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Il procuratore Camillo Falvo

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VIBO VALENTIA – «Un’operazione che nasce dalla denuncia della persona offesa e la solerzia di un militare dei carabinieri che immediatamente ha svolto il suo dovere portando all’attenzione della Procura quanto stesse avvenendo».

Queste le parole del procuratore capo di Vibo, Camillo Falvo, alla conferenza stampa sull’operazione “Trailer Free” che ha portato all’arresto di 5 persone mentre per altre due sono state emesse delle misure alternative (LEGGI). 

Il magistrato, presente all’incontro con il pm Eugenia Belmonte, il colonnello Bruno Capece e il tenente Luca Domizi, ha voluto lanciare un nuovo appello alla popolazione evidenziando come la «capacità di ingerenza della criminalità nel tessuto produttivo vibonese, sia favorita dalla crisi pandemica e poi economica. Criminalità che ha invece enormi risorse, che immette denaro illecito per riciclarlo o per commettere reati in materia di usura. Pertanto, tutti coloro i quali dovessero approcciarsi a soggetti poco affidabili devono stare molto attenti e quando notano avvisaglie di questo tipo contattino la Procura o le forze dell’ordine. Già molti lo fanno ma questo momento storico è particolare e delicato e quindi bisogna mantenere alto il livello di attenzione».

Nel corso della conferenza stampa è stato evidenziato come nel solo mese di aprile, tra sequestri di armi, arresti per tentato omicidio, per droga e quant’altro, il bilancio sia più che positivo. E a queste attività si aggiunge l’operazione oggi.

«Il “Cavallo di ritorno” – ha aggiunto Falvo – è un fenomeno odioso che un tempo era molto diffuso a Pizzo in cui si verificavano numerosi furti d’auto ai danni di persone che avevano appena comprato il mezzo e per riottenerlo dovevano sborsare somme di denaro sempre più alte».

È stato anche ricordato come questa attività abbia messo in luce «anche la presenza di un esponente considerato legato ai Bellocco, Pietro Bellocco, che ha operato con soggetti della Piana e la complicità di individui del Vibonese».

Tutto nasce dal furto di un rimorchio ai danni di un imprenditore della zona di Avellino, che si vede richiedere prima 1000, poi 1500, poi 2000 euro per riaverlo. Alla fine, rinuncia a dare seguito a tali richieste, denunciando quanto avvenuto.

Gli incontri con gli indagati avvenivano sia a Gioia Tauro che al Cincin bar di Vibo e per essere convincenti in qualche occasione gli stessi si presentavano alla vittima mettendo in atto delle messinscene: facevano finta di aver avuto una sparatoria ad esempio, oppure, uno che si professava finto amico, portava con sé la pistola quando accompagnava l’imprenditore da Bellocco.

Altri ancora prestavano soldi alla vittima salvo poi farseli ridare indietro. Insomma, stratagemmi e bugie che hanno piegato la volontà di quest’ultima che, oltre al danno la beffa, non solo ha sborsato 3.500 euro con la speranza di riavere il rimorchio (che ne valeva circa 8.000), ma il mezzo non l’ho proprio più visto.

La Procura di Vibo aveva chiesto l’arresto per tutte e sette le persone coinvolte nella vicenda ma il gip ha, come detto, emesso il provvedimento cautelare restrittivo solo per cinque. 

«È fondamentale che in questo momento i cittadini capiscano l’importanza di denunciare – ha commentato ancora Falvo – Dopo un anno e mezzo dal mio insediamento a Vibo si è visto che la macchina della magistratura requirente è ormai a pieno regime. Adesso serve l’aiuto della gente per spingere al massimo sull’acceleratore».

E anche  il colonnello ha premuto sul tasto della collaborazione della popolazione: «Un fattore importantissimo – ha detto, unitamente al tenente Domizi – e l’operazione di oggi lo testimonia; da parte nostra si sta attuando un’azione di potenziamento della componente investigativa con l’arrivo di personale in uscita dalle scuole di formazione, in tutto una decina di unità in più. Obiettivi e traguardi raggiunti anche in virtù dalla presenza di una sinergia tra forze dell’ordine che deve indurre la gente a pensare che la sua fiducia non venga mai tradita, nelle grandi operazioni come nelle piccole cose».

Si è anche arrestato il trend negativo dei delitti contro la persona: «Nel 2020 abbiamo abbattuto la tendenza dei crimini violenti, basti pensare che si è verificato un solo omicidio, tra l’altro perseguito.  La sfida era proprio questa, con operazioni a tenaglia contro tali reati e la detenzione di armi in particolare, ed i risultati oggi sono ormai ineccepibili».

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