La demolizione del manufatto
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – “Una giornata storica”. In questo modo il sindaco Maria Limardo ha commentato l’attività di demolizione di un manufatto abusivo nel quartiere “Pennello”, a Vibo Marina. Una struttura della quale vi era solo lo scheletro e che sarebbe dovuta essere abbattuta addirittura 30 anni fa. Solo che per tutto questo tempo è rimasta lì, ad imbruttire il quartiere.
Questa mattina, però, la svolta, grazie alla verve decisionale del procuratore capo Camillo Falvo che, nel campo dell’abusivismo, sta conducendo una vera e propria crociata, supportato da un’apposita task force costituita dai migliori investigatori del settore, i cui effetti si sono già visti nella zona di “Grotticelle” a Ricadi, in particolare, ma anche in altri centri costieri del Vibonese.
E quella di stamani non è una semplice demolizione ma rivela un alto valore simbolico in quanto avviene in un rione, molto popoloso tra l’altro, in cui la stragrande totalità delle costruzioni – risalenti nel tempo – è abusiva.
Le ruspe sono entrate in azione poco prima delle 9 alla presenza dello stesso magistrato, dei vertici locali delle forze dell’ordine nonché del primo cittadino del capoluogo di provincia. Col passare dei minuti, quell’obbrobrio è stato completamente abbattuto.
In realtà, la stessa sorte sarebbe dovuta succedere ad un’altra struttura poco distante ma il tutto è stato rimandato. Sì, perché il titolare, Giuseppe Francolino vi si è barricato all’interno. Si tratta dello storico Chiosco azzurro di piazza Capannina, eroso ormai dal mare, e chiuso da alcuni anni. Una costruzione risalente al 1958 della quale è stata decisa la demolizione a seguito di una serie di ordinanze.
Pino Francolino, affiancato dagli avvocati Giovanna Fronte e Marco Talarico, si è sempre opposto a tale decisione, presentando, tramite il proprio legale, documenti su documenti ma non c’è stato nulla da fare. E quindi, stamani, insieme alla moglie, si è barricato all’interno del locale ormai in disuso con l’intenzione di restarvi ad oltranza, rivendicando di avere tutta la documentazione che attesta “l’abuso della decisione finalizzata alla demolizione del chiosco” (ingranditosi col passare del tempo) evidenziando come gli sia stato “impedito l’accesso agli atti per ottenere l’ordinanza di sospensione dell’abbattimento firmata nel 2020”.
Pertanto, vista la protesta di Francolino, gli investigatori hanno differito la demolizione della struttura.
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