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SORIANO CALABRIA (VIBO VALENTIA) – La testimonianza visibile del livello di inciviltà raggiunto, si è rivelata lunedì nello storico borgo situato ai piedi delle Serre calabre, dove si scorge la bellezza di uno tra i più importanti esempi del patrimonio culturale conservato sul territorio: Il Convento di San Domenico.
Inciviltà – dicevamo – perché in questo lembo di terra che ha un ruolo simbolico nella storia religiosa, culturale, turistica ed economica del territorio vibonese, nei giorni scorsi è stato vandalizzato uno dei chiostri del Parco archeologico e monumentale di Soriano.
Nello specifico, ignoti avrebbero cosparso di olio di oliva i gradini di pietra da cui, peraltro, si accede al “Mumar – Museo dei marmi”, facendo penetrare nell’antica pavimentazione un consistente quantitativo di olio, che potrebbe aver causato danni irreparabili al bene artistico.
LEGGI LA SVOLTA CON L’ANNUNCIO DEL RETTORE DEL CONVENTO
Un gesto inconcepibile e, se vogliamo, anche atipico in ordine agli atti vandalici che, generalmente e purtroppo, vengono perpetrati ai danni del patrimonio culturale.
L’accaduto, segnalato da un cittadino al comando dei vigili urbani, è stato prontamente denunciato alla Caserma dei carabinieri di Soriano e alla Procura di Vibo.
«L’atto vandalico perpetrato ai danni del patrimonio artistico e culturale della nostra comunità – ha dichiarato il sindaco Vincenzo Bartone – oltre ad essere un reato, è un’ offesa ai danni di Soriano e dei suoi cittadini! L’amministrazione comunale condanna con fermezza il gesto vile e sconsiderato di un singolo che non rappresenta in alcun modo la comunità dei sorianesi. Abbiamo provveduto a denunciare l’accaduto alle Forze dell’Ordine che lavoreranno per identificare il colpevole – ha aggiunto – il Complesso monumentale di San Domenico, è dotato di un sistema di videosorveglianza, per cui non sarà difficile individuare l’autore del folle gesto».
Il Parco archeologico e monumentale di Soriano, dove risiede anche il Municipio, è videosorvegliato con un sistema anche abbastanza visibile, che, evidentemente, l’autore o gli autori del danneggiamento, ha o hanno ignorato. Del resto, devianza e inciviltà hanno radici lontane e profonde. I Vandali, per esempio, erano una popolazione germanica dell’ inizio del V secolo d. C. e non distruggevano solo per il piacere di farlo, ma anche per necessità di conquista.
Cosa abbia spinto a deteriorare o rendere “inaccessibile” l’entrata del Mumar, non è chiaro, ma per questo, si attende facciano luce gli organi competenti.
Tuttavia, è di poco fa la notizia che si starebbe provvedendo a esaminare le immagini che immortalerebbero il presunto autore del danno. Sulla pagina Facebook dell’amministrazione comunale di Soriano, infatti, è stato reso noto un video (GUARDA IN CODA ALL’ARTICOLO) in cui si evince chiaramente un uomo, intento a gettare del liquido sui gradini effettivamente danneggiati nei giorni scorsi. Sempre dalle immagini, appare altrettanto chiaro che, l’uomo ripreso dalle telecamere di sorveglianza, si sarebbe introdotto nell’antico chiostro attraverso un acceso interno e privato del perimetro dell’antica Basilica accessibili a pochi ed appare evidente che chi si è introdotto lo ha fatto utilizzando delle chiavi.
Nel frattempo, il sindaco Vincenzo Bartone, fa sapere «Andrò a fondo a questa vicenda. Il nostro patrimonio artistico e culturale, risulta a rischio e questo non posso permetterlo».
Situato nel prezioso chiostro del Parco monumentale, è “Il Mumar – museo dei marmi” all’interno del quale sono esposte le decorazioni in marmo pregiato degli altari e delle strutture di quella che le fonti antiche definiscono “la magnifica ruina” del Convento. Si tratta delle opere dei maggiori scultori e architetti dell’arte barocca (Giuliano Finelli fine XVI-1653; Martino Longhi arch. 1602-1660; Bonaventura Presti XVI- 1685; Orfeo Boselli, 1600-1667; Giuseppe Scaglia 1636-1718; Domenico Antonio Vaccaro1678-1745; Matteo Bottigliero 1685-1757 ecc.) che hanno operato in Sicilia, a Napoli, a Roma, a Venezia, per tutto l’arco del Seicento e Settecento; per inciso di recente la testa in marmo di S. Caterina da Siena è stata attribuita alla scuola del Bernini.
In attesa di poter ripristinare al meglio la pavimentazione in pietra dei gradini del chiostro, si è provveduto a utilizzare della segatura per assorbire l’olio d’oliva che si è propagato lungo l’accesso al Museo.
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