Un momento del blitz dei carabinieri
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – È stata messa a segno un’operazione antimafia dei Carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia che stanno eseguendo dei provvedimenti di fermo emessi nei confronti di esponenti di una ‘ndrina della Provincia.
Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Tra i fermati il boss Leone Soriano, alcuni componenti della sua famiglia quali il nipote Giuseppe e Caterina Soriano, la cognata Graziella Silipigni, madre dei due giovani. E poi, Giacomo Cichello, Francesco Parrotta, Luca Ciconte, ed Emanuele Mancuso, persona già nota alle forze dell’ordine e figlio del boss Pantaleone detto ‘L’ingegnere”.
In conferenza stampa, il procuratore capo della Dda, Nicola Gratteri ha rilevato come fosse estremamente «importante mettere un punto fermo a questa recrudescenza nel territorio in cui operavano i Soriano perché abbiamo visto che gli arrestati di questa notte avevano iniziato a perdere il controllo di se stessi: si erano messi in testa di fare un attentato alla caserma dei carabinieri e al comandante della Stazione e questo ci ha allarmati e indotti a dare una risposta immediata».
Poi dallo stesso magistrato, il monito a chi fa della vita criminale il proprio credo: «Ogni qual volta si tocca un carabiniere si sappia che dietro di lui ci sono migliaia di colleghi e centinaia di magistrati. Non devono pensare nemmeno nel subconscio di toccare un magistrato, un giornalista, un avvocato, un esponente delle forze dell’ordine perché questi faranno muro. La ’ndrangheta non è una struttura statica, ma si muove, si modella e le donne da sempre sono state protagoniste, sono il caricatore degli uomini nelle faide; oggi hanno un ruolo delineato nelle dinamiche criminali tra controllo del territorio, reati fine; assistiamo quindi sempre più ad una loro emancipazione all’interno delle organizzazioni mafiose».
Quindi una promessa: «Saremo sempre più concentrati e determinati ad indagare sul territorio di Vibo; adesso abbiamo tre sostituti procuratori più il dottore Bombardieri che operano in una tra le zone con la più elevata densità mafiosa in Italia; per noi, dunque, il Vibonese è una priorità».
Per Giovanni Bombardieri la «reviviscenza della cosca è avvenuta dopo la scarcerazione del capo, Leone Soriano, a settembre scorso. Da quel momento in poi è stato costantemente monitorato dai carabinieri che hanno individuato quale l’autore della recrudescenza delle attività criminali nella zona, con intimidazioni e tentativi di estorsione ai danni di imprenditori, tentativi di minare il servizio dei carabinieri attraverso attentati, a cui si affiancava una rilevante attività di droga, armi tra le quali anche materiale esplosivo. Insomma, un progetto di riappropriazione del territorio messo in atto ricorrendo a fatti eclatanti tra i quali anche il progetto di eliminazione fisica di un boss rivale che si era trasferito nel territorio di Filandari: Giuseppe Antonio Accorinti».
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