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VIBO VALENTIA – Studenti, cuochi e volontari utilizzano le cucine della scuola per preparare pasti da distribuire alle famiglie in difficoltà. Accade a Vibo Valentia, nell’Istituto Professionale di Stato Enrico Gagliardi.
«Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo attivato un’iniziativa di solidarietà – spiega il dirigente scolastico, Pasquale Barbuto – da lunedì 6 aprile, infatti, un gruppo di cuochi pasticcieri volontari composto da studenti del corso serale ed ex studenti, costituitosi per l’emergenza coronavirus con un protocollo d’intesa specifico, insieme all’Amministrazione Provinciale, alla Croce Rossa Italiana, alla Fondazione Banco Alimentare, si stanno prodigando nelle cucine dell’Istituto per preparare pasti e prodotti alimentari per le famiglie che versano in condizioni di grave indigenza della nostra provincia”».
Al progetto partecipano anche la Vibonese calcio, gli chef stellati della Regione e alcune aziende del territorio. Nelle scorse settimane l’Istituto ha distribuito agli alunni computer e tablet per «evitare che l’accesso alla tecnologia produca disparità e accentui le disuguaglianze», racconta Barbuto.
Oggi, in occasione della giornata dedicata alla Festa della Mamma, il gruppo di volontari si è riunito a partire dalle prime ore della mattina nelle cucine della scuola per preparare 260 pasti completi (composti da cipolla di Tropea caramellata, tonno locale, riso di Sibari e dolci con canditi calabresi) da consegnare alle famiglie in difficoltà del territorio.
«La scuola è presidio di legalità e coesione sociale», conclude Barbuto. «Voglio ringraziare il dirigente scolastico, gli studenti e i volontari che hanno pensato al progetto e che si impegnano ogni giorno in quest’iniziativa – spiega la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina –. Segno che la scuola c’è, che ha reagito con forza, competenza e creatività ad una situazione davvero straordinaria. Come Ministero dell’Istruzione ci stiamo attivando affinché nessuno sia lasciato indietro. Ringrazio a questo proposito tutto il personale della scuola, che si sta adoperando per non lasciare soli i ragazzi e le famiglie. E questa storia ne è l’esempio».
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