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IN calce al verbale che riferisce l’assenso alle richieste del clan per le forniture di calcestruzzo c’è la firma di padre Michele Cordiano. Ma la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime non accetta la versione secondo la quale il proprio direttore avrebbe incontrato il boss Pantaleone Mancuso e assecondato la sua richiesta di avvantaggiare una particolare impresa nell’appalto legato alla costruzione di una parte della Casa della Gioia, la struttura voluta dalla mistica Natuzza Evolo (LEGGI L’ARTICOLO).

In una nota diffusa da Paravati di Mileto, si afferma che «ogni impresa che nel tempo ha partecipato prima ai lavori di costruzione dell’Auditorium e successivamente, dal 2006, ai lavori di costruzione della chiesa, ha sempre provveduto direttamente e senza alcuna interferenza alla scelta dei fornitori dei materiali occorrenti, pur subendo molte volte diversi attentati, puntualmente denunciati alle forze dell’ordine». Una versione che contrasta con quanto dichiarato da padre Cordiano ai finanzieri che lo hanno ascoltato nel 2003. Il verbale, che è stato desecretato di recente e porta la firma del sacerdote, riferisce il racconto reso su ciò che avvenne nel periodo incriminato: «Effettivamente – si legge – la ditta Mirarchi Antonio e Fratelli, una volta vinto l’appalto su mia indicazione si sono rivolti alla ditta indicata da Mancuso Pantaleone, la quale ha fornito tutto il calcestruzzo impiegato nella costruzione fino a oggi».

Secondo la Fondazione, però, è «inaccettabile» l’accostamento del nome «di quanti con profonda dedizione si dedicano all’opera di Natuzza, come il sacerdote padre Michele Cordiano, a oscuri personaggi della criminalità locale con i quali a nessun titolo lo stesso sacerdote ha mai avuto a che fare, come sempre dichiarato alle forze dell’ordine».

Dal verbale firmato alle ore 21.20 del 27 aprile 2003, risulta invece che padre Cordiano dichiarò: «Nel mese di giugno, ricevevo la visita di Mancuso Pantaleone, al quale dall’aspetto attribuirei una cinquantina d’anni, per suggerirmi, qualora ci fosse stata necessità di calcestruzzo, il nominativo di tale Naso Francesco di Limbadi, da lui indicato come “Cicco Naso”». Cordiano, secondo il verbale, dichiarò che dopo questo primo incontro non ci furono altre visite. E specifica di aver accettato il suggerimento di Pantaleone Mancuso per garantire quella che lui considerava «una “tutela ambientale” al raggiungimento dello scopo finale della realizzazione dell’opera».

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