Il luogo della sparatoria
1 minuto per la letturaTROPEA – Comparirà con tutta probabilità lunedì prossimo davanti al giudice per le indagini preliminari, per la convalida del fermo indiziato di delitto, il 61enne Antonio Scidà, accusato del tentato omicidio di una donna di 42 anni – avvenuto venerdì verso le 18 nel rione delle case popolari (LEGGI) – con la quale avrebbe avuto una relazione sentimentale che quest’ultima avrebbe deciso di troncare.
La vittima è stata raggiunta da due colpi di pistola al petto e al braccio, e si trova adesso ricoverata all’ospedale, ma le sue condizioni non sarebbero gravi.
È viva per miracolo: infatti per pochi centimetri il proiettile non l’ha colpita al cuore.
L’uomo dopo il ferimento avvenuto per strada si è dato alla fuga ma è stato rintracciato presso la propria abitazione dai carabinieri che l’hanno sottoposto all’esame dello stub.
L’indagato, assistito dall’avvocato Mario Bagnato, si è assunto la paternità del gesto e il possesso dell’arma, ma non quello di un ordigno rinvenuto nel guardino della palazzina in cui vive.
Si tratta di una bomba di fabbricazione rudimentale, contenente 660 grammi di polvere pirica e con una miccia lunga circa mezzo metro a lenta combustione, che avrebbe potuto provocare ingenti danni, finanche distruggere un’autovettura.
Si trovava nell’area verde, pericolosamente accessibile alle persone.
L’ordigno è stato preso in consegna dagli artificieri e adesso spetterà agli uomini del capitano Nicola Alimonda e del maresciallo Tommaso Montuori stabilire se quanto affermato da Scidà in ordine paternità dello stesso corrisponda o meno a verità.
Scidà che ieri pomeriggio ha avvertito un malore ed è stato trasportato al nosocomio cittadino dove ha trascorso la notte in osservazione, per poi essere tradotto, stamani, presso l’istituto penitenziario di Vibo Valentia.
Il movente del tentato omicidio sembra abbastanza chiaro ormai, anche per come riferito dalle fonti investigative.
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