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VIBO VALENTIA – La cosca della ‘ndrangheta dei Patania di Stefanaconi aveva il potere assoluto sulla gestione di alcune processioni religiose. E’ quanto emerge dal provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro contro 11 esponenti della cosca (LEGGI L’ARTICOLO SULL’OPERAZIONE). A raccontare l’influenza della cosca sulle funzioni religiose è la collaboratrice di giustizia Loredana Patania le cui dichiarazioni sono state raccolte dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Simona Rossi.
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CON LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE ROMANZO CRIMINALE
La frase è riportata nel decreto di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di undici persone. Nel 2011, prima che Patania fosse ucciso, il parroco della chiesa decise di cambiare le modalità di svolgimento della festa e della processione della festa di Sant’Antonio. La decisione del sacerdote scatenò i malumori del boss della cosca il quale era stato, in passato, colui che decideva e gestiva l’organizzazione della festa. Il parroco subì così un’intimidazione, con il taglio dei pneumatici della sua automobile. Successivamente Fortunato Patania, insieme ad altri esponenti della cosca, si presentò dal parroco, secondo la Dda di Catanzaro, con fare minaccioso pronunciando la frase: «non mi toccate la festa sennò ve la facciamo pagare». I Patania, in particolare, avevano il controllo assoluto del comitato per i festeggiamenti e la stessa cosca decideva l’itinerario che doveva percorrere la statua di Sant’Antonio in occasione della processione.
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