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Il palazzo di giustizia di Vibo Valentia

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Tre persone rinviate a giudizio nella vicenda di una bancarotta che vede imputata una ex consigliera comunale di Vibo ed altre due persone. Patteggiamento per il marito e due fratelli. Prosciolti infine gli ex vertici della Bcc di Maierato


VIBO VALENTIA – Primi verdetti dell’inchiesta sulla presunta bancarotta dei fratelli Raffaele che ha visti coinvolti anche l’ex consigliera comunale di Vibo, Elisa Fatelli e l’ex Cda della Bcc di Maierato. Ebbene, davanti al gup vi sono stati due patteggiamenti, tre rinvii a giudizio e altrettanti proscioglimenti. Nello specifico Antonio Raffaele, 59 anni, di Soriano ha patteggiato a due anni e sei mesi, il fratello Ettore (52) a due anni.

LE PERSONE A PROCESSO AL TRIBUNALE

A processo invece Pietro Gerardo Raffaele (55), il fratello Filippo (60) e la Fatelli, moglie di Antonio. Per loro, la prima udienza davanti al Tribunale si terrà il 18 febbraio. Sentenza di non luogo a procedere, infine, per tutti gli appartenenti al consiglio di amministrazione della Banca: Tony Bilotta, 80 anni, di Pizzo (Presidente del Cda), Giuseppe Betrò, 74 anni, di Pizzo (presidente del Collegio sindacale), ed Ernesto Clerici, 83 anni, di Albavilla, nel Comasco (Dg dell’istituto).

LA GENESI DELL’INDAGINE SULLA BANCAROTTA

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza di Vibo, e coordinata dalla Procura guidata Camillo Falvo, trae origine dalla trasmissione, da parte del Tribunale, della relazione dell’avvocato Maria Limardo (dal 2019 al 2024 sindaco di Vibo), curatore fallimentare di “Pianeta Casa Srl”, dichiarata fallita nell’ottobre 2016. Gli indagati sarebbero, quindi, stati “dediti ad una reiterata attività di distrazione delle risorse societarie, frutto di operazioni fraudolente”. Ritenuti riconducibili ai Raffaele i fallimenti non solo di “Pianeta Casa”, ma anche di altre aziende, quale la “Intre Srl”, nel 2012, che insieme alla prima “erano utilizzate per finanziare altri investimenti familiari e, dopo aver accumulato debiti – principalmente con l’erario –, spogliate degli asset produttivi a favore di altre società appartenenti al gruppo Raffaele”.

IL MODUS OPERANDI CONTESTATO AGLI IMPUTATI

Inoltre, i fratelli Raffaele avrebbero finanziato, attraverso la “Pianeta Casa Srl”, i vari investimenti personali necessari “per la costruzione/ultimazione del parco commerciale “La Rocca” intestato alla società “El Primero Sas” e per gli immobili degli eredi Raffaele siti a Soriano”. Gli inquirenti ritengono inoltre che un’altra società fallita, la “M.D. Srl”, avrebbe “sostituito la “Pianeta Casa” nella gestione dei punti vendita in ragione di una non sanabile esposizione debitoria poi della società, poi fallita, per 2,5 milioni di euro”.

Oltre ad aver “distratto i rami d’azienda e i beni di “Pianeta Casa”, la famiglia Raffaele avrebbe utilizzato la stessa per finanziare diverse reltà appartenenti al medesimo gruppo: la “El Primero Sas” (operante nel campo della locazione immobiliare) della Fatelli, la ditta individuale “Raffaele Antonio” (Commercio al dettaglio di articoli per la casa), la “Merkatutto Srl” (Commercio al dettaglio di elettrodomestici)”. Contestata la presunta distrazione di risorse finanziarie a favore dei familiari dei Raffaele senza che sia stata “rinvenuta alcuna motivazione economica”.

IL COINVOLGIMENTO DELLA BBC E L’ESCLUSIONE DEI VERTICI

Gli accertamenti svolti dalla Gdf avevano ulteriormente messo in evidenza il ruolo del consigliere pro-tempore della Bcc di Maierato, Antonio Raffaele, che, rivestendo al contempo la carica di amministratore unico di “Pianeta Casa Srl” e quella di socio accomandante della “El Primero Sas” della moglie, in conflitto d’interessi, avrebbe “inequivocabilmente agevolato l’accoglimento delle richieste creditizie avanzate nel tempo dalle due società”.
I vertici della Bcc di Maierato, poi, sarebbero stati “ampiamente a conoscenza delle difficoltà economiche in cui versavano le due società, esposte nei confronti dell’Istituto Bancario per 975mila euro ma nonostante ciò le stesse avrebbero ottenuto dalla Bcc l’erogazione di somme di denaro e aumenti di fido” ma nei loro confronti vi è stata sentenza di non luogo a procedere.

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