Stefano Soriano mentre installa uno dei faretti
3 minuti per la letturaLampioncini del parco giochi rubati a Vibo, erano stati acquistati da due esponenti del Pd. “Li ricompreremo e i bimbi potranno tornare a giocare la sera”
VIBO VALENTIA – Neanche i lampioni ad energia solare di pochi euro hanno lasciato. Hanno pensato bene di prenderli, come fossero loro, sulla base di chissà quale distorta visione del rispetto delle cose altrui. Lasciando al buio quell’area giochi nella quale era stata portata un po’ di luce. Cosa dire a queste persone? Come etichettarle? Quali le parole da utilizzare di fronte a tali episodi se non quelle di rabbia e amarezza. Quel parchetto era destinato ai bimbi e i lampioncini erano stati installati per consentire loro di giocare durante le ore serali viste le elevate temperature di questi giorni. E invece, nulla.
Non è, ovviamente, il costo del materiale (pochi euro) quanto il gesto e tutto quello che porta in dote. Un gesto che fa comprendere che per una fetta della popolazione il rispetto delle cose altrui sia un optional. L’essere civili una chimera, e la sensibilità un utopia.
Tutto si svolge nella frazione costiera di Bivona. Lo scorso fine settimana il segretario del circolo cittadino del Pd, Francesco Colelli, e il consigliere comunale dem, Stefano Soriano, hanno acquistato tre lampioncini ad energia solare. I due li hanno posizionati due sullo scivolo e il terzo su un fusto d’albero poco distante dando finalmente luce all’area visto che l’amministrazione comunale non ci aveva ancora pensato. Avevano pubblicizzato la cosa sui social non per sentirsi dire “grazie” quanto piuttosto per rendere noto ai cittadini che lì avrebbero potuto portare i propri figli per farli svagare un po’.
“Non è tanto ma è meglio di niente. Nella speranza che quest’amministrazione comunale prima o poi, si renda conto delle potenzialità turistiche di questo territorio e non lo utilizzi solo come serbatoio di voti”, avevano commentato i due politici sui social. Un gesto ammirevole che denota senso civico, quello stesso che è invece mancato a chi ha deciso di rubare quei dispositivi.
E infatti nel giro di neanche 24 ore ecco l’amara sorpresa. Dapprima uno, a distanza di poche ore anche il secondo dei tre lampioni presenti era stato asportato. Un gesto senza un perché se non quello di arrecare un dispetto a dei bambini.
E la rabbia e l’amarezza sono stati i sentimenti che hanno accompagnato Soriano e Colelli. “Se i genitori avessero fatto il loro dovere – hanno affermato – questi incivili non avrebbero rubato i lampioncini solari che avevamo sistemato nella villetta dei fichi di piazza Marinella. Viviamo una società senza valori e stiamo a guardare senza reagire e questa ciò che mi preoccupa di più. I lampioncini li ricompreremo. Ma la ferita di questo gesto dovrebbe pesare su tutti noi ogni qualvolta non interveniamo con fermezza per spiegare ai nostri ragazzi i valori della società, il senso della comunità. Dobbiamo lottare contro l’ignoranza e insistere. Perché Vibo merita molto di più di quattro sciacalletti di quartiere che continuano a rovinare e preferiscono privare di una gioia i bambini”.
Non è la prima volta che si verificano simili episodi tanto nel capoluogo quanto nelle frazioni, tra aiuole danneggiate, alberelli spezzati, altri rubati, vetrine di negozi danneggiate, auto graffiate. Hanno preso di mira finanche le bici del bike sharing subito dopo la loro installazione. Le famiglie sono il primo filtro contro questa caduta di valori. Ma quando ciò non avviene, per i motivi più svariati, allora è facile imbattersi in simili episodi. E quel senso di impunità, alimentato anche da chi difende i propri figli anche di fronte all’evidenza di un gesto incivile, non può che aumentare.
Ma ieri magari è una vetrina rotta, oggi il furto di un lampioncino. Domani invece un’aiuola devastata. Si inizia sempre così e poi diventa quasi impossibile tornare indietro. E per alcuni l’epilogo è una stanza di 3 metri quadrati da dividere con persone che non hai scelto. Esagerazioni? Basterebbe ricordarsi cosa dicono di sé i vari collaboratori di giustizia circa i loro “esordi”.
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