L'aula bunker di Catania
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I penalisti vibonesi sul piede di guerra dopo la decisione di celebrare le prime udienze dell’Appello di Rinascita-Scott nell’aula bunker di Catania. Il presidente Pino Aloi: “Una decisione folle, il processo si poteva tranquillamente celebrare a Vibo, così come sta avvenendo con Maestrale-Carthago. Interesseremo il ministro”
VIBO VALENTIA – «La situazione è molto seria»; Pino Aloi, presidente dei penalisti vibonesi, commenta con durezza e fermezza lo spostamento a Catania del processo d’Appello “Rinascita-Scott“, la cui prima udienza è fissata al 3 febbraio prossimo. Una decisione adottata per via dell’inagibilità dell’aula bunker di Lamezia Terme, ma che non è per nulla piaciuta ai penalisti vibonesi e, quasi certamente, a quelli delle altre Camere della Calabria i cui esponenti sono impegnati nel dibattimento.
Appresa la notizia, Aloi – che il Quotidiano del Sud ha contattato telefonicamente – ha immediatamente investito il coordinamento regionale perché, specifica, «è un problema regionale, che riguarda la Corte d’Appello di Catanzaro, perché la competenza è lì. È chiaro però che il problema è invece di Vibo, perché la maggior parte dei difensori e degli imputati sono vibonesi».
ACCUSE ALLA POLITICA: “FINO AD OGGI È STATA SILENTE”
Il presidente della Camera penale di Vibo lancia strali anche alla politica che fino ad oggi «è stata silente, quando invece dovrebbe porsi il problema», ventilando la possibilità di un coinvolgimento del ministro della Giustizia per «fargli capire che non possiamo più».
Intanto, ieri sera la Camera Penale si è riunita proprio per affrontare la situazione e mettere nero su bianco una lettera di protesta da indirizzare direttamente al titolare del dicastero, proprio perché, ribadisce, «il problema è serio».
“UN CALENDARIO D’UDIENZA IMPENSABILE”
Sotto accusa non solo la nuova sede individuata per lo svolgimento del processo d’Appello, che vede 236 imputati e 158 avvocati, oltre ai giudici, cancellieri e personale della giustizia, ma anche il calendario delle udienze. Un vero tour de force, quasi giornaliero, dal 3 al 14 febbraio per il momento, con la prospettiva di «soggiornare» presso la città ai piedi dell’Etna ancora per molto tempo, se lo stato di inagibilità dell’aula bunker di Lamezia non verrà revocato entro la data di San Valentino: «Non è stato preso in considerazione il fatto che il calendario d’udienza, così com’è, a parte la sede, è veramente impensabile. Anche perché, se stiamo celebrando il processo “Maestrale-Cartago” con 188 imputati a Vibo, non vedo perché non possa svolgersi un inizio di Appello qui, con udienze calendarizzate, magari due udienze a settimana, alternandole con Maestrale».
“L’APPELLO DI RINASCITA-SCOTT SI POTEVA CELEBRARE A VIBO NON A CATANIA”
Ma un’ulteriore circostanza fa storcere il naso ai penalisti, e cioè che l’Appello di “Rinascita-Scott” non vedrà «la stessa attività istruttoria di un processo di primo grado, con parecchi imputati collegati in video, e quindi non vedo tutta questa necessità di trasferire il dibattimento a Catania, quando lo si potrebbe svolgere nell’aula bunker del nuovo palazzo di giustizia di via Lacquari, a Vibo, che è attrezzata. È chiaro che questo crea un enorme disagio a tutto il collegio difensivo».
Come detto da Aloi, però, il problema è anche di carattere politico perché, sostiene, in tutti questi anni in cui «stiamo denunciando i disagi, nulla si è mosso. Nessun politico, nessuno del governo, della Regione o del Comune si è posto degli interrogativi. È vergognosa questa politica col cappello in mano, che si genuflette a qualsiasi decisione arrivi dall’alto».
“SERVE UN INTERVENTO DELL’AVVOCATURA REGIONALE”
Il presidente della Camera Penale vibonese affonda ulteriormente il colpo quando evidenzia che «una tanto sbandierata aula bunker di Lamezia, che ci è stata propinata e contro la quale noi abbiamo sempre sollevato problemi, vada in tilt a causa di un evento atmosferico, così tanto da creare un danno che comporta uno spostamento di una serie di procedimenti – perché ci sono anche “Maestrale” e “Reset”, tanto per citarne altri – a decine e decine di chilometri. Mi viene da pensare che fino ad oggi ci hanno fatto svolgere udienze in un posto non veramente sicuro».
Insomma, a giudizio di Pino Aloi, adesso ci deve essere «un intervento dell’avvocatura regionale, così come è stato anche in passato, perché il problema riguarda il Distretto della Corte d’Appello di Catanzaro, non solo il Tribunale di Vibo. Lo ribadisco, il problema è di carattere regionale e deve essere sollevato da parte di tutta l’avvocatura calabrese».
“RINASCITA-SCOTT” A CATANIA, I PENALISTI PRONTI A INTERESSARE IL MINISTRO NORDIO
Pertanto, Aloi conclude annunciando la volontà di proporre che una delegazione si rechi a parlare direttamente col ministro, perché «non è pensabile che si possa continuare con questo metodo che va sempre a discapito dell’avvocatura e anche dei cittadini, perché bisogna anche considerare che un processo a Catania costa agli imputati, e ai rispettivi familiari, tre volte tanto quanto costerebbe al loro legale».
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