Uno dei tanti eventi all’interno della scuola allievi agenti
4 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Se a Cutro da un lato suscita consensi la proposta fatta dal commissario straordinario del Comune, Domenico Mannino, di trasferire nella città del Crotonese la Scuola per allievi agenti della polizia di Stato di Vibo Valentia (LEGGI) – attualmente ubicata in una sede per cui lo Stato paga un fitto oneroso, presso l’incompiuta caserma dell’Esercito che doveva essere realizzata nella città del Crotonese – a Vibo è subito levata di scudi. A riferire su questa eventualità era stato l’ex consigliere comunale cutrese, Antonio Lorenzano, intervenendo dopo che il Quotidiano aveva riferito che la Difesa volesse svincolarsi da un accordo di programma stilato nel 2000 (LEGGI), con il commissario Mannino che aveva imposto soluzioni equivalenti.
«La scuola di polizia non si tocca», è il pensiero comune di politica e mondo sindacale, soprattutto di categoria. Il primo ad intervenire è il senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, che parla di «eccellenza del territorio», di «presidio di legalità intoccabile, in una terra funestata da alcune delle cosche di ‘ndrangheta più potenti e pericolose della Calabria. La proposta avanzata da alcuni amministratori locali, relativa al trasferimento della Scuola da Vibo al piccolo centro di Cutro, nel Crotonese, va dunque archiviata sotto la categoria “cronache marziane” e dimenticata in fretta, in quanto frutto di evidenti farneticazioni. La Scuola di Vibo – continua – è una istituzione inamovibile, un presidio fondamentale per la formazione dei nuovi agenti, come ebbe a dire pochi anni fa anche l’ex capo della polizia Gabrielli. Un suo trasferimento, peraltro basato sulla risibile motivazione di occupare un immobile per il quale, a due decenni dalla sua costruzione, non è stata trovata alcuna utile destinazione, rappresenterebbe un segno dell’ulteriore disinteresse dello Stato nei confronti di uno dei territori più poveri e arretrati d’Italia».
Il senatore azzurro invita quindi gli autori di questa «proposta balzana a rassegnarsi anzitempo: Vibo, i suoi cittadini, le varie amministrazioni provinciali e i tanti rappresentanti istituzionali di questo territorio non accetteranno di prendere nemmeno in considerazione uno scenario di questo tipo. La Scuola di polizia sta bene dove sta e non si tocca».
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Vibo, Maria Limardo secondo cui «è del tutto impensabile sul piano storico ma anche culturale e ambientale, immaginare la possibilità di un trasferimento della Scuola di Polizia di Vibo Valentia in alcune palazzine ubicate a Cutro. La nostra Scuola di Polizia è dotata di una struttura particolarmente idonea, completamente dedicata allo scopo, essendo inserita all’interno di un contesto strutturale in grado di garantire non solo la preparazione teorica degli allievi ma anche quella tecnico-fisica. Non solo alloggi come quelli oggi proposti, ma anche un’aula magna, ampi spazi all’aperto per le esercitazioni oltre che strutture destinate agli uffici e alla mensa. Senza considerare che all’interno della stessa struttura trovano collocazione anche un poligono ed un canile, insomma tutto quello che serve formare ottimi poliziotti. Siamo dunque ben lontani dalle palazzine di Cutro».
In ragione delle peculiarità raggiunte con grandi sforzi dalla Scuola di Vibo Valentia che è un «presidio di formazione particolarmente prestigioso nonché punto di riferimento facilmente raggiungibile – conclude la Limardo – nessuna valutazione in ordine all’opportunità di collocare detta scuola in altri territori ha, dunque, motivo di esistere». Barricate anche dal Siulp provinciale guidato da Franco Caso il quale evidenzia che la Scuola di Polizia è «patrimonio di Vibo Valentia e del suo territorio».
Il primo sindacato di Polizia che proprio qualche giorno fa ha compiuto i 40 anni dalla nascita e che a Vibo Valentia rappresenta oltre il 54% dei poliziotti, rileva che «spostare la Scuola di 120km ad Est, in un comune che non vanta sicuramente di un’autostrada ed aeroporto internazionale vicini, per riparare ad un accordo non andato a buon fine e fatto 21 anni fa sarebbe un errore. E poi – continua Caso – è opportuno sottolineare che i 96 alloggi, offerti nella proposta, basterebbero solo al personale di supporto che andrebbe a fare formazione, certamente non sarebbero per niente sufficienti per le esigenze dei frequentatori di qualsiasi corso. Inoltre, l’idea di allocare una Scuola della Polizia di Stato, dov’era stata prevista una caserma di un’altra Amministrazione, con esigenze logistiche diverse, rispetto a quelle formative della Polizia di Stato non sarebbe una buona cosa, anche perché tale metà dovrebbe essere poi raggiunta da frequentatori provenienti da mezza Italia, che sicuramente non si ritroverebbero né l’Autostrada A2 del Mediterraneo, ne l’aeroporto di Lamezia Terme. Sradicare quindi l’Istituto di formazione di piazza d’armi, non corrisponderebbe ad eliminare la spesa, ma solo a privare la città di Vibo Valentia di un baluardo di storia e di legalità», conclude Caso.
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