugliese di San Costantino Calabro per colpire alcuni soggetti della famiglia Soriano. Invece rimasero uccisi i due bambini. La cosa mi è stata raccontata nel carcere di Catanzaro-Siano, al terzo piano, lato destro, da Leone Soriano, il quale ammise di aver commesso la leggerezza di fare confidenze alle forze dell’ordine su quanto accaduto. Mi disse che effettivamente erano responsabili i due, Peppe Mancuso e Nazzareno Pugliese, cosa che io già sapevo, e mi disse anche che i Soriano davano la caccia a Nazzareno Pugliese, che si era chiuso a casa per non essere ucciso e questo avveniva fino almeno al 2004. Ho saputo – aggiunge Mantella – che i responsabili sono stati poi assolti pur essendo colpevoli. Non so dire se in questa vicenda sia coinvolto il collaboratore Servello».
Le indagini dell’epoca si conclusero con l’individuazione dei presunti responsabili della strage di Pizzinni in Michele Vinci, Francesco Antonio Mondella e Nazzareno Pugliese, nonché successivamente, di Giuseppe e Luigi Mancuso, indicati quali mandanti, ma il processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Adesso la riapertura di uno dei casi più tragici e senza responsabili da parte della Dda di Catanzaro.
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