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Cesare Pasqua

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Gli inquirenti nell’inchiesta Maestrale-Carthago ricostruiscono la capacità politica e la forza elettorale di Cesare Pasqua attraverso un colloquio con Domenico Colloca

MOLTI passi del decreto di fermo a firma del Procuratore Nicola Gratteri e dei sostituti Annamaria Frustaci, Andrea Mancuso e Antonio De Bernardo, relativo all’operazione Maestrale-Carthago, si concentrano sui presunti intrecci tra politica e ’ndrangheta.

In uno di questi si fa riferimento alla figura dell’indagato a piede libero Cesare Pasqua, già potentissimo dirigente del servizio di prevenzione dell’Asp di Vibo con il pallino, appunto, della politica, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

La cena tra esponenti del Pd per parlare di Pasqua e della sua forza politica ed elettorale

La sua potenza elettorale si è riflessa spesso sul figlio Vincenzo (non indagato) già consigliere comunale di Vibo, sotto l’amministrazione di centrodestra di Nicola D’Agostino (2010-2015) e consigliere regionale nella legislatura Oliverio (2014-2019), di centrosinistra. Il padre è accusato di aver cercato di “stipulare accordi corruttivi dove richiedeva, quale contro-prezzo della propria condotta, un bacino elettorale da devolvere al figlio in occasione delle Regionali del 2014” e la rilevanza degli incarichi elettorali, “nell’ottica di un accrescimento dello specifico potere” del padre, era stata oggetto di una cena del 20 agosto 2018 tra alcuni esponenti del Pd (nessuno di loro indagato) nel quale si faceva riferimento alla carriera politica di Vincenzo.

In particolare, uno degli interlocutori raccontava che il commissario alla sanità della Calabria del 2015 aveva deciso di ridimensionare il ruolo di Cesare all’interno dell’Asp e quest’ultimo aveva finito col candidare il figlio nella lista Oliverio Presidente con la quale fu eletto con 4518 preferenze: “…quindi una volta siamo andati insieme da Pasqua con il commissario Pezzi… quando siamo arrivati dal generale Pezzi… disse “allora di Pasqua… allora Pasqua se ne può andare… dopo quattro giorni lo abbiamo visto candidato nel centrosinistra… questa è la forza di Pasqua…”.

Una scelta, quella di correre col centrosinistra, secondo chi aveva esposto la questione, che sarebbe stata dettata dal fatto che la coalizione di centrodestra, a cui la famiglia Pasqua aveva dato sostegno candidando Vincenzo alle Politiche del 2013, gli avrebbe voltato le spalle; lo stesso esponente dem specificava inoltre che “il compenso elettorale datogli dal centrodestra come corrispettivo fu un incarico a tempo determinato a Cesare Pasqua di presidente del Comitato consultivo zonale del medici specialisti ambulatoriali”.

La forza elettorale di Pasqua: le Regionali del 2020

I repentini cambi di casacca di Pasqua, scrivono gli investigatori, sono “certamente riconducibili al mero opportunismo che lo stesso antepone al proprio orientamento politico, che lo spingerà a stringere patti anche con esponenti della ’ndrangheta per allargare il proprio bacino elettorale”. E ritenuto emblematico in tal senso il presunto “scambio elettorale politico-mafioso intercorso tra l’imprenditore Domenico Colloca, ritenuto affiliato alla locale di Mileto, e lo stesso Cesare Pasqua, con lo scopo di agevolare l’elezione del figlio alle Regionali del gennaio 2020”. L’incontro tra il dirigente Asp e l’imprenditore “offre uno spaccato allarmante della figura di Pasqua il quale offre chiaramente l’appoggio mediante l’esercizio delle sue funzioni (…”io cerco di aiutarti in maniera incondizionata”) quantificando e richiedendo uno specifico ausilio politico (…”che forze hai? Quantificatevi… tu quanto pensi che pesi? Quanto pensi che puoi pesare?”).

