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Le immagini della Gdf nel corso dell'inchiesta Petrolmafie-Dedalo

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La Dda ha proposto Appello contro i presunti esponenti del clan Mancuso nell’ambito del processo “Petrolmafie-Dedalo” avente ad oggetto il business dei carburanti


VIBO VALENTIA – Sono 31 le persone, alcune delle quali ritenuti appartenenti al clan Mancuso, nei confronti delle quali la Dda di Catanzaro, nelle persone del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dei sostituti Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli ha proposto Appello nell’ambito del processo  “Petrolmafie-Dedalo”, relativo al business dei carburanti. Il primo grado si è concluso l’1 dicembre del 2023 davanti al Tribunale collegiale di Vibo con 35 condanne e 28 assoluzioni a fronte delle 60 richieste di condanna avanzate dall’ufficio di Procura distrettuale antimafia.

CLAN MANCUSO E CARBURANTI. IL RICORSO DELLA DDA NEL PROCESSO D’APPELLO

Appello, ai fini della condanna, chiesto quindi per Fernando Emanuel Aber, 62 anni, di Catania (assolto in primo grado); Roberto Aguì, 53 anni, di Bovalino (assolto); Anna Bettozzi, 66 anni, di Roma (6 anni e 1 mese); Pietro Bonanno, 43 anni, di Catania (assolto); Vincenzo Campajola, 59 anni, di Napoli (assolto); Isaia Angelo Antonio Capria, 60 anni, di Nicotera (assolto); Alberto Coppola, 57 anni, di Napoli (9 anni e 10 mesi); Felice D’Agostino, 42 anni, di Terlizzi (6 anni e 1 mese).

Appello proposto anche per  Antonio D’Amico, 60 anni, di Vibo (18 anni e 10 mesi); Giuseppe D’Amico, 52 anni, di Vibo (30 anni); Gaetano Del Vecchio, 62 anni, di Tropea (assolto); Virginia Di Cesare, 31 anni, di Roma (4 anni e 7 mesi);  Carmelo Fabretti, 44 anni, di Catania (assolto); Sebastiano Foti, 48 anni, di Catania (assolto); Antonio Francolino, 69 anni, di Catanzaro (assolto);  Salvino Frazzetto, 65 anni, di Catania (assolto); Sergio Leonardi, 46 anni, di Catania (assolto); Sebastiano Lo Torto, 54 anni, di Nicotera (assolto); Francesco Mancuso alias “Tabacco”, 67 anni, di Limbadi (10 anni e 2 mesi); Luigi Mancuso, 70 anni alias “Il supremo”, di Limbadi (30 anni);  Luciano Morabito, 66 anni, di Africo (assolto).

Allo stesso modo, appello per Irina Paduret, 38 anni, nata in Moldavia (assolta); Francesco Saverio Porretta, 50 anni, di Milano (assolto); Rosamaria Pugliese, 49 anni, di Vibo (7 anni); Cristian Rosario Santoro, 29 anni, di Palermo (assolto); Emanuela Scevola, 43 anni, di Napoli (assolta);  Damiano Sciuto, 35 anni, di Catania (4 anni e 5 mesi); Salvatore Solano, 45 anni, di Stefanaconi, ex sindaco di Stefanaconi (1 anno); Giuseppe Terranova, 51 anni, di Messina (12 anni e 9 mesi); Rachid Totss, 42 anni, nato in Marocco (assolto); Gennaro Vivese, 57 anni, di Napoli (2 anni).

LE ASSOLUZIONI DEFINITIVE

Gli appelli saranno presentati anche dagli imputati che hanno avuto una condanna  mentre diventano definitive le assoluzioni di Anna Bonfanti, Carmine Coppola, Domenica D’Amico, Rosa D’Amico, Biagio Esposito, Italiano Giasone, Salvatore La Rizza, Simone Micale, Marina Azzareno, Fabio Pirro, Lucia Nurcato, Rocco Costa, Emanuele Scevola e Domenico Roberto Tirendi.

L’APPELLO PER SOLANO, D’AMICO, MANCUSO E GLI ALTRI

A balzare subito all’occhio è la richiesta di Appello nei confronti dell’ex sindaco di Stefanaconi e già presidente della Provincia, Salvatore Solano (qualche giorno fa lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune da lui guidato). In primo grado la Dda di Catanzaro aveva chiesto 7 anni per i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, dopo che nella prima fase aveva rinunciato all’azione penale per la contestazione più grave, quella di scambio elettorale politico-mafioso ma il tribunale lo aveva ritenuto colpevole, escludendo l’aggravante, solo per la corruzione elettorale.

Allo stesso modo, la pubblica accusa ha chiesto le condanne anche per chi, come il boss Luigi Mancuso e Antonio D’Amico, ritenuto imprenditore nel settore dei carburanti di riferimento del clan Mancuso e cugino dell’ex sindaco, si è visto infliggere 30 anni nel processo di primo grado. In questo caso, appellate alcune assoluzioni di reati fine. Stessa decisione per Giuseppe D’Amico, per il boss Francesco Mancuso. Appellate, poi, le assoluzioni di Irina Paduret, compagna di Totò Prenesti, braccio destro del boss Luigi Mancuso (la richiesta era stata di 16 anni) e di Francesco Porretta (16 anni e 6 mesi).

Non appellata, infine, la condanna dell’ex consigliere comunale di Vibo, Franco Tedesco, in quanto ritenuta congrua (ovviamente sarà l’imputato a fare ricorso). Tedesco che è stato assolto dal processo “Imponimento”. Appellate anche le assoluzioni di due ex funzionari della Provincia di Vibo, Capria e Del Vecchio.

CLAN MANCUSO E CARBURANTI. IL COLLEGIO DI DIFESA NEL PROCESSO D’APPELLO

A comporre il collegio di difesa gli avvocati Tiziana Barillaro, Giuseppe Di Renzo, Wanda Bitonte,  Paride Scinica, Giovanni Vecchio, Vincenzo Belvedere, Gianfranco Giunta, Francesca Toscano, Eugenio Minniti, Pierpaolo Dell’Anno, Vincenzo Ioppoli, Roberta Castorina, Eduardo lzzo, Diego Brancia, Giuseppe Toraldo, Alessandro Parisi,  Tommaso Poli , Salvino Mandello, Mario Murone, Vincenzo Gennaro, Stefano Luciano,  Gianluca Tognozzi, Edoardo Martinelli, Maurizio Veneziano,  Alessandro Santangelo,  Ornella Valenti, Barbara Ronsivalle, Francesco Passanisi, Stefania Sesto, Francesco Calabrese, Francesco Signati, Adriana Bartolo, Salvatore Liotta, Saverio Loiero, Vitale Giambruno, Michele Rullo, Mario Lo Schiavo, Tiziana De Masi.

LE CONTESTAZIONI MOSSE DALLA DDA

Al centro dell’inchiesta, il cui blitz scattò nella primavera del 2020, il business dell’illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio per milioni di euro in società petrolifere intestate a prestanome. In questo filone, le persone a processo sono accusate, a vario titolo, per associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata a commettere delitti di estorsioni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (Foi), contraffazione ed utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati (Das); delitti aggravati dall’essere stati commessi al fine di agevolare le associazioni ’ndranghetistiche attive sul territorio calabrese.

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