Il volto del volontario dopo l'aggressione
3 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Il volto tumefatto e la fascia a proteggere il setto nasale fratturato. Trenta giorni di prognosi ma poteva andare peggio. Andrea (lo chiameremo così) è ancora un po’ intontito per il colpo ricevuto. La paura è passata ma quei momenti vissuti da lui, da una infermiera e un’altra persona, sono sembrati interminabili. In balia di un soggetto che, senza alcun apparente motivo, gli si sarebbe scagliato contro, arrivando addirittura a intimare loro di inginocchiarsi e chiedergli scusa non si sa per cosa, poi (LEGGI). L’intervento della polizia è stata una liberazione per tutti. Adesso il responsabile dell’episodio è stato denunciato.
Sono stati momenti di altissima tensione quelli vissuti venerdì mattina al drive in del palazzetto dello sport, a Vibo, in cui da mesi vengono effettuati i tamponi alle persone potenzialmente positive al Covid-19. Sono le 10 circa quando un uomo, regolarmente prenotato e in attesa di sottoporsi al test, ad un certo scende dall’auto e inizia a dare in escandescenza, davanti a decine di testimoni, dirigendosi con fare minaccioso verso una delle dottoresse presenti al gazebo. Una scena che viene notata da diverse persone anche loro in fila in attesa del proprio turno.
L’esagitato arriva a «spingere la sua testa contro quella dell’operatrice facendo perdere l’equilibrio a quest’ultima, che inizia a gridare. Nel frattempo, da una vicina auto scende un’altra persona, padre di famiglia, che, avvicinandosi al soggetto lo invita a calmarsi ricevendo, per tutta risposta un pugno», racconta il volontario 33enne volontario della Protezione civile di Pizzo, che in quel momento si trova all’interno del gazebo; sente le voci concitate e si precipita all’esterno frapponendosi tra l’aggressore e le dottoresse cercando di ristabilire la calma. Ma è tutto inutile.
«Appena mi sono voltato un attimo per vedere se stava arrivando la polizia – racconta – questa persona mi ha sferrato un violento pugno al volto che mi ha scaraventato per terra. Ho avuto un attimo di comprensibile smarrimento e ricordo che questo soggetto ci diceva di inginocchiarci e chiedergli scusa senza che vi fosse stato alcun motivo. Noi non gli avevamo fatto niente».
A quel punto, la gente che ha assistito alla scena ha cercato di andare in soccorso del volontario, dell’altra persona e degli operatori sanitari, riuscendo a far allontanare l’esagitato. Pochi secondi dopo sono arrivati gli agenti: «Appena li ho visti – ha detto ancora il volontario, nonostante il sangue su tutto il volto – ho indicato loro chi fosse il responsabile e così lo hanno raggiunto e fermato. Non ricordo poi molto altro per via del colpo ricevuto. So solo che sono stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso». Qui i medici hanno ridotto la frattura al setto nasale, tamponato le perdite ed applicato la maschera protettiva.
Andrea però, nonostante tutto, non ha perso il buon umore: «Sembra che mi sia preso un raffreddore per come parlo», afferma per poi tornare serio: «Sì, la situazione avrebbe potuto prendere una piega ben più grave perché quella persona era ingestibile. E se avesse preso un legno o qualche altro oggetto?», domanda legittimamente, rivolgendo poi un pensiero all’infermiera e a quel padre di famiglia aggredito davanti agli occhi dei propri figli: «Ho fatto quello che andava fatto, mi spiace davvero tanto per loro, se avessi potuto avrei cercato di evitarlo. Meglio che avesse colpito solo me che anche loro».
Un cuore grande, quello del volontario della Prociv che, una volta ristabilitosi tornerà ad aiutare i colleghi con i quali opera in queste situazioni in cui spesso l’esasperazione ha il sopravvento fomentata da una situazione di tensione che dura ormai da un anno, e pertanto perdere la calma è un attimo. Serve una tutela in questi presidi, e di questo è assolutamente convinto anche Franco Di Leo, presidente della Prociv di Pizzo, la stessa del giovane: «Questi punti così delicati in cui vengono effettuati i tamponi, devono essere presidiati almeno da una pattuglia delle forze dell’ordine anche a scopo persuasivo per chi ha cattive intenzioni. Bisogna tutelare operatori sanitari e il personale della Protezione civile che da un anno stanno svolgendo un’attività meritoria ed è giusto che vengano protetti».
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