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Pasquale Pititto

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Rinnovato il regime di carcere duro ex 41 bis per il boss di ‘ndrangheta del locale di Mileto Pasquale Pititto


VIBO VALENTIA – Pasquale Pititto, ritenuto a capo dell’omonima consorteria mafiosa operante nel territorio di Mileto vede aprirsi nuovamente le porte del carcere duro. La decisione è stata adottata dal tribunale della Sorveglianza su richiesta della procura distrettuale antimafia. Il boss 56enne, sulla sedia a rotelle dall’inizio degli anni ’90, dopo aver subito un attentato ad opera del clan rivale di Galati, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo, commesso negli anni ’80 con Nazzareno Prostamo, avvenuto a Catanzaro su mandato dell’allora capo dei Gaglianesi, Girolamo Costanzo. In più è stato condannato in via definitiva a 25 anni di reclusione definitiva nel processo nato dalla storica operazione “Tirreno” del 1993.

CHI È PASQUALE PITITTO, BOSS DI SAN GIOVANNI DI MILETO TORNATO AL REGIME DI 41 BIS

È inoltre stato ritenuto, insieme al cognato Michele Iannello (oggi collaboratore di giustizia) esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Chindamo e del tentato omicidio di Antonio Chindamo, avvenuti a Laureana di Borrello l’11 maggio 1991 su mandato del boss Giuseppe Mancuso, alias ‘mbrogghjia. A giugno del 2022 il Tribunale di Sorveglianza di Bologna accogliendo il reclamo proposto dalla difesa aveva revocato il carcere duro per Pititto. In quell’occasione i giudici lo avevano destinto alla detenzione domiciliare per motivi di salute. Attualmente, il presunto boss è imputato come mandante, insieme a Salvatore Pititto e Domenico Polito, dell’omicidio di Angelo Corigliano, avvenuto nell’agosto 2013 a Mileto. È assistito dall’avvocato Giovanni Vecchio. Inoltre, Pititto ha incassato una assoluzione nel processo Stammer, a fronte di una richiesta di condanna a 30 anni.

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