“Non arrestano nessuno, sono una brava persona”

Pasqua ricorda all’imprenditore la presenza di un esposto nei confronti di quest’ultimo perché lavorava all’ospedale (“…e ciononostante io ti ho dimostrato che i reclami all’ospedale arrivano anche a me… mi è arrivato un altro sposto perché lavori…) ma di averlo riconfermato (“…però cosa ho osservato? Che non c’erano grandi lamentele e ti ho riconfermato”) per poi aggiungere (“io osservavo che tu non creavi grande apprensione, tanto è vero che una volta, per dire la verità questa estate, una lettera… io ho capito che questa lettera veniva da qualche invidioso, no? Da come l’aveva scritta… io la lettera anonima posso utilizzarla o cestinarla, e l’ho cestinata… Adesso facciamo questo accordo io e te…se sempre se lo mantieni”).

E alle perplessità di Colloca (“Sì… vi dico di sì, ed allora perché… vi dico di sì”), Pasqua aveva risposto in questi termini: “Non arrestano nessuno perché? Vedi che io sono una brava persona”), salvo poi ammonire l’interlocutore (“Non mi fare diventare cattivo… rifletti prima di dirmelo…)

“Mangialavori è venuto a trovarmi”

Durante la conversazione il dirigente Asp sonda il terreno per capire quanto Colloca possa influenzare i voti (“Che forza hai?”) ricevendo per risposta il numero di 1.500 e per rendere più convincente il dato l’imprenditore aggiunge: “…l’anno scorso… negli ultimi 10 anni il sindaco l’ho preso io per mano e quello che ho portato io è diventato sindaco… Peppe Mangialavori (non indagato, ndr)… e gli potete pure domandare quando si è candidato la prima volta alla Regione… è venuto a trovarmi… me l’hanno presentato che io non sapevo nemmeno come si chiamava…).

“A Stillitani abbiamo portato 500 voti”

Pasqua insiste nel conoscere la potenza elettorale di Colloca ma inizia a spazientirsi perché non riceve le risposte che vuole (“Ma mi stai prendendo in giro? Devi parlare chiaro a me non me ne fotte niente…inc.le”), al che quest’ultimo va dritto al punto: “Allora, ogni volta che ho fatto il gruppo il candidato mio ha preso 500 voti… e vi spiego una cosa: li abbiamo portati a Stillitani 500 voti… che a Mileto erano due candidati, noi siamo andati con lui… per andare contro a coso… io faccio di tutto per portare il più possibile… la forza non l’ho misurata mai… ho 53 dipendenti sparsi nella provincia di Vibo… perché ho tutte le cucine aperte e tutti…inc.le… casa per casa…”.

La forza elettorale di cesare pasqua: “Ritieniti impegnato con noi”

Ritenuto, poi, assolutamente rilevante la premessa del dirigente il quale riferisce all’interlocutore “che il dialogo sta avvenendo tra uomini d’onore e che quindi pretende consequenziali comportamenti (allora, senti a me… perché io ti posso essere padre, più che altro un uomo d’onore…. Guarda, facciamo in questa maniera… tu ritieniti impegnato con noi”); allo stesso tempo lo tranquillizza sul fatto che non dovrà preoccuparsi di nulla e, in caso di problemi nello svolgimento della sua attività lavorativa, di contattarlo immediatamente” per il tramite di una terza persona (“Se dovesse capitare qualcosa, tu non aspettare l’indomani… tu non ti preoccupare che hai un amico, hai un amico sincero e se ti do la mia parola non vengo meno. Io prendo e vengo”)”.

La vicenda, secondo quanto scrivono gli investigatori dell’Arma e della Dda, si conclude con Colloca che “acquisisce la gestione in sub appalto delle mense ospedaliere dell’Asp di Vibo e il candidato Vincenzo Pasqua che otteneva, pur non risultando eletto, un ottimo risultato elettorale conseguendo 2301 voti”.

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Francesco Ridolfi

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